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A Castello Ursino di Catania è in corso la mostra ''Dei ed eroi del barocco veneziano''

Un'occasione per ammirare alcuni dipinti provenienti dalla Fondazione Querini Stampalia di Venezia

09 aprile 2004


Dei ed eroi del barocco veneziano
.
Dal Padovanino a Luca Giordano e Sebastiano Ricci
Catania, Museo Civico Castello Ursino, Piazza Federico II di Svevia
3 aprile - 6 giugno 2004

Orario ingresso: dalle 9 alle 19. Il sabato e la domanica dalle 10 alle 22. Chiuso il lunedì
Ingresso: intero 4 €, ridotto 2 €

Nelle sale appena restaurate del federiciano Castello Ursino di Catania è in corso, fino al 6 giugno, una mostra che ripercorre la decadenza della Serenissima, tra la fine del Cinquecento e l'inizio del Settecento. Oltre un secolo di storia, che vede Venezia ancora sfolgorante d'arte e di cultura, ma con la sua supremazia marittima e commerciale che si va sgretolando e vicina alla fine dell'indipendenza.
"Dei ed Eroi del Barocco Veneziano", fa vedere il mondo della grande Repubblica all’inizio del suo declino e che per esorcizzarla si rifugia nel mito del Padovanino, di Pietro Liberi, Francesco Maffei, Giulio Carpioni, ma anche Luca Giordano e Sebastiano Ricci.

In questo periodo in pittura si impone l'allegoria, la favola antica. Attraverso il repertorio della mitologia classica si esprimono significati etici e filosofici: è l'esaltazione di Venezia come Repubblica ideale. A questo programma culturale corrisponde un rinnovamento stilistico della pittura veneziana, arenata in una fase di stanchezza creativa. Gli artisti della prima metà del Seicento recuperano la tradizione di colore e di atmosfera del primo Cinquecento: quasi un ritorno di fiamma della Rinascenza, mentre la Repubblica si avvia al tramonto. E' il momento di Varotari, detto il Padovanino, di Carpioni, Frangipane, Ruschi, Cervelli, Forabosco, Liberi e Maffei. La critica individua due linee tematiche: soggetti di puro divertimento, trattati con raffinata sensualità, e una "pittura di storia", capace di unire al piacere dello sguardo quello del sapere.
Dopo il Sessanta segna la svolta l'arrivo del napoletano Luca Giordano. In laguna porta un naturalismo a tinte fosche, ispirato al Ribera, più in sintonia con quegli anni difficili.
A chiudere il secolo è Sebastiano Ricci, che raccoglie le suggestioni del barocco emiliano e romano e le innesta sull'eredità del Veronese, assecondando il cambiamento del gusto in chiave rococò. Ma nelle tre tele in mostra a Castello Ursino, l'artista bellunese risente ancora delle cupe atmosfere chiaroscurali di Luca Giordano.
Ricci raffigura l'Alba, il Meriggio e la Sera: una trilogia del tempo che, da un soffitto di Palazzo Querini Stampalia, tracciava l'arco inesorabile del crepuscolo di Venezia.

Proprio nella stagione del Barocco forti sono gli influssi della cultura figurativa meridionale sullo sviluppo della pittura veneziana.
La collaborazione fra il Comune di Catania e la Fondazione Querini Stampalia di Venezia, da cui provengono le opere esposte, è coerente con quell'antico legame e trova un precedente nel 1998, con l'allestimento, nella medesima sede, di una prima mostra, "Scene di vita veneziana", con opere di Pietro Longhi e Gabriel Bella.
Questa nuova iniziativa è in linea con il disegno complessivo dell'Amministrazione di Catania e della Regione Sicilia di consolidare il ruolo di Castello Ursino come presidio e ribalta dei nostri beni culturali meno noti, attraverso un'ampia manovra di recupero e riproposizione. Nello stesso tempo la Fondazione Querini Stampalia ricava dall'esposizione dei suoi tesori risorse per proseguirne il restauro.
Così l'esperienza di Catania e Venezia diventa modello di conservazione e valorizzazione dei beni culturali.

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09 aprile 2004
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