A Natale 7 milioni di alberi di Natale nel rispetto della tradizione dell’ambiente
Gli italiani spenderanno circa 130 milioni di euro per i doni natalizi
La tradizione di ornare un albero sempreverde in occasione del Natale è originaria della Germania del VII secolo, dove gli abitanti erano soliti addobbare le querce con pietre colorate che, col passare del tempo, vennero sostituite con ghirlande di fiori, nastri e frutti colorati. Questa usanza venne sempre più collegata alla festività del Natale al punto che si finì per sostituire le querce con gli abeti in quanto, la loro forma triangolare poteva simboleggiare la Santissima Trinità. Questa pratica già comunissima alla fine dell'Ottocento in Nord Europa e negli Stati Uniti si è diffusa rapidamente in Italia a partire dagli anni cinquanta. Ma oggi, rispetto ad allora, c’è più consapevolezza e rispetto dell’ambiente, anche nel nostro Paese.
Gli abeti utilizzati come ornamento natalizio, rileva infatti la Coldiretti, derivano per circa il 90 per cento da coltivazioni vivaistiche che occupano stagionalmente oltre mille aziende agricole specializzate, mentre il restante 10 per cento (cimali o punte di abete) dalla normale pratica forestale che prevede interventi colturali di "sfolli", diradamenti o potature indispensabili per lo sviluppo e la sopravvivenza del bosco.
In Italia la coltivazione dell'albero di Natale è concentrata prevalentemente in Toscana (province di Arezzo e Pistoia) ed in Veneto. In particolare si stimano in Toscana circa 600 ettari destinati a questa coltivazione soprattutto nelle zone montane e collinari dove si utilizzano terreni marginali, ex agricoli e pascoli altrimenti destinati all'abbandono e al conseguente degrado idrogeologico.
Grazie agli alberi di Natale è quindi possibile mantenere la coltivazione in molte aree di montagna con il terreno lavorato, morbido e capace di assorbire la pioggia in profondità prima di respingerla verso valle evitando i pericoli delle frane, mentre la pulizia dai rovi e dalle sterpaglie diminuisce il pericolo d'incendi.
I prezzi al consumo, sostiene la Coldiretti, cambiano a seconda della varietà, della presenza o meno del vaso e dell'altezza e se per l'abete rosso ad aghi penduli di altezza fino a due metri e 5-6 anni di età, che rappresenta circa l'80 per cento degli acquisti, la spesa quest'anno si aggira tra i 10 e i 20 euro (quasi il doppio del prezzo al vivaio di produzione). Il costo aumenta per l'abete bianco con colorazione argentea e per il normandiana ad aghi binati bianchi, fino a superare i 200 euro per esemplari di altezza superiore ai 7 metri. Ed è meglio preventivare l'acquisto, consiglia ancora la Coldiretti, con qualche giorno di anticipo per dare modo all'albero di adattarsi al nuovo ambiente e distendere bene i rami, mentre in vivaio occorre scegliere l'albero della giusta altezza che va scosso per far cadere gli aghi secchi ed essere poi sistemato in casa in un luogo luminoso, fresco, lontano da fonti di calore, come stufe e termosifoni e al riparo da correnti d'aria, come porte e finestre.
E per garantirsi acquisti nazionali rispetto alle importazioni dall'est Europa ed evitare rischi fitosanitari occorre verificare, suggerisce Coldiretti, la presenza dell'etichetta con l'indicazione dell'azienda di provenienza che attesta l'iscrizione all'apposito registro.
Vanno, inoltre, evitati, sempre secondo Coldiretti, addobbi pesanti per non spezzare i rami e l'utilizzo di neve sintetica e spray colorati, perché l'albero è vivo e respira; mentre la terra deve essere mantenuta umida, ma non eccessivamente bagnata, anche con l'utilizzo di un nebulizzatore, che potrebbe essere usato anche sui rami in assenza di fili elettrici.
Tutti, però, alla fine, troveranno sotto l’albero ricchi doni.
Fonte: Aise