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BIG FISH - Storie di una vita incredibile

Un drammatico e poetico confronto tra un padre con la testa tra le nuvole ed un figlio con i piedi per terra

09 marzo 2004




Noi vi consigliamo di vedere...
BIG FISH - Storie di una vita incredibile
di Tim Burton

"Senza storie, ci resterebbero solo la politica e i supermarket"
. Parola di Tim Burton. Uno che del cinema di 'narrazione pura', ne ha tatto una scelta di vita e che (come Fellini a cui è stato frequentemente paragonato) crede che la verità più profonda si trovi solo nella fantasia, e nel racconto. E che con Big Fish, il suo film più autorale e ambizioso, racconta la storia di un 'narratore patologico di storie': Edward Bloom, un uomo gravemente ammalato, al cui capezzale la moglie Sandra (Jessica Lange), fa venire il figlio Will (Billy Crudup), per una improbabile riconciliazione. Will, un giornalista che ha costruito la sua carriera raccontando i fatti così come sono, ha sempre odiato il padre per la sua mania di costruire miti per nascondercisi dietro. E adesso vorrebbe che il padre, almeno nel letto di morte, gli raccontasse la verità. L'uomo acconsente faticosamente ad un ultimo racconto, ma la sua 'ultima verità' sarà il suo racconto più bello.

Che inizia con un giovanissimo Edward (interpretato da Ewan McGregor) che decide di partire alla scoperta del mondo. Le sue mitiche imprese, divertenti e surreali al tempo stesso, lo vedono protagonista di saghe bizzarre ed epiche, interpretate da uno straordinario cast di supporto (Helena Bonham-Carter, Danny De Vito, Matthew McGrory, Steve Buscemi, Alison Lohman etc.), con giganti e domatori-lupi mannari, gemelle siamesi coreane, una strega veggente con un occhio di vetro. E, naturalmente, un grosso pesce di nome Jumbo che rifiuta di farsi catturare. La sua sete d'avventura lo ha portato a girare il mondo per poi fare ritorno in città, fedele alla regola che per tornare davvero a casa è necessario prendere la strada più lunga.

Man mano che il racconto si sviluppa, quella che inizialmente poteva sembrare la storia di un grande bugiardo o nella migliore delle ipotesi di un mitomane alla Forrest Gump, diventa un drammatico e poetico confronto tra un padre con la testa tra le nuvole ed un figlio con i piedi per terra, che imparano a conoscersi, sulle ali dell'arte e della fantasia.

Distribuzione Columbia
Durata 125'
Regia Tim Burton
Con Ewan McGregor, Albert Finney, Billy Crudup, Jessica Lange
Genere Fantasy

La critica

"Dopo il capitombolo del 'Pianeta delle scimmie', Hollywood pare aver capito che Tim Burton non può sfornare film su commissione. Così gli affida un progetto fatto su misura per lui anche se nasce dal romanzo di Daniel Wallace (Tropea editore). Eppure, per quanto piacevole, affascinante, spesso trascinante, alla fine 'Big Fish' scivola nel sentimentale e convince a metà. Come se tornando al suo mondo incantato Burton ai arrendesse allo spettacolo e alle sue formule, stemperando i toni dark in rassicuranti colori pastello. Difficile chiedere di più alla Hollywood di oggi? Forse. Ma dal regista di 'Edward Mani-di-forbice' e 'Nightmare Before Christmas' ci aspettiamo ben altro. Anche perché dal circo Barnum al circo Burton non c'è che un passo."
(Fabio Ferzetti, 'Il Messaggero', 27 febbraio 2004)

"Si snoda così sullo schermo, più fluida e accattivante che in un frammentario romanzetto paragonabile ai libri del primo Zavattini, l' incredibile storia di Ed. Vagabondo senza meta, domatore di un gigante e amico di una strega (Helena Bonham Carter), amico di un poeta fallito (Steve Buscemi) che dopo essersi dedicato alle rapine diventa un boss di Wall Street, scopritore di una coppia canterina di gemelle siamesi, membro del circo di Danny De Vito. Il tutto attraversando paesaggi magici, che Burton evoca come in una sequenza di illustrazioni per l' infanzia: i vasti spazi aperti dell' America rurale, le foreste incantate, un paese del sorriso destinato a scomparire e salvato da un generoso intervento del protagonista. Quando l'affabulatore è allo stremo, il figlio lo accompagna in un paradiso di bugie a congedarsi dagli eroi delle sue avventure; e infine lo cala nel fiume, dove il moribondo passa a miglior vita trasformandosi nel 'grande pesce' del titolo. Al funerale intervengono tutti i personaggi della saga di Ed, a somiglianza di ciò che succedeva a Mastroianni in '8 ½'. E 'Big Fish' è certo uno dei pochi film di altra mano che Fellini sarebbe stato lieto di firmare avendo a lungo vagheggiato un progetto sulle 'Favole italiane' di Italo Calvino." (Tullio Kezich, 'Corriere della Sera', 28 febbraio 2004)

"Poiché gran parte della storia è ambientata in un circo, si poteva temere la 'felliniade'; e invece perfino la sequenza d'epilogo, che cita esplicitamente Fellini, è personale e ispirata. Tim sfiora il capolavoro, che non realizza del tutto a causa di qualche difettuccio. Ma sono peccati veniali e 'Big Fish' resta una piccola meraviglia di film, un affettuoso 'Quarto potere' sotto acido, una soave follia surreale che, una volta vista, non è facile dimenticare."
(Roberto Nepoti, 'la Repubblica', 28 febbraio 2004)

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09 marzo 2004
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