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Conto alla rovescia per il ''Ponte della discordia''

Lavori al via mercoledì prossimo. Oggi la Rete no ponte manifesterà a Villa San Giovanni anche con l'appoggio di Wim Wenders

19 dicembre 2009

E' scattato il conto alla rovescia. Mercoledì prossimo, 23 dicembre, inizieranno i lavori per la costruzione del Ponte sullo Stretto di Messina, ma senza la cerimonia inaugurale. Il varo con le autorità è stato rinviato fino a quando non potrà essere presente il premier Silvio Berlusconi, convalescente dopo l'aggressione subita domenica pomeriggio. La visita del presidente del Consiglio al cantiere si terrà successivamente, ad annunciarlo è stato il ministro delle Infrastrutture e dei trasporti, Altero Matteoli il quale, come Berlusconi, non sarà presente all'avvio dei lavori.

Intanto nei giorni scorsi, il Cipe (Comitato interministeriale per la programmazione economica) ha approvato le risorse necessarie all'aumento del capitale della società Stretto di Messina garantendo all'Anas e alle Ferrovie dello Stato una quota pari a 330 milioni, aggiuntivi a quelli previsti nella Finanziaria 2010. Queste risorse, ha fatto sapere il ministro delle Infrastrutture e Trasporti, Altero Matteoli, "verranno utilizzate nei prossimi anni a fronte del fabbisogno derivante dalla realizzazione del ponte".
Così fra tre giorni, in Calabria, ci sarà la posa della prima pietra per spostare parte della ferrovia all'altezza di Cannitello (costo di 26 milioni di euro), dove sorgerà una torre del ponte.
L'investimento per il ponte, stimato in circa 6,3 miliardi di euro, è coperto al 40% (pari a 2,5 miliardi) attraverso un contributo pubblico (1,3 miliardi) e un aumento di capitale della Società Stretto di Messina (1,2 miliardi); il restante 60% sarà reperito tramite finanziamenti sui mercati.
I 330 milioni decisi giovedì scorso dal Cipe si vanno ad aggiungere alla ricapitalizzazione di 300 milioni dell'ottobre 2003 e ai 470 milioni previsti dal governo nei giorni scorsi con un emendamento alla Finanziaria; per i cento milioni che restano c'è l'impegno da parte della regione Sicilia, azionista nella Stretto di Messina assieme alla Regione Calabria, ciascuna con il 2,6%: anche se nei giorni scorsi il presidente di quest'ultima, Agazio Loiero, ha detto di voler uscire dalla società. "La decisione - ha fatto sapere Loiero tramite una nota del portavoce - è stata presa dalla Giunta, che ha stabilito di cedere la propria quota azionaria e di ritirare subito dal consiglio di amministrazione il proprio rappresentante, Rodolfo De Dominicis".

"La progettazione va avanti, dal Cipe è arrivata una spintarella. Nei primi mesi dell'anno inizieranno gli espropri", ha affermato Massimo Ponzellini, presidente di Impregilo, capogruppo mandataria per il progetto di realizzazione del Ponte sullo Stretto. E dopo quelli sul versante calabrese ci saranno quelli in Sicilia.

Quelli del "NO Ponte" - Continuano le critiche dei detrattore del Ponte sullo Stretto. Dal Pd, Ermete Realacci  parla di "grande bluff": "Il grande bluff del Ponte sullo Stretto continua. Sia la fantomatica inaugurazione del 23 dicembre, che in realtà ha ben poco a che vedere con i lavori di avvio del Ponte, sia le risorse economiche, che come dimostra l'ulteriore investimento del Cipe saranno in gran parte pubbliche e non di privati come millanta il Governo, dimostrano come quella del Ponte sullo Stretto sia un'opera tanto faraonica quanto incerta. Quello che è certo, invece - aggiunge - è lo sfregio nei confronti dei cittadini del sud di Italia che hanno ben altre priorità".
Sulla decisione del Cipe, invece, il presidente dei Verdi, Angelo Bonelli, ha affermato che "il governo ha deciso di gettare letteralmente i soldi a mare su un'opera costosissima e inutile".
Intanto le Cgil di Messina e di Reggio Calabria hanno preparato la loro mobilitazione per dire "No al Ponte" che si terrà oggi, sabato 19 dicembre, a Villa San Giovanno e che ha registaro l'adesione congiunta delle due Camere del lavoro: "Distrarre le poche risorse esistenti dalle opere veramente indispensabili oggi più che mai appare un'offesa ai nostri territori" hanno detto i segretari Lillo Oceano e Francesco Alì. "Mentre le Ferrovie stanno pubblicizzando a gran voce la recente conquista della Frecciarossa che collega in meno di tre ore Roma con Milano qui da noi tre ore non bastano nemmeno per andare da Messina a Palermo o da Reggio a Catanzaro. Mentre si intensificano gli annunci circa la soppressione dei treni a lunga percorrenza e mentre il nuovo orario invernale ha soppresso corse e treni indispensabili ai pendolari si continua ad inseguire l'avvio dei lavori di un'opera evidentemente non prioritaria. Il Governo prenda coscienza che il nostro territorio ha innanzitutto bisogno di strade e autostrade, serve che Fs non ci abbandoni con la motivazione inaccettabile della bassa rimuneratività del servizio, serve trasformare davvero il Tito Minniti nell'Aeroporto dello Stretto predisponendo collegamenti diretti da Messina e biglietti a tariffe competitive. Servono risorse per la messa in sicurezza de per garantire l'incolumità fisica alle nostre famiglie".

