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''Care italiane, cari italiani…''

Riportiamo il testo integrale del ''Messaggio di fine anno'', letto dal Presidente Ciampi alla vigilia del 2004

02 gennaio 2004
Di seguito il testo integrale del "Messaggio di fine anno agli italiani", del Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi.

Care italiane, cari italiani,
la notte di Capodanno è per tutti noi momento di speranze, di proponimenti, di riflessione.
Ho ancora nel cuore gli sguardi, le parole, la dignità, la compostezza dei familiari dei nostri caduti a Nassiriya. A loro va il mio primo pensiero. In loro ho visto l'immagine della famiglia, fondamento della società italiana, e l'espressione più alta dell'amor di Patria.
Tutta l'Italia si è unita nell'omaggio ai nostri compatrioti che hanno dato la vita per favorire la rinascita di un altro popolo. Tutti ci riconosciamo nello spirito di sacrificio con cui tanti ragazzi e ragazze, arruolati nelle Forze Armate della Repubblica, svolgono i compiti loro affidati dalla Nazione in varie parti del mondo; anche per contrastare l'oscuro disegno di destabilizzazione mondiale che i terroristi perseguono con lucida e organizzata follia.
Siamo orgogliosi di loro per lo slancio che li anima, insieme ai civili volontari che li affiancano con coraggio; e mi riferisco in particolare alle donne e agli uomini della Croce Rossa Italiana. Abbiamo fiducia in loro. Come l'abbiamo nelle Forze dell'Ordine, che presidiano con impegno e dedizione l'ordinato svolgimento della nostra vita quotidiana.
Lo dimostrano i recenti positivi risultati investigativi nella lotta al terrorismo interno, purtroppo ancora pericoloso.
I pensieri che ho stasera nell'animo nascono come risposta ai tanti messaggi che mi giungono da voi, negli incontri o per iscritto. Nell'insieme, essi esprimono un forte e crescente senso di comunità. Grazie per la forza che mi trasmettete.
E' realtà diffusa in tutta Italia il risveglio dell'amor di Patria. Ed è per me naturale dare voce a questo sentimento.
Il senso di identità nazionale, il nostro patriottismo, si sono arricchiti di stimoli nuovi, che vengono dai progressi compiuti sulla via dell'unificazione dell'Europa. Progressi importanti. Non lasciamoci ingannare dal mancato successo di una Conferenza: è già accaduto in passato. Abbiamo superato molti ostacoli, e anche questa volta li supereremo. Per superarli occorrono slancio ideale e volontà politica.

Noi abbiamo un sogno. E' nato nel nostro animo negli anni dell'ultima, feroce guerra civile europea, ed è oggi più vivo che mai. Passo dopo passo, quel sogno si sta realizzando.
Portare a compimento il processo che darà una Costituzione a questa grande Unione Europea non sarà facile. E' di guida il progetto che la Convenzione Europea ha elaborato e il Consiglio Europeo ha nella sostanza approvato.
Unione Europea, significa pace in Europa. Questo gli Italiani lo sanno, lo sentono.
Insieme con le istituzioni, e ancor più in fretta, cresce il sentimento di identificazione con l'Europa nell'animo dei nostri giovani: che viaggiano, e sono ormai moltitudini, da un Paese all'altro; che studiano qui o in altri Paesi europei continuando a sentirsi ovunque a casa loro. Diventando più Europei non si sentono sicuramente meno Italiani. Un'identità più complessa è anche un'identità più ricca e più forte.
Con questo spirito affrontiamo i pericoli di una fase storica tragicamente aperta, il primo anno del nuovo secolo, dalla strage delle Torri Gemelle. Che fare?
L'uomo di religione reagisce pregando e predicando la pace. E Sua Santità Giovanni Paolo II lo sta facendo con una lucida visione e una perseveranza davvero straordinarie. A Lui invio il mio pensiero grato e augurale.
L'uomo di governo deve reagire mirando a realizzare una più forte coesione fra tutti coloro che sanno come si costruisce la pace; rafforzando le istituzioni che abbiamo creato in applicazione coerente dei nostri valori: la nostra Repubblica, l'Unione Europea, le Nazioni Unite.
Istituzioni garanti, con gli strumenti che popoli loro affidano, della convivenza civile, del progresso e della dignità di tutti. Il rispetto del diritto internazionale è presidio della pace nel mondo.
Questa è la via da seguire, tendendo la mano a tutte le civiltà, a tutti i popoli, per sradicare il terrorismo, per prevenire tragici scontri etnici o insensati conflitti religiosi, che stravolgono e rinnegano i principi più sacri.
Ci aiutino gli esponenti religiosi, di tutte le religioni, ad approfondire sempre più il valore della pace, educando ad essa i credenti. Questo l'Italia chiede a tutti i suoi cittadini, come a tutti gli stranieri che vivono in mezzo a noi e condividono i nostri diritti e i nostri doveri.
La coesione più stretta e fattiva all'interno delle istituzioni, nazionali e internazionali, in tutti campi del loro operare, dà serenità e sicurezza ai cittadini, e nuovo vigore alle istituzioni stesse. Si creano le condizioni per affrontare le difficoltà.
Le preoccupazioni certo non mancano, anche guardando all'Italia, al modello di società basato sulla libertà, sulla democrazia, sulla solidarietà, sulla diffusione del benessere, sullo spirito dell'intrapresa, che abbiamo costruito partendo dagli anni difficili del dopoguerra.
Avevamo allora ben più gravi problemi. Ma avevamo riconquistato la libertà, per tutti gli Italiani; questo ci dava entusiasmo e fiducia. Con lo stesso spirito dobbiamo affrontare i problemi del tempo presente.

