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''Scuola, ultima della lista''

Nel mondo sono circa 72 milioni i minori che non hanno accesso all'istruzione di base

12 giugno 2008

Per un anno di scuola elementare di un bambino, un paese industrializzato, Italia compresa, spende 500 volte di più rispetto a quanto si spende per l'istruzione di un bambino in un paese afflitto o reduce da guerre.
Il Lussemburgo per esempio sborsa 12.000 dollari per garantire un anno di istruzione a ogni bambino lussemburghese. La Svezia quasi 10.000. L'Italia 6.796. Per contro ammonta a 17 dollari annui la spesa pro-capite per istruzione primaria in Burundi: il costo di uno zainetto e di qualche quaderno, o di un tamagotchi, per i nostri bambini.

Se permarranno queste disparità e i governi avanzati non faranno ulteriori sforzi, incrementando sensibilmente gli aiuti in educazione verso i paesi che ne hanno maggior bisogno - cioè nazioni in conflitto o reduci da guerre -, 37 milioni di bambini rimarranno esclusi dall'istruzione.
L'Italia, in particolare, è tra i paesi meno generosi e si colloca al terzultimo posto nella graduatoria degli aiuti governativi all'educazione primaria, dopo ci sono soltanto Grecia e Austria.
E' quanto emerge dal Rapporto 2008 'Scuola, ultima della lista', diffuso l'altro ieri da Save the Children nell'ambito della Campagna internazionale 'Riscriviamo il Futuro' che ha per obiettivo assicurare educazione di qualità a 8 milioni di minori in 20 nazioni in guerra o post conflitto. "L'istruzione è uno degli investimenti principali che un paese può fare perchè la possibilità per un bambino di andare a scuola e ricevere un'educazione di buon livello, oltre ad essere un diritto fondamentale, è la garanzia di un futuro migliore", ha commenta Valerio Neri, Direttore Generale di Save the Children Italia.

"Se vogliamo che, entro il 2015, si persegua l'obiettivo del millennio dell'istruzione primaria universale per tutti i bambini - ha spiegato Neri - le Nazioni più ricche, compresa l'Italia, debbono aumentare sensibilmente i finanziamenti per l'educazione, destinandone una quota rilevante alle nazioni in conflitto".
Nel 2006, i Paesi donatori hanno assunto impegni in aiuti all'educazione primaria per quasi 5 miliardi di dollari, per poi erogarne circa 2,700. Uno stanziamento, si legge ancora nel Rapporto di Save the Children, ben al di sotto dei 9 miliardi di dollari, la cifra stimata come necessaria, ogni anno, per raggiungere l'obiettivo dell'educazione per tutti i bambini entro il 2015.
Di tale cifra, in vista dell'obiettivo dell'istruzione primaria universale, almeno la metà - pari a 5,2 miliardi di dollari e cioè a 44,62 dollari per ogni bambino - dovrebbe essere indirizzata ai Paesi in conflitto. Nella realtà, invece, documenta il Rapporto, sul totale degli stanziamenti per l'educazione, meno di un quarto, pari al 23%, è andato alle Nazioni e ai bambini vittime di conflitti.

Quanto all'Italia, come già detto all'inizio, il nostro Paese risulta al terzultimo posto della lista dei Paesi donatori di aiuti all'istruzione primaria. Il rapporto 'Scuola, ultima della lista' analizza, poi, altri flussi di aiuto verso i Paesi in conflitto sottolineando come, all'interno di questi, l'educazione resti una "non priorità" per i donatori istituzionali. In questa prospettiva, secondo Valerio Neri, "il 2008 si profila come l'anno chiave, in cui tutte le promesse e gli impegni debbono tradursi in realtà: i governi donatori dovranno destinare adeguati finanziamenti a sostegno dell'istruzione primaria universale e il 50% di questi fondi dovrà andare ai bambini nei paesi in guerra".
In particolare, Save the Children raccomanda al governo italiano di "incrementare l'aiuto pubblico allo sviluppo fino allo 0,7% del Pil entro il 2015, incrementare significativamente gli aiuti all'educazione primaria al fine di raggiungere la quota equa necessaria a raggiungere l'obiettivo dell'istruzione primaria universale, includere l'istruzione negli interventi umanitari di emergenza".

[Informazioni tratte da Adnkronos.com e Aise.it]

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12 giugno 2008
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