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Monte Soro, la cima più alta dei Nebrodi

Dove antiche piante di faggio conferiscono al paesaggio un aspetto suggestivo

16 giugno 2016
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Nel cuore del Parco dei Nebrodi, nel territorio dei comuni di Alcara Li Fusi e Cesarò, è adagiata la Riserva Naturale Orientata di Monte Soro, che con i suoi 1847 metri costituisce in assoluto la cima più elevata dei Nebrodi. Si tratta di una vasta area di circa 4.000 metri, di cui 3.000 sono costituiti da bosco e pricipalmente da meravigliose piante di faggio che conferiscono al paesaggio un aspetto suggestivo e spettacolare. Le pendici di Monte Soro difatti, sono ricoperte da fitte faggete, che a volte lasciano il posto a querceti in cui predomina il cerro.

Istituita il 29 marzo 1985 allo scopo di tutelare e conservare l'ecosistema forestale della faggeta, l'area protetta è sicuramente una delle aree naturali più belle della Sicilia. Dalla vetta del verdissimo Monte si può godere un panorama immenso che si apre a settentrione verso la costa tirrenica e le isole Eolie, ad est verso la Serra del Re che occlude la vista ai Peloritani, a sud-est verso l'imponente sagoma dell'Etna, a sud verso la catena montuosa dei Monti Erei e ad ovest verso quella delle Madonie. La vetta inoltre, è sede di una caserma dei Carabinieri che piantonano il parco delle antenne ripetitrici per la Tv via etere Rai il cui segnale copre, grazie all'altezza in cui sono poste, una vasta area. Purtroppo è anche vero che le antenne impediscono la totale fruizione dell'area dato che sono protette da un recinto a più piani il cui accesso è proibito.

Flora - Un grande interesse naturale riveste la presenza del faggio, specie forestale tipica del centro Europa, che è giunto qui in periodi successivi alle glaciazioni quando in Sicilia c'era un clima decisamente più fresco e umido di quello attuale. Il sottobosco è caratterizzato da alberelli ed arbusti tipici delle zone montane come l'agrifoglio, la laureola, la beretta del prete o fusaria, l'acero palmare, le rose selvatiche, il biancospino, rovi e tante altre ancora. La pianta più rappresentativa dell'ambiente è sicuramente il tasso, un elegante conifera di cui sono presenti in quest'area esemplari di grandi dimensioni. Questo albero è soprannominato anche 'albero della morte' per la presenza, in varie parti della pianta, di sostanze velenose che un tempo venivano usate addirittura per realizzare dardi avvelenati.
Nella zona erbacea della faggeta troviamo la primula comune, la stellina odorosa, il ciclamino napoletano, il cinquefoglia, l'agrimonia delle faggete, la melica comune, il paleo silvestre, l'erna lucciola di Sieber. La riserva ospita inoltre, una rara orchidea di colore giallo-bluastro chiamata nido d'uccello per le sue radici aggrovigliate.

Fauna - La riserva offre al visitatore la possibilità di un inaspettato incontro con il gatto selvatico o la scattante martora. L'area ospita diversi piccoli mammiferi come il riccio, il topo selvatico, il ghiro e il pipistrello del Savi. Numerosa la presenza di uccelli nidificanti come il colombaccio, la tortora, il cuculo, l'allocco, l'upupa, il picchio rosso, lo scricciolo e ancora il pettirosso, il merlo, il codibugnoloe  la cinciallegra. Fra le fronde di questi alberi hanno trovato il loro habitat anche il picchio rosso muratore, il rampichino, i corvidi ghiandaia, gazza, cornacchia grigia, il fringuello, lo zigolo nero e lo zigolo muciatto. [www.parcodeinebrodi.it]

Le tappe del nostro itinerario

TappaMonte Soro

A chi volesse fare un po’ di trekking in questi magnifici luoghi consigliamo di munirsi dell'abbigliamento adatto. Bisogna quindi, utilizzare scarpe da trekking con suola antiscivolo, avere a disposizione calze di ricambio e una buona scorta d’acqua. In inverno poi sono necessari scarponi, giacca antivento e/o piumino, guanti e berretto.
Monte Soro è facilmente raggiungibile imboccando in auto la Strada Statale 289 (San Fratello - Cesarò) e percorrendola fino al valico di Portella Femmina Morta (chilometro 34), sopra il centro abitato di Cesarò. Da qui seguiamo l’indicazione stradale per Monte Soro e dopo circa un chilometro e mezzo giungiamo a Portella Calacudera (a 1.500 metri s.l.m.) dove lasciamo l'auto e iniziamo il nostro percorso a piedi. Qui la strada si biforca: a destra inizia la salita vera e propria, per il Monte Soro (1847 metri s.l.m.). La strada ricalca in parte la vecchia mulattiera che saliva al monte e attraversa la faggeta che diventa sempre più fitta. Il bosco di faggio è soltanto a tratti interrotto da altri esemplari: acero montano, acero campestre, frassino maggiore, biancospino, agrifoglio. Durante il percorso è possibile ammirare un magnifico esemplare di acero montano, uno dei più grandi d'Italia (22 metri di altezza e circa 6 di diametro). Arriviamo sino in vetta ed contemplare lo splendido panorama, lasciando il nostro sguardo vagare per gli spazi immensi e l'animo rasserenarsi ascoltando i rumori della natura.

TappaLago Mulazzo

Tornando indietro sino alla biforcazione che conduce a Portella Calacudera imbocchiamo, questa volta, il sentiero a sinistra. Dopo circa mezz'ora di cammino in discesa, alternando tratti immersi nel bosco a zone più aperte, giungiamo al lago Maullazzo (m. 1400), specchio d'acqua artificiale di circa cinque ettari adagiato alle pendici nord-orientali di Monte Soro e incastonato nella superba faggeta di Sollazzo Verde. Il lago costituisce inoltre un luogo ideale per diverse specie di uccelli sia migratori che stanziali, tra cui l’airone cinerino, il germano reale, il martin pescatore e il merlo acquaiolo. A circa 500 metri dallo specchio d'acqua, si incontra una caratteristica fontana di pietra dove ci si può dissetare con acqua di fonte freschissima o riempire le borracce per proseguire il cammino verso il Biviere di Cesarò (m. 1325), a circa 6 chilometri di distanza. Lungo il tragitto si incontrano faggi secolari e una radura dove cavalli sanfratellani e suini neri dei Nebrodi vivono allo stato brado.

TappaLago Biviere

Proseguendo per altri 4 chilometri si raggiunge in punto panoramico dal quale è possibile ammirare, nelle giornate limpide, le isole Eolie e le rocche del Castro, formazioni rocciose di natura calcarea dove nidificano diversi rapaci. Raggiungiamo finalmente il lago del Biviere, situato al centro di una conca che riceve le acque provenienti dalle pendici del Monte Soro e del Monte Scafi. L'area del lago costituisce un autentico spettacolo naturale circondato com'è da impenetrabili popolamenti di piante idrofile e dominato da maestosi faggi ed aperto a nord verso grandiosi panorami. La presenza di acqua in una zona montana coperta da foreste di faggio rappresenta, inoltre, un punto di riferimento privilegiato per la vita di numerose specie di uccelli acquatici e per la sosta degli uccelli di passo durante le grandi trasvolate migratorie. Da segnalare un fenomeno naturale che si verifica nei mesi estivi, quando le acque del lago si colorano di rosso per la fioritura di una microalga chiamata scientificamente euglena sanguinea.

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