Oggi, per il bene delle nuove generazioni, la nostra priorità è la formazione e lo sviluppo della persona. L'istituto fondamentale per realizzare questo obiettivo è la scuola. Poniamoci, a tal fine, degli obiettivi ben definiti: ad esempio, quello di dimezzare, entro un tempo determinato, il tasso di abbandono degli studi. Eleveremo così il numero dei giovani con un livello d'istruzione superiore.
E non dimentichiamo che la scuola è, per tutti, educazione al rispetto dei diritti umani; per gli immigrati, in particolare per la seconda generazione, è anche lo strumento principale di integrazione.
Vengo ai problemi economici. So bene che quest'anno molte famiglie hanno avuto difficoltà con il loro bilancio, hanno fatto fatica. Il troppo lungo ristagno dell'economia, in Italia e in Europa, ha colpito soprattutto i più deboli.
Andiamo incontro al nuovo anno incoraggiati dai primi segni di ripresa economica. Questi segni dobbiamo ora saperli sostenere con l'azione di tutti: imprenditori, lavoratori, istituzioni di governo centrali e locali.
Non giovano alla ripresa economica taluni aspri contrasti. Indeboliscono la fiducia, di noi in noi stessi, degli altri in noi.
Insieme, si affrontano meglio anche le crisi di alcune grosse imprese, i cui effetti negativi vanno al di là delle pur gravi conseguenze aziendali. Esse incidono sul prestigio, sulla credibilità dell'intero sistema economico e finanziario. Minano il rapporto di fiducia dei risparmiatori con imprese e intermediari. L'accertamento dei fatti e delle responsabilità è la premessa per ben definire correttivi opportuni.

La fiducia è tutto, è la forza che ci muove, che ci permette di costruire il futuro. Oggi non cresciamo, in Italia e in Europa, soprattutto perché manca la fiducia. E non mancano, invece, le ragioni di nutrire fiducia. Nel corso dei miei viaggi nella provincia italiana constato quanto sia diffusa, in ogni parte d'Italia, una consuetudine di collaborazione tra istituzioni, anche se governate da forze politiche di diverso colore; e incontro significativi esempi di iniziative economiche, di singoli come di intere categorie, che dimostrano di saper "fare sistema".
E' questa una realtà positiva, che esprime la volontà di concordia dei cittadini. Di questa volontà le istituzioni debbono tener conto.
In anni in cui eravamo divisi da alti muri ideologici, che oggi sono caduti, riuscimmo a costruire le istituzioni della Repubblica, a darci una Costituzione, patrimonio di tutti. Così è sentita dai cittadini.
Mi incoraggia il fatto che sia in corso in Parlamento un dibattito aperto sui temi costituzionali. Per mutamenti strutturali, che modifichino istituzioni fondamentali della Repubblica, quale il Parlamento, serve uno spirito costituente, un largo incontro di volontà politiche. Le istituzioni fondamentali non possono certo essere cambiate ad ogni mutare di maggioranza.
Il mio pensiero e il mio augurio conclusivo vanno anzitutto agli anziani. Molti di loro sono soli, chiedono affetto, compagnia, assistenza. Talvolta manca l'appoggio di una famiglia. Occorre allora che altri si facciano avanti per riempire il vuoto; ciò accade, per fortuna sempre più spesso, grazie alla generosa azione di volontari di ogni ceto ed età.
Ai giovani voglio ricordare l'importanza di guardare al volontariato, e al servizio civile, come a una scelta di crescita personale, non soltanto come a un'occasione per fare del bene. Aiutando gli altri, aiutiamo noi stessi. Ci arricchiamo di ideali, di esperienze che ci serviranno per tutta la vita.
Abbiamo una gioventù capace di entusiasmi. Non priva di preoccupazioni e di incertezze, ma ricca di interessi, di speranze e di slanci quando guarda al proprio futuro, alle scelte da compiere, negli studi, nel lavoro. Non è una gioventù indifferente. E' una gioventù impegnata, desiderosa di dar prova delle conoscenze, delle qualità, dei valori che ha acquisito nella scuola, in seno alla famiglia, nella società.

A voi giovani ancora un pensiero. So quanto amate l'Ambiente, quanto vi adoperate per salvaguardarlo. Cercate di vivere in armonia con i ritmi della Natura. Fa bene. Ci si sente più forti, si può dare il meglio di noi stessi. Provate qualche volta - già molti di voi lo fanno - ad alzarvi all'alba, a vivere il miracolo quotidiano del risveglio della Natura.
Italiane, Italiani, lo scorrere delle ore verso la mezzanotte invita a stare in buona compagnia con familiari ed amici. Arrivederci a presto, nel nuovo anno. Penso anche agli Italiani che vivono lontano dalla Patria, che fanno onore all'Italia nel mondo, che noi sentiamo vicini. Che il 2004 possa essere sereno per tutti voi.
Insieme con mia moglie, questo è l'augurio che vi rivolgiamo, con tutto il cuore.
Felice anno nuovo.

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02 gennaio 2004
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