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Ahmadinejad, il folle

Bisogna opporsi al presidente iraniano Ahmadinejad, secondo cui la Shoah sarebbe una leggenda costruita ad hoc dagli ebrei

12 dicembre 2006

A sconcertare è la tiepida opposizione della comunità internazionale nei confronti delle assurdità che il presidente iraniano Mahmoud Ahmadinejad continua a proferire nei confronti della recente storia mondiale, fatta soprattutto dall'Olocausto che non appartiene certo soltanto agli ebrei.
Sconcertano le sue parole, il fatto di aver messo in piedi un convegno sulla Shoah: dove finalmente - sono parole sue - si intavolerà un dibattito serio, dopo che per 60 anni è stato considerato un crimine in Occidente senza che vi sia stata discussione seria nei media o nelle riunioni politiche e popolari.
Ecco, dice il presidente integralista, seguace dell'Ayatollah Khomeini, smaschereremo il grande bluff sionista e dimostreremo che lo sterminio organizzato di milioni di ebrei, compiuto dalla Germania nazista negli ultimi due anni della Seconda Guerra mondiale, non è stato altro che un invenzione degli ebrei, messa in piedi con l'aiuto degli Americani per motivare la colonizzazione della Palestina e la nascita dello Stato d'Israele che, e questo tema ricorre nella sua malata logica da quando ha preso il potere, non ha diritto di esistere e che dovrebbe essere ''cancellato dalla mappa geografica''.

La conferenza iniziata ieri, che come ha spiegato il vice ministro degli Esteri iraniano Manucher Mohammadi, ''darà un'opportunità a tutti gli studiosi per far conoscere le loro opinioni in piena libertà'', è stata intitolata ''Review of the Holocaust'' (''review'', che in inglese significa sia ''studio'' sia ''revisione''), e vi dovrebbero prendere parte una sessantina di sedicenti esperti iraniani e stranieri dalle tendenze revisionistiche (''scienziati'' li hanno chiamati gli organizzatori), di 30 paesi. Ci sarà il francese Robert Faurisson, che ha sempre negato l'esistenza delle camere a gas con cui i nazisti sterminavano i prigionieri rinchiusi nei lager (due mesi fa è stato condannato in patria a tre mesi di carcere con la condizionale, ndr). Atteso l'australiano Fredrick Toeben, autore di uno studio intitolato ''L'Olocausto: un'arma per uccidere''. Sono presenti anche alcuni rabbini ultraortodossi: ''Siamo venuti per portare il punto di vista degli ebrei ortodossi - ha detto il rabbino britannico Ahron Cohen - Sicuramente diciamo che l'Olocausto c'è stato... Ma in nessun modo può essere utilizzato come giustificazione per perpetrare atti ingiusti contro i palestinesi''. Tra i partecipanti anche lo storico americano David Duke, ex deputato repubblicano della Louisiana e leader del Ku Klux Klan. e anche un italiano, Leonardo Clerici, nipote del fondatore del Futurismo, Filippo Tommaso Marinetti, e convertito da molti anni all'islam sciita.
Erano stati invitati anche personaggi quali l'ex avvocato tedesco della Rote Armée Fraktion, Horst Mahler, o lo storico inglese David Irving, due negazionisti della prima ora, ma entrambi siedono in prigione.

Ad ospitare l'infame e pericolosa conferenza sarà uno dei luoghi più rispettabili e prestigiosi di Teheran, l'Istituto del Ministero degli Esteri per gli Studi Politici e Internazionali, dove si è sviluppato il celebre ''Dialogo delle civiltà'' voluto dal presidente riformatore Khatami. Al dialogo delle civiltà Khatami aveva specificatamente invitato anche ''gli studiosi ebrei''. Diceva che l'antisemitismo era stato un fenomeno unicamente occidentale che non aveva precedenti nel mondo islamico. Fu il primo - insieme all'amico e suo ministro dell'Interno Abdullah Nouri, poi processato dal Tribunale religioso per apostasia - a cambiare il tono della retorica del regime. Nel 2002, quando il principe saudita Abdullah propose il riconoscimento collettivo dello Stato d'Israele da parte di tutti gli Stati arabi se Israele si fosse ritirato dai territori occupati, Khatami prese l'iniziativa: ''Onoreremo tutto quello che il popolo palestinese accetterà'', disse e il suo ministro degli Esteri Kharrazi definì la proposta ''la più generosa iniziativa di pace da parte degli Stati arabi''.
Altri tempi per l'Iran.

