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A Ustica (PA) per visitare... immersi, i tesori archeologici... sommersi

Inaugurato ad Ustica l'itinerario archeologico subacqueo di Punta Gavazzi

07 luglio 2004

All'inizio di luglio è stato inaugurato l'itinerario archeologico subacqueo di Punta Gavazzi, nel mare dell'isola di Ustica (PA). E' un significativo esperimento a livello mondiale di conservazione e visita di reperti archeologici sul fondale di rinvenimento.
L'itinerario si trova nella parte sud-occidentale dell'isola in località Spalmatore ed è costituito dalle testimonianze, essenzialmente ancore e anfore, del passaggio di navi da Ustica nelle loro rotte di traversata del Mediterraneo.

I reperti risalgono ad un periodo compreso tra il III sec. a.C. e il I sec. d.C. e si trovano ad una profondità variabile tra i 10 e i 24 metri.
L'itinerario subacqueo sarà facilmente visitabile da subacquei muniti di autorespiratore, fino a -18 metri (è sufficiente il brevetto di immersione di I° grado). Nella parte più superficiale, invece, i reperti e le strutture di visita sono osservabili a pelo d'acqua con una semplice maschera da sub.

Si può accedere all'itinerario dal mare immergendosi sul punto base segnalato dalla boa collocata a nord di Punta Gavazzi o da terra utilizzando la piattaforma della Caletta Gavazzi.
Sul fondo sono predisposte tre linee di visita collegate fra loro, segnalate da gavitelli di diverso colore. Sul punto base (su quello d'entrata da terra e sui punti terminali) sono collocate le cartine dell'itinerario. I reperti sono accompagnati da cartelli esplicativi. Lungo le linee di visita sono inoltre predisposti dei pannelli tematici che esplicano le peculiarità storico-culturali della zona, queste sono: 'Le ancore nell'antichità', 'La navigazione nell'antichità' e 'Le navi antiche'.

''L'idea rivoluzionaria di lasciare - dice il direttore di Archeologia Viva Piero Pruneti, che ha diretto per un anno i lavori di ripristino dell'itinerario realizzato la prima volta nel '90 - al loro posto i reperti sommersi meno facilmente asportabili e che più ricorrono nei fondali italiani, come i pesanti ceppi in piombo delle ancore di età romana, si basa sulla volontà di promuovere un nuovo e diverso rapporto fra i subacquei sportivi e il patrimonio sommerso''. ''Si tratta di un vero e proprio museo naturale – spiega Salvatore Sammartano, presidente dell'Aapit e assessore provinciale al Turismo - con la collaborazione di Archeologia Viva, il patrocinio dell'Accademia Internazionale di Scienze e Tecniche subacquee di Ustica e della Soprintendenza per i beni Culturali e Ambientali di Palermo''.


- S.C.R.A.S. (Servizio Coordimanento Ricerche Archeologiche Sottomarine della Regione Sicilia)

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07 luglio 2004
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