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Casomai

La speranza nella foresta dei ''casomai'' sembra esile, ma almeno al cinema le cose possono cambiare

03 maggio 2002
 

Noi vi consigliamo di vedere …

Casomai
di Alessandro D'Alatri



Tommaso (Fabio Volo) e Stefania (Stefania Rocca) si amano davvero, di un amore che all'inizio stupisce entrambi e che li porta con naturalezza ad avere voglia di matrimonio, a credere nella fedeltà, a fantasticare con allegria sul loro amore 'da vecchi'.
Insieme condividono il momento magnifico della nascita di un figlio, insomma sono davvero quel che si dice una coppia perfetta. Ma la perfezione non esiste e ben presto complice fatica, frustrazione sul lavoro, i soliti soldi che non bastano mai, ecco che qualcosa cede.
Stefania e Tommaso diventano una coppia come tante altre che litiga, più spesso che volentieri, senza un perché. Gli amici sono finalmente rassicurati, che il senso comune di fallimento aiuta. Se tutti sbagliano vuol dire che sbagliare è giusto.
E' triste che ci sia sempre un casomai da tenere nel conto: casomai ci sbagliassimo, casomai andasse male, casomai non ci sopportassimo più.
La speranza nella foresta dei 'casomai' sembra esile, ma almeno al cinema le cose possono cambiare.
 
Distribuzione: 01 Distribution
Regia: Alessandro D'Alatri
Con: Stefania Rocca, Fabio Volo, Gennaro Nunziante, Mino Manni
Genere: Commedia
 
La critica
di Roberto Nepoti

È lecito, da parte di chi ne fa un uso parsimonioso, lanciarsi per una volta in una raccomandazione? Se sì, andate a vedere Casomai di Alessandro D'Alatri, un film che parte dall'incontestabile equazione "il privato è politico" per parlarci, con grande intelligenza, di cose che ci riguardano da vicino.
Senza declamazioni; anzi, con una sobrietà che comincia dal titolo, apparentemente neutro e invece giustissimo. Casomai, infatti, è la parola che si adatta meglio alla nostra cultura, la cultura della reversibilità delle scelte, del rifiuto dell'impegno, dove si agisce pensando che tanto, "casomai", c'è sempre la possibilità di tornare indietro.
A Milano s'incontrano Stefania, truccatrice, e Tommaso, art director di pubblicità; s'innamorano e decidono di sposarsi. All'inizio tutti, o quasi, gli amici e parenti tifano in coro, li incoraggiano. Poi cominciano i guai: l'eccesso di lavoro, il bambino da accudire, l'isolamento, le frustrazioni, la caduta del dialogo e del desiderio, le tentazioni esterne; mentre l'entourage risponde con un, più o meno inconscio, senso di sollievo. Assediata dalla solitudine, la coppia si sfalda: non all'improvviso, ma per una serie di microtraumi che rendono le fratture ancor meno curabili.
Anche se il tutto ci viene raccontato come un'ipotesi, e il film sceglie un finale aperto, sotto il tono della commedia di costume D'Alatri lascia intravedere un profondo pessimismo della ragione. Perché due persone innamorate si perdono? Perché l'amore - semplicemente - finisce? Oppure perché non sopporta l'accumulo delle aggressioni private e pubbliche: il culto dell'individualismo, l'abitudine a consumare in fretta anche le emozioni, l'iconografia pubblicitaria dei sessi (giusta la scelta di Milano, dove il lavoro è più invasivo che altrove ed esercita pressioni più forti sugli individui), la "trasgressione" come parola d'ordine, l'introiezione di parametri di felicità artificiali e irraggiungibili?
La risposta di D'Alatri è chiara, esente da moralismi (e non è poco, quando a lanciare l'allarme è il prete che celebra il matrimonio dei protagonisti); invita a non arrendersi, ma senza scivolare in tentazioni buonistiche. All'onestà dell'analisi che sottende il racconto, Casomai fa corrispondere uno stile di rappresentazione adeguato, realistico, in cui molti potranno riconoscersi. Stefania Rocca trova la sua parte migliore; la "jena" Fabio Volo è una bella sorpresa.



Fonte: Primissima/La Repubblica

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03 maggio 2002
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