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''Embargo economico totale contro la Svizzera''

La Libia chiude tutte le porte alla Svizzera e la crisi tra i due paesi si inasprisce

04 marzo 2010

Il governo libico ha annunciato l'embargo economico "totale" nei confronti della Svizzera. Lo ha detto all'agenzia di stampa France Press il portavoce del governo di Tripoli, Mohammed Baayou. "La Libia ha deciso di imporre un embargo totale su tutti gli scambi economici e commerciali con la Svizzera", ha dichiarato Baayou. Tripoli ha fatto sapere che intende "adottare altre alternative per quanto concerne i medicinali e le attrezzature mediche e industriali" svizzere importate dalla nazione africana.

Anche se il ministro degli Esteri libico Mousa Koussa aveva poco prima definito "vicina" una soluzione della crisi con Berna, alla fine il suo governo ha deciso di imporre l'embargo.
I rapporti tra i due paesi sono estremamente tesi da quando la Confederazione Elvetica ha deciso di inserire nella lista nera di Schengen i nomi di 188 alti dirigenti libici, tra cui anche quello del colonnello Gheddafi. Questa mossa ha inasprito la crisi con Tripoli scoppiata nell'estate del 2008, quando il figlio di Gheddafi, Hannibal, fu arrestato a Ginevra con l'accusa di aver maltrattato i suoi domestici.

Dal Dipartimento federale degli affari esteri elvetico arriva solo un secco ''no comment'' alla notizia ripresa da al-Jazeera, come riporta l'agenzia di stampa elvetica 'Ats', ricordando che "non è la prima volta che Tripoli annuncia ritorsioni economiche che, in passato avevano riguardato i beni libici nelle banche svizzere e le esportazioni di petrolio". Provvedimenti, sottolinea Ats, su cui poi Tripoli "aveva fatto marcia indietro". "Complessivamente le relazioni commerciali tra i due Paesi sono comunque notevolmente diminuite l'anno scorso: stando all'Amministrazione federale delle dogane, le esportazioni svizzere erano pari a 156 milioni di franchi, mentre le importazioni ammontavano a 718 milioni. Somme invero limitate rispetto alla bilancia commerciale complessiva della Svizzera di 180 miliardi per le esportazioni e di 160 miliardi per le importazioni", scrive l'Ats.

Il ministro degli esteri libico Koussa ha tenuto un discorso fiume a margine della riunione del Congresso generale del Popolo, convenuto a Sirte in occasione dei festeggiamenti per il 33esimo anniversario della nascita della Grande Jamahiriya, in cui ha definito il comportamento della Svizzera ''deprecabile'' e ringraziato Italia, a Malta e gli altri Paesi che ''hanno appoggiato la posizione della Libia'', respingendo quello che considera ''l'insulto razziale della Svizzera'' durante la crisi dei visti. Il ministro ha definito un affronto per tutto il mondo arabo la decisione della Confederazione di vietare l'ingresso nello Spazio di Schengen a 188 personalità libiche. Quale misura di ritorsione, Tripoli aveva preso un provvedimento analogo per i cittadini dello spazio Schengen. Koussa aveva anticipato che una "soluzione della crisi con la Svizzera è vicina, anche se questo Paese ha la grande responsabilità di non aver dato attuazione fino a ora a quanto concordato per risolverla". Il colonnello, ha ricordato Koussa, si è limitato a chiedere un "arbitrato internazionale", ovvero la scelta da parte della Libia e della Svizzera di "una persona giuridica per indagare su quello che è successo e sulla fuga di documenti in possesso della polizia", ovvero delle foto segnaletiche di Hannibal Gheddafi.
La soluzione della crisi sarebbe quindi strettamente collegata all'andamento dell'inchiesta sulla pubblicazione delle foto segnaletiche di Hannibal Gheddafi sul quotidiano "Tribune de Genève". Tale indagine è prioritaria, ma difficile a causa dei vincoli legali, ha affermato in un'intervista al quotidiano romando ''Le Temps'', il procuratore generale di Ginevra, Daniel Zappelli. Le ricerche ruotano attorno alla persona che ha avuto accesso alle schede informatiche della polizia, ha spiegato Zappelli. Ma per identificare la persona che ha violato il segreto d'ufficio, "è necessario un lavoro di inchiesta enorme". L'inchiesta è peraltro ostacolata dalla legge in vigore, ha osservato il procuratore generale di Ginevra, citando in particolare le limitazioni riguardanti le intercettazioni telefoniche retroattive.

Ricordiamo che la settimana scorsa il leader libico aveva fatto appello alla jihad (guerra santa) nei confronti della Svizzera per il referendum contro la costruzione di nuovi minareti approvato dalla popolazione elvetica a novembre (LEGGI).

[Informazioni tratte da Repubblica.it, Adnkronos/Ats]

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04 marzo 2010
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