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La Conferenza internazionale sul clima di Copenaghen ha preso nota di un accordo discusso

19 dicembre 2009

AGGIORNAMENTO
La Conferenza Onu sul clima ha "preso nota" dell'accordo concluso ieri sera tra Usa, Cina, India e Sudafrica per la lotta ai cambiamenti climatici. E' la decisione finale di stamattina dopo una notte di opposizione praticamente di tutti i Paesi piccoli (la maggioranza). "La conferenza decide di prendere nota dell'Accordo di Copenaghen del 18 dicembre del 2009", ha dichiarato il presidente della sessione plenaria della Conferenza che si era aperta nella capitale danese il 7 dicembre scorso. Dopo la forte opposizione al testo da parte di alcuni Paesi in via di sviluppo - tra cui Venezuela, Sudan, Nicaragua e Cuba - i delegati hanno rinunciato alla procedura abituale di votare punto per punto il documento, optando per la formula più soft e meno impegnativa del 'prendere nota' dell'accordo.
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Dopo dopo un'intera notte di dibattiti intensi, la conferenza sul clima a Copenaghen non si è ancora conclusaL'intesa minimalista (e senza valore vincolante) annunciata ieri sera dal presidente americano Barack Obama e sottoscritta dal premier cinese Wen Jabao, dal primo ministro indiano Manmohan Sing e dal presidente sudafricano Jacob Zuma, è stata silurata dall'opposizione del piccolo stato insulare di Tuvalu, nel pacifico (il primo paese che ha già avuto dei 'rifugiati climatici') e poi da una raffica di interventi contrari di paesi latinoamericani: Venezuela, Bolivia, Cuba, Nicaragua e Costarica.
Poco dopo le tre di notte è arrivato il 'no' del rappresentante di Tuvalu: "Avete messo trenta denari sul tavolo per farci tradire il nostro popolo, ma il nostro popolo non è in vendita". Sono seguite decine di interventi, con molte critiche per i metodi seguiti dalla presidenza danese. Molto virulento, e poi molto criticato, è stato l'intervento del rappresentante del Sudan e del G77, che ha paragonato il tentativo di imporre l'accordo all'olocausto, dicendo che condannerebbe il popolo dell'Africa all'incenerimento.
Dunque, allo stato attuale la conferenza è in stallo: si discute ancora se retrocedere la proposta di accordo a un documento informativo, o se approvarlo mettendo una nota a piè di pagina con la menzione dei paesi contrari.

La cronaca di ieri a Copenaghen - Nella serata di ieri sembra essere arrivato un accordo possibile. Un’intesa in extremis tra Usa, Cina, India e Sudafrica, ma che ha lasciato insoddisfatti molti Paesi. Al termine di una giornata convulsa, una fonte della delegazione americana ha reso noto che il presidente degli Stati Uniti Barack Obama aveva trovato un'intesa con il premier cinese Wen Jabao, il primo ministro indiano Manmohan Sing e il leader sudafricano Jacob Zuma che riguardava il limite di due gradi centigradi da porre all'innalzamento della temperatura, e un meccanismo di finanziamento per la riduzione delle emissioni. Lo stesso funzionario americano ha ammesso che l'intesa non è sufficiente a combattere i mutamenti climatici: "Nessun Paese è completamente soddisfatto, ma questo è uno storico passo su cui costruire in seguito".
"Il tempo delle parole è scaduto. Non c'è tempo da perdere", aveva detto ieri mattina il leader della Casa Bianca nel suo discorso. Un intervento molto atteso, considerato decisivo per l'esito del summit. Obama infatti, ha sottolineato che in materia di misure per ridurre gli effetti dell'inquinamento, dopo anni di disimpegno, "gli Stati Uniti hanno fatto la loro scelta" e ridurranno le emissioni dei gas a effetto serra "indipendentemente da ciò che accade a Copenaghen".

