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A Trapani un impianto contro la siccità nato nell'88 e mai utilizzato

21 giugno 2002
L'impianto della Tecnagro, nato nell'88 vicino all'aeroporto di Birgi, è fermo da nove anni.

Nel 1993 era ancora una centrale meteorologica, da dove con sofisticati impianti veniva stimolata artificialmente la pioggia, oggi è un totem allo spreco.

La disavventura della Tecnagro, che a Trapani ha investito e perso circa 2 milioni e mezzo di euro, torna adesso alla luce per l'emergenza idrica che angustia la Sicilia.

Tutto comincia negli anni 80 quando uno studio del centro meteorologico inglese di Reating, il più grande d'Europa, dimostra che la Sicilia è "vittima" di un ciclo di siccità destinato a durare per almeno 60 anni.
Gli scienziati elaborano tabulati su tabulati per dimostrare che in pochi anni le piogge sono diminuite del 25 per cento e la temperatura è salita di quasi un grado; l'allarme viene confermato da una ricerca del servizio meteorologico dell'Aeronautica.

I dati allarmanti vengono mostrati in un convegno internazionale nel quale scienziati israeliani, americani e sudafricani spiegano che la tecnologia può contribuire a modificare le condizioni del tempo: dalla stimolazione della pioggia e della neve alla lotta alla grandine e al dissolvimento della nebbia.
Da qui contatti politici e nel 1988 via all'impianto di Trapani, prima dentro l'aeroporto militare e successivamente in quello civile.

Il centro rimane operativo per tre anni, più altri due solo per attività di studio.
Nel frattempo succede il terremoto politico con Tangentopoli e i finanziamenti cominciano a scemare, fino a diventare praticamente nulli.
Scienziati e impiegati nel '93 fanno le valige e se ne vanno via con i due aerei bimotore utilizzati per inseminare di pioggia le nuvole, mentre gli impianti (centro radar meteorologico, ricevitori satellitari, computer) restano a Birgi, rifugio per ragnatele e ruggine.

Sul perché il progetto della Tecnagro incontri queste difficoltà, nonostante i successi della società che nei posti in cui opera è riuscita a incrementare la pioggia del 40 per cento, il presidente ha le idee chiare: "La stimolazione costa poco, appena 3 centesimi di euro a metro cubo di pioggia, mentre i grandi impianti muovono miliardi e l'acqua dei dissalatori costa più di un euro a metro cubo. Quindi non è con noi che si possono fare grandi affari".

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21 giugno 2002
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