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Adesso tocca ai commercianti...

Dopo la ''rivolta'' degli imprenditori adesso tocca ai commercianti palermitani sfidare il racket

05 marzo 2008

La rivolta della Confindustria siciliana contro il pizzo e Cosa nostra rimarrà negli annali della storia sociale del Paese. Un segno di volontà, forza e cambiamento di dimensioni epocali. Il ''coraggio di tutti i giorni'' dimostrato dagli imprenditori siciliani ha fatto sì che si comprendesse profondamente quanto sia importante, per combattere il pizzo e quindi la mafia, l'inversione della tendenza culturale appartenente alla popolazione tutta: dal basso, dal primo - e più importante - gradino sociale deve partire la piena volontà di cambiamento; attuato tale volontà lo Stato dovrà per forza accorgersi e tener conto concretamente di quali sono i bisogni e le azioni di tutta quella gente che vuuole semplicemente vivere in libertà. Vivere dignitosamente, liberi da qualsiasi giogo (leggi).

Dopo l'importante ''rivolta'' degli imprenditori, a Palermo la ''carboneria antipizzo'' sembra che inizi a muoversi seriamente dentro gli animi dei commercianti. Una loro rivoluzione sarebbe l'ulteriore passo avanti che spazzerebbe le nudi della criminilità organizzata dall'orizzonte siciliano.
Da questo punto di vista Palermo ha un esempio mirabile, quello di Vincenzo Conticello, titolare dell'Antica Focacceria Francesco che ha denunciato i propri estortori e li ha poi platealmente additati nell'aula di un tribunale, guardandoli in faccia, a testa alta. Estortori che la Giustizia ha punito (leggi), rendendo Conticello un uomo libero ma che deve continuare a combattere coi meschini pregiudizi della società palermitana, intrisa di cultura mafiosa e da questa resa sorda, cieca e pusillanime. Nonostante tutto, oggi Vincenzo Conticello è fiero della sua scelta: "Per sconfiggere il racket occorre denunciare - dice Conticello - più si denuncia, più si vince questa battaglia [...] Non ho perso i singoli clienti, che anzi mi esprimono la loro solidarietà quando vengono da me, ma le grandi commesse. Per esempio molti grandi negozi non mi chiedono più di fare il servizio di catering per loro. Chi paga il pizzo non è una persona libera. La denuncia è l'unica strada".

L'esempio di coraggio e dignità di Conticello è stato seguito da Gerlando Manzone, titolare della Medical Contact Europe, un negozio di ottica nel centro di Palermo, svaligiato dai ladri il 14 gennaio scorso, per ritorsione, per non aver pagato il pizzo e aver denunciato i suoi estorsori. "Piango ogni sera, non me ne vergogno. Vedi le vetrine vuote, pensi alle difficoltà, e ti si stringe il cuore", dice Manzone scuotendo la testa. Oltre al grave danno economico, anche Manzone ha dovuto subire l'assurdo pregiudizio dei palermitani. In seguito al furto, infatti, i clienti hanno cominciato a disertare il suo negozio. "Ogni giorno - ha raccontato il commerciante - era sempre peggio. A volte non c'era nemmeno un cliente. Così ho deciso di rivolgermi ad Addiopizzo, per cercare aiuto e appoggio".
Con i ragazzi di Addiopizzo che hanno dato vita al movimento antiracket l'ottico ha "re-inaugurato" il suo negozio e adesso sta cercando faticosamente di risollevarsi. Anche Gerlando Manzone come Vincenzo Conticello non ha avuto alcun ripensamento: "Avrei potuto rivolgermi al 'capo' della zona e riscattare la merce. Ma io non ragiono così: io il frutto del mio lavoro lo divido solo con i miei collaboratori".

E il gruppo di commercianti ''rivoltosi'' di Palermo diventa giorno dopo giorno sempre più nutrito e... significativamente rappresentato. Tra questi infatti c'è anche Damiano Greco, proprietario di un negozio di autoricambi al Borgo vecchio, quartiere del centro storico tradizionalmente controllato da Cosa Nostra. L'estate scorsa ha denunciato e fatto arrestare i suoi estorsori. Da allora le vendite sono crollate del 27 per cento. Un colpo durissimo, che rischia di metterlo in ginocchio. Ma anche lui dice di non voler tornare indietro. Durante la presentazione, lo scorso novembre, di ''Libero futuro'', la prima associazione antiracket di Palermo (leggi), Greco non ha retto all'emozione ed è scoppiato in lacrime. Per la prima volta veniva fatto il suo nome, quello di un commerciante di uno dei quartieri a più alta densità mafiosa che annuncia pubblicamente di non volersi piegare al ricatto del pizzo.

Per fortuna, però, non tutto va male per i commercianti che hanno deciso di alzare la testa. Sabato prossimo verrà inaugurato il primo emporio "pizzo free", un negozio che venderà solo prodotti dei commercianti aderenti alla lista di Addiopizzo. Un supermercato della legalità, nato dall'idea di un giovane imprenditore palermitano, Fabio Messina. "Ho pensato che fosse giunto il momento di dare un'occasione in più ai commercianti che non pagano il pizzo. Ed è anche più facile per i consumatori - dice - se anzichè andare in giro da un posto all'altro, possono comprare tutto quello che serve in un unico punto vendita". La speranza adesso è che i palermitani non lascino soli i "commercianti coraggio" e decidano di sostenere con un consumo "critico" chi ha deciso di non sottomettersi al giogo mafioso. 
Questo primo “supermercato della legalità” aprirà le porte al pubblico in corso Vittorio Emanuele, nel centro storico di Palermo e a pochi passi dall'Antica Focacceria San Francesco, come a dire: il cuore di Palermo vuole battere forte e coreggioso.

E intanto continuano le denuncie e le consegunti operazioni anti-racket - Dopo le ultime grandi operazioni antiracket a Messina e Gela, avvenute qualche settimana fa e che hanno portato all'arresto di una quarantina di affiliti e presunti tali delle rispettive cosche locali, ieri mattina Carabinieri e Guardia di Finanza hanno arrestato due estortori, ritenuti affiliati alla "Stidda", la Cosa nostra nissena, che avevano preso di mira gli imprenditori del “Gruppo Franza” di Messina, titolari di traghetti e della squadra di calcio della città dello stretto. In particolare il racket riguardava un complesso turistico in fase di completamento in contrada Tenutella, nella zona balneare di Butera. I due malviventi volevano 600 mila euro, pari al 3% del valore dell'opera, che ammonta a 20 milioni di euro.
I dirigenti hanno però denunciato il tentativo di estorsione alle forze dell'ordine, che nel giro di 4 giorni, coordinati dalla Dda di Caltanissetta, hanno fatto scattare la trappola per i due che ieri mattina si erano presentati per riscuotere una prima rata di tremila euro. Per loro l'accusa è di estorsione aggravata: avevano minacciato la vittima e paventato attentati dinamitardi contro il cantiere. La cattura, ripresa dalle telecamere di carabinieri e fiamme gialle, è avvenuta nel piazzale di un noto albergo di contrada Falconara, a Marina di Butera.

[Informazioni tratte da La Sicilia.it]

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05 marzo 2008
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