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Assoluzioni e condanne

Assoluzione e prescrizione per Berlusconi. Condannato a nove anni il senatore di Forza Italia Dell'Utri

11 dicembre 2004

Il presidente della prima sezione penale del Tribunale di Milano, Francesco Castellano, e le sue colleghe a latere Fabiana Mastrominico e Stefania Abbate, poco dopo le 18 di ieri sono entrati nell'aula del Palazzo di giustizia di Milano gremita, per leggere la sentenza del processo Sme.

Dopo 31 ore di camera di Consiglio la sentenza per Silvio Berlusconi è l'assoluzione dall'accusa di aver comprato la sentenza Sme. Il tribunale ritiene comunque che il presidente del Consiglio abbia versato 434.000 dollari, nel marzo '91, da un conto intestato a Fininvest a un fondo nelle disponibilità dell'ex giudice Renato Squillante: il fatto è stato qualificato come corruzione semplice e non in atti giudiziari, cosa chiesta anche dal pm Boccassini, e sono state concesse le attenuanti generiche, cui il pm si era opposta. Così i tempi della prescrizione si sono dimezzati: da 15 a sette anni e mezzo. Reato estinto per prescrizione nel settembre del '98.
Per i due versamenti in contanti di cui aveva raccontato la teste Stefania Ariosto, uno in casa Previti e uno alla Canottieri Lazio, per Berlusconi i giudici hanno disposto l'assoluzione piena per non aver commesso il fatto.
Infine arriva l'assoluzione, "perché il fatto non sussiste", per il caso giudiziario Sme: 200 milioni che, secondo l'accusa, sarebbero finiti da un conto di Pietro Barilla a uno di Attilio Pacifico e sarebbero quindi, secondo l'accusa, stati ritirati in contanti dall'ex giudice Filippo Verde, relatore e presidente nella prima causa che vide contrapposti l'Imi e Carlo De Benedetti (Verde fu assolto al termine del processo principale).

Gaetano Pecorella e Niccolò Ghedini, difensori di Silvio Berlusconi, insieme alla soddisfazione hanno subito espresso l'intenzione di ricorrere in appello per l'unico capo di imputazione per il quale non c'è stata assoluzione.
"Il Tribunale si è fermato al punto di dire: non ho le prove dell'innocenza e quindi applico la prescrizione. Siamo nel limbo - ha commentato l'avvocato Pecorella - Esisteva un trasferimento di una somma che partiva da una delle mille società che facevano capo a Berlusconi. Su questo trasferimento non è stata fatta sufficiente chiarezza. Noi tra l'altro avevamo chiesto di sentire coloro che avevano disposto quel trasferimento".
"E' una sentenza che ci soddisfa in massima parte e chiude dieci anni di un processo che si è rivelato sostanzialmente inutile" è stato il primo commento dell'avvocato Ghedini. "Chiude una stagione molto difficile e molto complessa - ha detto il difensore di Berlusconi - Rimane questa decisione nel rito e non nel merito; una piccola parte che noi riteniamo, ove fossero stati sentiti quei testi che avevamo richiesto, ci sarebbe stata la possibilità per il giudice di decidere anche su questo".

Nessun commento è stato invece fatto dal pm Ilda Bocassini, né dalle parti civili.

"Meglio tardi che mai...". E' stato questo il primo commento di Silvio Berlusconi dopo la lettura della sentenza. Il presidente del Consiglio ha appreso la notizia alla tv, mentre era al lavoro, nel suo studio a Palazzo Chigi, con i suoi più stretti collaboratori.
Berlusconi ha detto alle agenzie di stampa di aver avuto "ragione ad essere sereno" perché aveva la "piena coscienza di non aver commesso nulla".
Uno stato d'animo che il premier ha espresso negli ultimi giorni non solo ai suoi collaboratori ma anche in dichiarazioni pubbliche come quella di ieri, alla presentazione del libro di Bruno Vespa: "Affronto la conclusione del processo con serenità assoluta. Per quel processo - aveva detto - meriterei una medaglia. Non penso si possa arrivare a una condanna. Non credo che ci sarà una sentenza che possa modificare l'attuale situazione politica".

Nella serata di ieri, il Cavaliere ha ricevuto numerose telefonate: il primo a chiamare è stato il presidente del Senato Marcello Pera. Poi dalla Germania, dove è in missione diplomatica, il ministro Esteri Gianfranco Fini. Lungo, poi, l'elenco di quanti hanno espresso la propria soddisfazione, a cominciare dal senatore a vita Giulio Andreotti. E non sono mancate le telefonate di semplici cittadini al centralino del palazzo per il presidente del Consiglio.
Poi il Cavaliere ha concluso la giornata incontrando i senatori di Forza Italia per i tradizionali auguri di buone feste e per la cena di Natale, nel corso della quale ha toccato i temi a lui più cari: dal taglio delle tasse ("Non è enorme ma anche il più grande progetto comincia con piccoli passi"), all'obiettivo principale: "Impedire alla sinistra di andare al potere".

E all'Hotel Splendide Royal di Roma, la festa è stata grande e ricca, tra cena a base di spigola e cappellotti alla zucca gialla  e canzoni insieme a Mariano Apicella. Insomma una festa di Natale che Silvio Berlusconi ricorderà e che ha voluto concludere con la distribuzione dei regali: una parure di orecchini più spilla per le signore, un orologio Omega a tutti gli uomini presenti, fra cui, Giulio Tremonti, Renato Schifani, Enrico La Loggia, Fabrizio Cicchitto e Marcello Dell'Utri, che festeggiando l'assoluzione dell'amico Silvio, aspettava la propria che, citando le sue parole: "Non mi esalterò se sarò assolto, non mi abbatterò se condannato. La vita continua".
"La vita continua come prima - ha detto ieri Dell'Utri ai giornalisti, all'inaugurazione a Milano della prima fiera del libro usato - anche perché la vicenda non finisce qui. Domani ci sarà la sentenza, poi l'eventuale appello, la Cassazione. Dunque sono più che mai sereno e mi godo la fiera".

E la vita, certo, continua, ma il senatore di Forza Italia non potrà festeggiare alla stessa maniera del Cavaliere amico, perché la sentenza emanata stamane non è stata uguale a quell'altra.
Infatti, il Tribunale di Palermo ha condannato Marcello Dell'Utri a nove anni per concorso in associazione mafiosa (il pm ne aveva chiesto 11).
I giudici del tribunale hanno dichiarato il senatore ed il suo coimputato Gaetano Cinà (condannato oggi a sette anni per associazione mafiosa) interdetti in perpetuo dai pubblici uffici, e hanno condannato i due anche al risarcimento dei danni in favore delle parti civili, la provincia regionale di Palermo e il comune di Palermo, ed ha ordinato che vengano liquidati in separato giudizio.
Gli imputati sono stati inoltre condannati al pagamento delle spese processuali sostenute dalle parti civili che i giudici hanno liquidato in complessivi 20 mila euro per il comune di Palermo e 50 mila per la Provincia regionale di Palermo
.

Quindi i giudici della seconda sezione penela di Palermo, dopo undici giorni di Camera di consiglio, superando ogni record di altri imputati 'eccellenti', hanno alla fine emanato la sentenza .
A detenere il 'primato' di Camera di consiglio più lunga, era stato il collegio della quinta sezione penale del Tribunale di Palermo che doveva giudicare il senatore a vita, Giulio Andreotti, accusato di associazione mafiosa.


- Sme, storia di un processo (Corriere della Sera)

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11 dicembre 2004
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