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Chi butti dalla torre gli Ogm o la polenta e il pesto? Continua la polemiche tra i pro e i contro Ogm

Un gruppo di scienziati italiani hanno firmato un manifesto contro la demonizzazione degli Ogm

09 novembre 2004

L'importanza della ricerca scientifica è fuori discussione. Un paese che ostacola la scienza è un paese che non avrà alcuna possibilità di fare gli indispensabili passi avanti e sarà inevitabilmente costretto a collassare su se stesso.
Su questo punto difficilmente si avranno voci contrarie, ma quando la ricerca tratta il tema degli Organismi geneticamente modificati (Ogm) la questione cambia, ancor più di quando si parla di ricerca sulle cellule staminali.

Negli ultimi tempi la ricerca scientifica è riuscita a scoprire la possibilità di creare vaccini e farmaci che possono combattere alcune delle più importanti patologie umane come Aids, rabbia, diabete e tubercolosi. Questi vaccini possono essere prodotti attraverso piante geneticamente modificate. L'Unione europea ha stanziato per questa ricerca 12 milioni di euro, e ad essa partecipano anche tre gruppi di ricerca italiani. I due obiettivi principali dello studio sono la produzione di farmaci finora non ottenibili con i sistemi tradizionali di sintesi e l'abbattimento dei costi di produzione.
E' difficile pensare che ci possa essere qualcuno contrario alla sconfitta delle suddette malattie, e sicuramente in potenza nessuno lo è, ma il problema sta nel fatto che a rendere possibile tutto debbano esserci di mezzo gli Ogm. E bisogna sottolineare che si sta parlando di Organismi geneticamente modificati atti a produrre vaccini e medicine, e non di Ogm a scopo alimentare.

C'è, ovviante, chi sostiene il contrario e si trova totalmente d'accordo al largo utilizzo degli Ogm. Per esempio, secondo Umberto Veronesi, direttore scientifico dell'Istituto Europeo di Oncologia ed ex ministro della Sanità, per esempio "I cibi geneticamente modificati, oggi in commercio, sono assolutamente sicuri, affidabili e innocui. Non nascondono alcun rischio per la salute dell'uomo e degli animali. Dirò di più. Sono spesso più sicuri di molti alimenti cosiddetti "naturali", poco controllati. Personalmente, se in Italia si potesse scegliere, preferirei nutrirmi di mais transgenico".
Questa dichiarazione di Umberto Veronesi, a sostegno di un manifesto contro la "demonizzazione" degli Ogm, sottoscritto nei giorni scorsi da 19 prestigiose società scientifiche italiane in rappresentanza di 10mila ricercatori, ha ovviamente fatto scoppiare un vespaio di polemiche.

Il documento in difesa degli Ogm, è un preciso messaggio al governo in merito all'approvazione del Il "mangia fagioli", di Annibale Carracciprovvedimento che vorrebbe bloccare la coltivazione di Organismi geneticamente modificati nel nostro Paese. Secondo le società scientifiche che maggiormente si occupano di biotecnologie "gli Ogm sono regolati da un quadro normativo che non ha eguali in campo alimentare e pertanto risultano essere più controllati di qualunque altro prodotto alimentare. Andrebbe perciò abbandonato l'atteggiamento manicheo "pro" o "anti" Ogm, a favore di un consenso razionale, perché informato, sul processo e sui prodotti derivati".

La senatrice Loredana De Petris, capogruppo dei Verdi in commissione Agricoltura, ha reagito con durezza, definendo le parole di Veronesi  "Un cumulo di sciocchezze". "Veronesi dovrebbe conoscere almeno il principio della precauzione - ha detto la senatrice -. La questione è tra chi sceglie un modello agricolo legato alla qualità, al territorio, al biologico e chi, invece, è per l'omologazione e la dipendenza dalle grandi multinazionali delle sementi Ogm".
Una posizione questa condivisa anche il ministro all'Agricoltura, Gianni Alemanno, che ha obiettato: "Altri scienziati lanciano appelli alla prudenza diametralmente opposti a quelli proposti da Veronesi. La scienza sugli Ogm resta divisa, ma il decreto che stiamo preparando non è contro la ricerca o l'utilizzazione di prodotti geneticamente modificati in campo alimentare, ma per evitare la contaminazione diffusa e incontrollata degli Ogm nelle coltivazioni agricole italiane".
Anche Slow Food, l'associazione che sostiene la cultura del cibo, si è gettata nella mischia e ha invitato i ristoratori a mettere nel menù polenta e pesto per rispondere a chi, per sostenere il cibo ogm, accusa gli alimenti in questione di essere cancerogeni.
Già scelta la data: l'11 novembre, data fissata per la discussione in consiglio dei ministri del decreto sulla coesistenza degli ogm.

Infatti secondo gli scienziati "pro Ogm", i consumatori dovrebbero guardarsi da altri pericoli contenuti in molti alimenti. "Nel pesto tradizionale ligure, per esempio, quello che si ottiene utilizzando piantine di basilico al di sotto dei dieci centimetri, - denuncia Francesco Sala, ordinario di Botanica all'Università Statale di Milano - c'è una sostanza cancerogena, il metil-eugenolo, presente in dosi 600 volte superiori ai valori ammessi dalle normative sanitarie". Umberto Veronesi invece, aveva lanciato l'allarme aflatossine nella polenta. "È stato criticato, ma aveva ragione - spiega ancora Francesco Sala- Le aflatossine sono tra le cinque o sei micotossine che possiamo trovare nel mais, quindi nei mangimi animali e, al termine della catena alimentare, nel latte e nella carne che finiscono sulle nostre tavole". Il rischio è reale tant'è che lo scorso anno la sola Lombardia ha distrutto il 20 per cento della sua produzione di latte perché conteneva aflatossine sopra i livelli di soglia mentre il mais Ogm, secondo il ricercatore "ha un contenuto di aflatossine 10 o 15 volte inferiore al mais biologico".

Secondo  il presidente di Slow Food, Carlo Petrini "La loro (delle società scientifiche a favore degli ogm) è una campagna mediatica a metà tra disinformazione e antiscientificità, infondata e al limite del ridicolo".

Chi avrà ragione?

- La Sicilia e gli Ogm

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09 novembre 2004
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