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''Il Mobbing nel pubblico impiego'', a Palermo il convegno nazionale organizzato dalla Cisl

Come il sindacato deve tutelare i lavoratori dal fenomeno del Mobbing

15 aprile 2004
"Il Mobbing nel pubblico impiego" è il tema del convegno che la Cisl Fps, la categoria cislina dei pubblici impiegati, dedica oggi, al Jolly Hotel di Palermo, al fenomeno delle vessazioni nei luoghi di lavoro.
"Vere e proprie persecuzioni a volte - denunciano Paolo Mezzio e Mimmo Milazzo, segretari della Cisl e della Fps siciliane – che nel caso delle pubbliche amministrazioni colpiscono soprattutto lavoratori d’età compresa tra i 45 e i 50 anni".

I due segretari svolgeranno rispettivamente le relazioni di apertura e di chiusura dell’assise. Vi parteciperanno Gigi Caracausi, segretario della Fps di Palermo, Roberto De Santis, segretario generale nazionale dell’Apq Cisl (il sindacato dei quadri), Anna Maria Parente, coordinatrice nazionale delle donne Cisl. E ancora Margherita Repetto, della segreteria nazionale della Cisl Fps; Mimma Calabrò, responsabile del coordinamento donne della Cisl Sicilia; Giovanna Valenti, coordinatrice delle pubbliche impiegate Cisl dell’Isola e Alessandra Pomara, sua omologa a Palermo. Interverranno anche due tecnici: Enrico Traina, legale dello sportello mobbing della Cisl di Palermo, che parlerà degli aspetti giuridici e della tutela dalle discriminazioni, e Maria Amato, psicologa nello stesso sportello, che si soffermerà sulle problematiche di sua competenza.

Con il passare del tempo la crescente estensione del fenomeno "Mobbing" e la molteplicità dei danni che produce sulla qualità della vita dei lavoratori, dentro e fuori l’azienda, si pone come un dato ineludibile, certo e sempre più preoccupante per il mondo del lavoro.
I lavoratori mobbizzati, solitamente sono di media ed elevata professionalità, spesso dirigenti, impiegati da molti anni nella stessa azienda, con risultati eccellenti che, ad un tratto, diventano "scomodi" per cui si scatena una vera e propria persecuzione sistematica per costringerli alle dimissioni.

Per risolvere il problema sono state esaminate le attuali normative esistenti a livello europeo, la recente giurisprudenza scaturita dalle specifiche cause di lavoro, gli, ancora numericamente limitati, accordi contrattuali per stabilire regole preventive e metodologie repressive del fenomeno mobbing.

Estremamente preoccupante le dimensioni che il fenomeno sta assumendo in Italia. Si parla di oltre un milione di lavoratori vessati da capi e da colleghi sui posti di lavoro, sia nel settore privato che nel settore pubblico, che si riducono in condizioni psico-fisiche irreversibilmente debilitate.
Diversi sono i percorsi fattibili affinché il Sindacato possa tutelare, prima sul versante della prevenzione poi su quello della solidale assistenza, adeguatamente i lavoratori.
Occorre inserire l’aspetto del mobbing nei processi di prevenzione connessi all’applicazione della legge 626/94, sul versante del piano di valutazione dei rischi ambientali, sollecitando i rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza a vigilare sulla piena applicazione delle regole scritte. In secondo luogo occorre sfruttare l’aspetto contrattuale inserendo negli imminenti rinnovi contrattuali per i lavoratori del settore pubblico una normativa speciale mirata alla prevenzione ed alla repressione sanzionatoria delle pratiche di mobbing.

Non soltanto il Sindacato deve potenziare la tutela collettiva dei lavoratori ma deve anche convincere le persone a non subire angherie, soprusi o peggio. Il lavoratore che si trovasse in tali situazione deve potersi rivolgere con fiducia ai rappresentanti sindacali per avere una tutela individuale.
La Cisl si è impegnata a cercare mezzi, metodologie ed operatori adeguati per contrastare duramente questa ignobile negazione di uno dei diritti più sacri per una persona, vale a dire mantenere il suo benessere psicofisico sul posto di lavoro.

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15 aprile 2004
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