L’intesa minimalista, andata poi alla deriva, era arrivata dopo un'intensa giornata, cominciata con l'intervento di Obama e proseguita con i vertici bilaterali con Cina, Russia e Paesi dell'Unione Europea e con una riunione ristretta dei leader. Dalla riunione è emersa una nuova bozza nella quale è stata utilizzata l'espressione "accordo di Copenaghen" e prevedeva il taglio delle emissioni di gas serra del 50% entro il 2050 rispetto ai livelli del 1990 per tutti e dell'80% per i Paesi industrializzati. "Concordiamo - è stato scritto nella bozza di cui Aki- Adnkronos International ha ottenuto una copia - che, secondo la scienza e secondo il quarto rapporto di valutazione dell'Ipcc, sono necessari profondi tagli nelle emissioni globali, in vista di una riduzione delle emissioni globali del 50% nel 2050 rispetto ai livelli del 1990". Quanto ai Paesi industrializzati (i cosiddetti Paesi Annex 1), "si impegnano a ridurre individualmente o congiuntamente le proprie emissioni dell'80% entro il 2050".
Nella bozza non sono stati menzionati, invece, obiettivi precisi per i Paesi ricchi a medio termine, cioè entro il 2020. Nel testo è stato indicato, inoltre, l'obiettivo di "mantenere l'aumento della temperatura globale al di sotto dei due gradi centigradi". Si tratta di una decisione che va oltre quella di "non eccedere i due gradi", come già previsto al G8 dell'Aquila e contenuto in una prima bozza apparsa ieri mattina.
Sul fronte dei finanziamenti è rimasto indiscusso "l'impegno collettivo dei Paesi sviluppati a fornire risorse nuove e aggiuntive per 30 miliardi di dollari per il periodo 2010-2012". Inoltre, "nel contesto di azioni appropriate per la mitigazione (degli effetti dei cambiamenti climatici, ndr.) e la trasparenza nell'applicazione, i Paesi sviluppati sostengono l'obiettivo di mobilitare 100 miliardi di dollari l'anno intorno al 2020 per affrontare le necessità dei Paesi in via di sviluppo".
Nella bozza si esortava anche "a una revisione di questo accordo e della sua attuazione da completare entro il 2016". Revisione che "includerebbe la valutazione del rafforzamento dell'obiettivo di lungo termine di limitare l'aumento della temperatura media globale a 1,5 gradi". [Informazioni tratte da Adnkronos/Ing, Repubblica.it]

I luoghi da visitare prima che sia troppo tardi - Prima che sia troppo tardi, ci sono alcuni luoghi che devono essere assolutamente visitati. Così mentre il vertice mondiale sul clima di Copenaghen entra nelle fasi finali dei negoziati, HolidayCheck, la grande community web di opinioni sui viaggi, con recensioni di hotel, foto e video dei viaggi, propone una classifica di alcune mete la cui esistenza è minacciata dal riscaldamento globale. Un viaggio ad Atene, una delle città più antiche al mondo, tra dieci anni potrebbe risultare piuttosto difficile, infatti per il 2020 si stimano temperature estive oltre i 40° e un preoccupante aumento dell'inquinamento dell'aria. Le piste delle Alpi, specie quelle orientali, come Kitzbühel, in Austria, rischiano di diventare impraticabili a causa del progressivo aumento delle temperature. L’Everglades National Park, in Florida, rischia di cambiare completamente aspetto a causa dell'innalzamento del livello del mare. A causa dell'aumento delle temperature dell'acqua, i coralli della Grande Barriera Corallina in Australia, moriranno. Insieme alla scogliera scompaiono molti altri organismi, come la stella marina Acanthaster planci. Rischi anche Venezia: infatti, secondo un recente studio, il Mose, la barriera artificiale costruita per proteggere la città dall'acqua alta, potrebbe non essere più efficace. [Travelnostop.com]

 

 

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19 dicembre 2009
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