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Tra Capo Gallo e Isola delle Femmine

La Grotta dell'Olio e la Secca della Palidda, autentici paradisi naturali

14 luglio 2016
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Tra i golfi di Palermo e Sferracavallo, si erge un promontorio roccioso che si specchia nel mare azzurro del capoluogo siciliano, frapponendosi a sud a Monte Billiemi e ad est a Monte Pellegrino, e costituendo la cerniera naturale dei monti che delimitano la mitica Conca d'Oro.

Parliamo del promontorio di Capo Gallo, la 'sentinella di ponente' del Golfo di Palermo, che con la sua mole ripara dai caldi venti di scirocco la città, lasciando così, come accessi al mare, le due sole borgate di Sferracavallo a ovest e di Mondello a est.

Veduta di Sferracavallo (PA) - foto di Salvatore Di Venuto
ph. Salvatore Di Venuto

Il promontorio è sovrastato dall'omonimo monte, un massiccio carbonatico, formatosi decine di milioni di anni fa, fra il periodo Mesozoico e l’Eocene medio, caratterizzato da pareti verticali a picco sul mare nel lato nord e ripidi pendii nel lato sud.

Qui, la natura carsica insieme all'azione meccanica delle onde del mare hanno dato luogo a numerose manifestazioni erosive superficiali e a parecchie cavità o grotte affascinanti (come ad esempio la splendida Grotta dell'Olio, la Grotta Bianca, la Grotta Scura, la Grotta dei Caprai, la Grotta delle Vitelle, la Grotta Impisu, la Grotta Caramula e la Grotta Regina che risulta particolarmente interessante per la presenza di iscrizioni risalenti al VI sec. a.C. e al II sec. d.C.).

Paesaggio della Riserva di Capo Gallo (PA)

La Regione siciliana ha istituito in questi luoghi una riserva naturale che copre un'area di quasi 586 ettari, affidata alla gestione dall'Azienda Foreste Demaniali della Regione Siciliana.

Isola delle Femmine (PA)

Al suo interno coesistono micromondi naturali dal fascino unico e hanno trovato il loro habitat diverse specie endemiche rare come il Limonio di Palermo (Limonium panormitanum) specie esclusiva di Capo Gallo e Monte Pellegrino, tanto che l'area è stata inserita nella lista dei Sic (Siti d'importanza comunitaria). Anche il tratto di mare che unisce Capo Gallo con la vicina Isola delle Femmine, è stato recentemente dichiarato riserva marina e affidato alla gestione della LIPU.

La Grotta dell'Olio

La Grotta dell'Olio

E' una piccola ma affascinante cavità fomatasi per l'erosione del calcare dovuta all'azione meccanica delle onde del mare. Immergersi in queste acque non presenta particolari difficoltà, ma bisogna comunque rivolgersi a centri autorizzati, trovandosi nella Zona B della Riserva naturale.

Iniziamo ad immergerci a poche decine di metri a sinistra dell’ingresso della grotta, dove a circa 12 metri di profondità, su un fondale sabbioso, si erge un maestoso arco di roccia calcarea, probabilmente residuo della volta di un antica caverna crollata.

Qui le pareti verticali e gli anfratti creano uno spettacolare gioco di luci e ospitano una serie di organismi che prediligono la penombra come l’alga rossa e l’alga verde. Man mano che la luce si attenua scompaiono i vegetali e prevalgono gli organismi animali tra cui colonie di astroides rosse, mentre ampie macchie arancioni costituite da spugne incorniciano le pareti in ombra.

Grotta dell'Olio, Area Marina Protetta Capo Gallo - ph Alberto Romeo
Foto di Alberto Romeo albertoromeo@neomedia.it http://www.romeofotosub.it - Opera propria, CC BY 3.0

Ci muoviamo verso l'ingresso della grotta nuotando su un fondale sabbioso bianco. Le pareti esterne sono caratterizzate dalla presenza di delicati rametti piumosi di alghe mentre inoltrandosi all’interno la componente vegetale scompare e le pareti sono in parte colonizzate da organismi aracioni come la madrepora Astroides e le spugne.

Emergendo all'interno della grotta, avvolti da un silenzio interrotto solo dal rumore delle onde, ammiriamo la maestosa volta a cupola, alta circa 110 metri e dal diametro di circa 20. In alto una fessura sulla roccia lascia passare i raggi solari che illuminano l'acqua azzurra.

La grotta si ramifica in una serie di cunicoli che portano a camere d'aria dove è possibile riemergere ma meglio lasciare l'esplorazione di questi a sub esperti. Immergendoci di nuovo usciamo dalla grotta e qui, tra i 10 e i 15 metri di profondità, ammiriamo un dedalo di anfratti, archi ampi e profondi cunicoli.

L'isola delle Femmine, vista da nord - ph Gigi Agostino
Foto di gigi agostino from Palermo, Italia - terra mia, L'isola delle Femmine, CC BY 2.0

Procedendo verso nord si incontra da un lato un tetto di roccia assai pronunciato e dall’altro un’apertura che introduce in un ampio tunnel sommerso profondo una quindicina di metri che lascia intravedere due altri ingressi dalla parte opposta. Qui si possono ammirare stelle di mare e piccole aragoste, cicale di mare, re di triglia.

Torniamo indietro e prima di riemergere, a destra della grotta, esploriamo con le torce l’interno di un reticolato di anfratti molto suggestivo dove vivono indisturbate spugne, stelle di mare, vacchette di mare di forma tondeggiante, ben visibili per le loro macchie scure sul dorso.

La secca Palidda

Isola delle Femmine - Foto di Salvatore Di Venuto
ph. Salvatore Di Venuto

E' una conformazione rocciosa localizzata nella Zona A della riserva, ad est dell'isolotto di Isola delle Femmine, che si erge da un fondale di circa 30 metri di profondità sino a raggiungere i -17 metri.

Il livello di difficoltà dell'immersione è medio ma per immergersi bisogna comunque possedere un brevetto di primo livello 'Advanced OWD' poiché la zona può essere percorsa da forti correnti. Il 'cappello' della secca è molto frastagliato con vegetazione di scarso interesse ma non appena si comincia a scendere compaiono le prime gorgonie gialle e, nelle parti più riparate di roccia, belle colonie di parazoanthus.

Donzella Pavonina

A 25 metri troviamo la prima vera terrazza, poi le rocce degradano sino al fondo sabbioso a -48 m. Noi ci immergiamo nel lato nord percorrendo l'orlo più alto in senso orario in modo da incontrare begli esemplari di saraghi fasciati e di corvine.

I sub più esperti possono scendere sino a 40 metri per ammirare numerosi cocci d'anfora, dove un tempo le navi romane trasportavano il garum, una salsa di pesce di cui i nostri antenati eran ghiotti.

A questa profondità si possono ammirare anche due ancore della vecchia tonnara donata dal re di Sicilia Guglielmo II alla chiesa di Monreale (1176), mute testimoni di un tempo in cui la pesca del tonno era un settore trainante dell'economia dell'isola.

- Riserva Naturale Orientata Capo Gallo

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