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Berlusconi libero! Berlusconi innocente! Questo l'urlo della difesa del presidente del Consiglio

L'avvocato di Silvio Berlusconi, Niccolò Ghedini: "Assolvetelo, è innocente"

08 dicembre 2004

Lo scorso 3 dicembre l'arringa dell'avvocato Niccolò Ghedini per la difesa di Silvio Berlusconi non è andata per il sottile: "Siamo qui per dimostrare l'unica conclusione di questo processo che non può non essere univoca: l'assoluzione di Silvio Berlusconi perché il fatto non sussiste".
Niccolò Ghedini, uno dei difensori di Silvio Berlusconi al processo Sme, attacca frontalmente la procura di Milano che, dice, "è mossa dal sospetto".

Si muove su due linee la difesa di Ghedini. Da una parte la contestazione dei fatti, dall'altra la tesi di un pregiudizio "politico" che animerebbe l'accusa.
Ghedini ha spiegato, infatti, che i conti esteri ''Polifemo'' e ''Ferrido'', da cui partirono, nel marzo del '91, quei 434 mila dollari, ritenuti parte del prezzo della corruzione, furono utilizzati dalla Fininvest per pagare anche altri avvocati, oltre a Previti. Il legale ha inoltre sostenuto che i 16 miliardi di lire complessivi ricevuto negli anni da Previti fossero il compenso per la sua attività e questo sarebbe dimostrato da svariate dichiarazioni di manager Fininvest. "E' impensabile che, dall'85 al '91 - ha detto Ghedini - Previti abbia lavorato gratis".

Secondo Ghedini, la stessa "logica del sospetto" sarebbe stata usata dalla procura in relazione ai rapporti tra Silvio Berlusconi e gli altri imputati del processo principale e l'ex capo dei Gip di Roma, Renato Squillante, che l'accusa definisce "a libro paga" del gruppo Fininvest. Una "logica del sospetto" che sarebbe dimostrata, secondo Ghedini, dal fatto che, come sostiene l'accusa, "se qualcuno frequenta dei giudici c'è qualche cosa che non va". "E' una dimostrazione di grande disvalore nei confronti della categoria - ha detto Ghedini - anch'io sono andato a prendere un caffè con qualche magistrato. Magari, ce lo siamo pagati a vicenda, magari nei tabulati si trova qualche telefonata". 

Infine, l'affondo finale, con un riferimento indiretto a Ilda Boccassini: "Certo il processo non è uno spot pubblicitario - ha detto Ghedini rifacendosi alle parole del pm durante la requisitoria - non è un Carosello, è una tragedia che riguarda una persona per bene che ha fatto molto come imprenditore e come uomo politico per il suo Paese".

Fonte: la Repubblica

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08 dicembre 2004
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