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Come stanno messi a salute gli Italiani? Di seguito i risultati del rapporto ''L'Italia dice 33''

Tre italiani su quattro dicono di stare bene, ma la salute delle donne lascia a desiderare

13 maggio 2004


Tre italiani su quattro dicono di stare in buona salute, ma un campanello d'allarme risuona sulla salute delle donne, che raggiungono gli uomini per frequenza di malattie e cattive abitudini, e dei giovani che vivono nella sregolatezza incuranti della propria salute futura.
E' l'istantanea scattata dalla Federazione associazioni dirigenti ospedalieri internisti (Fadoi), presentata dal presidente Ido Iori come risultato del IX Rapporto 2004 ''L'Italia dice 33''.

Le donne, spiega Iori, hanno raggiunto i primati negativi degli uomini, soffrono come loro le conseguenze della voglia di far carriera, fumano troppo e affogano nell'alcool ansie e frustrazioni.
I giovani invece, spiazzati dalle incertezze della società attuale, non pensano affatto alla propria salute, mangiano troppo, bevono e fumano, vivono alla giornata. Il loro primo evento sanitario, rileva Iori, li fa sbattere la testa contro il muro. L'Italia dei giovani è monocolore, non ci sono distinzioni tra nord, centro e sud per i loro comportamenti a rischio.
La salute degli adulti è migliore nelle regioni del centro Italia, aggiunge Iori, mentre al Nord le persone vivono le conseguenze dei cambiamenti negli stili di vita e al Sud siamo in piena emergenza obesità.
Negli adulti le malattie in aumento sono soprattutto l'artrosi, le artriti, le allergie, in particolare al cipresso e all'ulivo, e il diabete. Mentre sono in calo bronchite, osteoporosi ed ipertensione. Per quest'ultima, però, avverte Iori, non bisogna abbassare la guardia perché ancora oggi solo un malato su quattro è' trattato correttamente per questa patologia che può avere effetti devastanti nella salute futura degli individui.

Il sesso femminile, che aveva un vantaggio rispetto agli uomini, lo sta perdendo, ribadisce Iori.
Le donne hanno perso di più in aspettativa di vita ed hanno raggiunto gli uomini, mostrando una perdita percentuale di anni di vita per malattia del 9,5%, contro quella maschile del 7,8%.
I due sessi si livellano, precisa Iori, in quanto le donne hanno la tendenza a vivere di più.
Un altro rischio al femminile, prosegue l'esperto, riguarda il loro peso che è in aumento mediamente su tutto il territorio nazionale, inoltre le donne soffrono sempre di più di malattie cardiovascolari, e inoltre c'è tanto alcolismo sommerso al femminile, che riguarda soprattutto donne che vivono gran parte della loro vita tra le mura domestiche, e i cui problemi emergono soltanto quando arrivano in ospedale.

Ammalati di Sicilia
Mangiano troppo e male, sono sempre con la sigaretta in bocca e non si contengono nel mix di alcolici, superalcolici e birra. Questo è il ritratto dei siciliani secondo la ricerca della Fadoi, presentata a Roma.
L'indagine sulla salute degli isolani rivela anche allarme pressione alta fra le donne e diabete e artrosi fra gli adulti.
Ma anche in Sicilia, secondo Ido Iori, "il malato più grave è il servizio sanitario nazionale che rischia di frantumarsi sotto i colpi della devolution".
"La salute e la qualità della vita in Sicilia sono mediamente buone - afferma Margherita Manfrè, presidente Fadoi Sicilia e direttore dell'Unità operativa di medicina interna dell'ospedale di Patti - ciononostante c'è la sensazione che un certo disagio esistenziale e sociale tra le nuove generazioni si esprima sempre più con comportamenti dannosi per la salute, nell'immediato e soprattutto in prospettiva".
"Fumano, i giovani, e fumano tanto - spiega - specialmente le ragazze, che forse vivono il fumo come un improprio simbolo di emancipazione. E i giovani bevono, troppo. Birra, mix di alcolici e superalcolici, soprattutto durante la lunga estate siciliana. A questo aggiungiamo i casi crescenti obesità, segno di una cultura sbagliata dell'alimentazione, che fa le sue vittime già in età scolare".
Preoccupazione anche per l'incidenza più alta dell'ipertensione arteriosa tra le donne. "Una nostra indagine - rivela la dottoressa Manfrè - su un campione di 1.740 ipertesi che, nell'arco di due anni sono passati per la nostra Divisione di Medicina Interna a Patti, 1.020 erano donne".

La dottoressa Manfrè si mostra preoccupata anche per "il momento delicato e difficile dell'Istituzione ospedaliera, nel quadro di una Sanità che cambia connotati". "L'ospedale - osserva - dovrà occuparsi essenzialmente di patologie acute ed emergenze. Qui in Sicilia, però, i problemi non mancano. Da una parte continuiamo a fare ricoveri impropri, per pazienti non gravi e dunque dobbiamo imparare a cambiare mentalità per primi noi medici; dall' altra, c'è la necessità che il Territorio sia preparato ad accogliere i pazienti post-acuti, creando lungo degenze e posti di riabilitazione, ospedalizzazioni domiciliari e assistenze domiciliari integrate. Nel frattempo, spesso, ci troviamo in imbarazzo: come si fa a dimettere un paziente che sappiamo non troverà adeguato supporto nel territorio?".

Queste le percentuali di malattie diagnosticate nell'Isola
Su cento siciliani affetti da malattie croniche 19,5 soffrono di artrosi e artrite (il dato italiano è 19,1); 11,2 soffrono di ipertensione (11,7); 6,2 di malattie allergiche (8,2); 5,8 di osteoporosi (6,3); 5,7 di bronchite cronica, inclusa l' asma bronchiale (6,3); 4,4 di disturbi nervosi (4,0); 4,3 soffrono di diabete (3,9); 3,7 di malattie del cuore (3,7); 2,9 di ulcera gastrica o duodenale (3,2).

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13 maggio 2004
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