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21 GRAMMI - IL PESO DELL'ANIMA

Un film sulla redenzione, sul sacrificio, sulla speranza

16 gennaio 2004




Noi vi consigliamo di vedere...
21 GRAMMI - IL PESO DELL'ANIMA
di Alejandro Gonzáles Iñárritu

Si dice che quando una persona muore il suo peso corporeo diminuisce di 21 grammi, il peso dell'anima. Paul (Sean Penn) è in un letto di ospedale, in fin di vita, in attesa di un trapianto di cuore. Christine (Naomi Watts) è una ex tossica che ha trovato nella famiglia, due bellissime bambine e un marito devoto, la sua redenzione. Jack (Benicio Del Toro) è un ex galeotto con moglie e figli a carico. La sera del suo compleanno, Jack investe e uccide le figlie e il marito di Christine. E' la fine di un precario equilibrio, la violenza della vita torna in scena. Il cuore del marito di Christine andrà a Paul che, una volta affrontato il trapianto, si metterà alla ricerca di lei per capire che cosa si porta davvero dentro, che cosa ha amato e vissuto quel suo cuore nuovo. Christine intanto è ripiombata nel tunnel della droga....
Dall'acclamato regista di Amores Perros Alejandro Gonzáles Iñárritu un film sulla redenzione, sul sacrificio, sulla speranza. Accompagnato dalle sole note di organo e chitarra, costruito per una buona metà con una sfilza di flashback e intrecci narrativi da togliere il fiato. E con uno splendido cast.

Distribuzione Bim
Durata 120'
Regia Alejandro Gonzales Inarritu
Con Sean Penn, Benicio Del Toro, Naomi Watts
Genere Drammatico

La critica
"Lascia frastornati '21 grammi', secondo film del regista di 'Amores perros', il messicano Alejandro González Iñárritu. Il quale adegua la regia ai virtuosismi del super-cast (Sean Penn, Benicio Del Toro e Naomi Watts, la biondina di 'Mulholland Drive') portando un plot già incandescente verso livelli intollerabili di retorica e manipolazione. (...) perché nessuno possa accorgersi che ha pescato la trama in 3 o 4 romanzi Harmony, il regista mescola le carte saltellando avanti e indietro nel tempo fino a esasperare definitivamente lo spettatore già inorridito da urla continue, foto livida, panoramiche convulse, trucco veristico, gigionerie da Actor's Studio. E il bello è che questo grandguignol è stato accolto con gran rispetto e pochi fischi dalla platea di addetti ai lavori, intimidita e ricattata da tanto dolore (fasullo). Mah".
(Fabio Ferzetti, 'Il Messaggero', 6 settembre 2003)

"I personaggi del film rischiano di esigere spazi troppo vistosi all'interno di una storia che trabocca di eccessi e di coincidenza insistite. (...) Effetti forti, sentimenti gridati, uno stile di equilibrio (stentato) fra realismo duro e visionarietà. Una delusione inattesa".
(Gian Luigi Rondi, 'Il Tempo', 6 settembre 2003)

"Fino dal titolo, riferito al peso che ciascuno perde nell'istante in cui tira le cuoia, il melodramma hollywoodiano del messicano Inarritu ti lavora muscolo cardiaco e ghiandole lacrimali senza pietà, né scrupoli per la propria flagranza ricattatoria. Detto questo, è giusto riconoscere l'efficacia della narrazione a mosaico, che mescola i diversi piani temporali (come nel film che rivelò il regista, 'Amores perros') e ripete gli stessi avvertimenti spostandone leggermente l'ottica, nonché le più che onorevoli interpretazioni di tutto il cast all-star".
(Roberto Nepoti, 'la Repubblica', 6 settembre 2003)

Presentato in concorso alla 60ma Mostra del Cinema di Venezia (2003), Sean Penn ha vinto la Coppa Volpi come miglior attore.

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16 gennaio 2004
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