E mentre in Germania, giusto ieri, nelle stazioni ferroviarie è stata aperta una mostra sulle deportazioni degli ebrei nei vagoni blindati della Deutsche Reichsbahn, le ferrovie del Reich, a fare sentire chiaramente una limpida voce di opposizione, prima di tutti sono stati gli stessi iraniani, gli studenti universitari iraniani, che durante la presentazione dell'ignobile conferenza, hanno dato vita ad una clamorosa protesta contro Ahmadinejad.
''Morte al dittatore!'', hanno gridato un gruppo di studenti di Teheran in faccia a Mahmud Ahmadinejad, e hanno tentato di attaccare la tribuna dalla quale il presidente stava tenendo un discorso. Un portavoce presidenziale ha in un secondo momento riferito che decine di studenti hanno dato fuoco a immagini di Ahmadinejad e hanno lanciato mortaretti per interrompere il comizio. L'agenzia Fars dal canto suo ha sottolineato che la maggioranza degli studenti ''ha invece lanciato slogan a sostegno del presidente'', e che tra i due gruppi sarebbe scoppiata una rissa. L'agenzia di stampa ufficiale iraniana, Irna, non ha menzionato la protesta, mentre la tv di Stato ha dato notizia del discorso del presidente, ma non ha riferito della contestazione.
La contestazione di ieri, è la prima così plateale da quando Ahmadinejad è stato eletto a valanga nel giugno 2005. Un segnale che questi studenti hanno mandato al mondo: in Iran la svolta fondamentalista incontra ancora resistenza.

Ahmadinejad, da parte sua ha replicato che: ''Tutti dovrebbero sapere che io sono pronto a essere bruciato sulla via della vera libertà, dell'indipendenza e della giustizia''. Poi ha definito una mera ''minoranza oppressiva'' i critici del regime: ''Lo sparuto drappello di individui che sostengono ci sia oppressione in Iran sono in realtà essi a creare oppressione, impedendo alla maggioranza dei compagni di sentire le mie parole. E' un gruppo minoritario, sostiene che non c'è libertà di espressione ma poi non permette che tutti gli altri ascoltino'', ha tagliato corto il presidente iraniano.
Già il giorno precedente, dunque domenica scorsa, quello che per Ahmadinejad è uno ''sparuto drappello di individui'' avevano organizzato un raduno di protesta tenuto sempre nel medesimo ateneo dove, secondo l'agenzia di stampa studentesca 'Isna', centinaia di studenti avevano denunciato il giro di vite imposto dal governo contro un'associazione universitraria di tendenze filo-riformistiche. Stando ancora alla 'Isna', mercoledì scorso inoltre all'Università di Teheran tra i duemila e i tremila giovani avevano inscenato una manifestazione in occasione della Giornata dello Studente, intonando slogan come ''Sì alla libertà, no al dispotismo!''.

Gli studenti di Teheran, dunque, chiedono libertà e urlano ''Morte al dittatore''.
La comunità internazionale deve prendere una posizione forte e incontrovertibile, eliminando la parola ''morte'' ma facendo la massima attenzione ad un personaggio come Ahmadinejad, che sembra avere tutte le ''carte in regola'' per essere riconosciuto come vero pericolo per tutti i paesi civili.
Se è vero che la Storia insegna, è bene che le lezioni che ci sono state impartite diano immediatamente i frutti necessari per contrastare l'odio e affinché pensando a tutti gli Olocausti si dica forte e chiaro: ''Mai più!''

F. M.

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12 dicembre 2006
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