Trova che sia "un'idea stupida e capitalista" quella della costruzione del Ponte sullo Stretto, il regista tedesco Wim Wenders, in questi giorni a Riace per completare le riprese del cortometraggio sui temi dell'accoglienza, che ha aderito alla manifestazione nazionale di oggi organizzata dalla Rete No Ponte. "Il Ponte - ha detto Wenders - è un'idea stupida e capitalista. La vera utopia è in Calabria: il comune di Riace ne è un esempio".
"E' ora di dire basta alle trovate pubblicitarie che, quando non sono vere e proprie prese in giro, costituiscono comunque un modo per sfuggire alla responsabilità di occuparsi seriamente dei problemi che affliggono i cittadini italiani", ha affermato Luigi de Magistris, europarlamentare dell'Italia dei valori, che, pur non potendo essere fisicamente presente per via di impegni pregressi, aderisce alla manifestazione nazionale per dire "no" alla costruzione del Ponte. "Trovo veramente assurdo - ha aggiunto - che si possa pensare davvero di spendere una quantità inimmaginabile di soldi, che con ogni probabilità finiranno per la maggior parte nelle mani dei soliti prenditori collusi con la criminalità, per realizzare un'opera come il ponte sullo Stretto, mentre ci sono vere e proprie catastrofi in corso cui nessuno mette mano". "Se rifletto sulle reali necessità del Paese - ha sostenuto de Magistris - ed in particolare della Sicilia e della Calabria, quasi non saprei stabilire un ordine di priorità dal momento che tutte sono problematiche assolutamente vitali. Penso alle infrastrutture assolutamente inadeguate, penso al gravissimo rischio idrogeologico e sismico che caratterizza queste regioni, penso allo stato indegno dell'edilizia pubblica, penso all'ambiente che necessita di interventi seri e determinati, penso alla necessità di investimenti che consentano lo sviluppo delle attività che più sono consone a questi territori, penso al bisogno di sostegno che hanno l'artigianato e la piccola e media impresa, e potrei continuare davvero a lungo". "Ma mai - ha concluso de Magistris - neppure per un istante, neppure se mi chiedessero di dire la balla più grossa che mi viene in mente, penserei che sia necessario costruire un'opera come il ponte sullo Stretto la quale, oltre che disastrosa sul piano ambientale, non produrrà alcun serio beneficio sul piano occupazionale ed economico per le due regioni che, da questo mostro, subiranno solo danni e l'ennesimo stupro della natura".

L'avvertimento del Wwf: "Lo Stato rischia penali per bretella ferroviaria" - "Sul Ponte sullo Stretto il Governo in carica espone lo Stato ad un rischio di penali di oltre 390 milioni di euro avendo deciso incomprensibilmente di far realizzare una bretellina ferroviaria di 1,1 km, del costo di 23 milioni di euro, da Stretto di Messina (SDM) SpA, e quindi dal general contractor (GC) capeggiato da Impregilo, invece che da RFI SpA, con gara pubblica". E' quanto sostiene, in una nota, il Wwf Italia.
"Una disposizione contrattuale tra Stretto di Messina spa e il General Contractor - afferma ancora il Wwf - stabilisce che all'apertura di cantieri di opere connesse al ponte sullo Stretto di Messina scatti una clausola che obbliga, nell'eventualità che il ponte non venga realizzato, al pagamento di penali equivalenti al 10% del costo dell'opera, e quindi da un minimo di 390 milioni di euro (10% del valore di aggiudicazione della gara) ad un massimo di oltre 630 milioni di euro (10% del costo totale dell'investimento)".
"Credo proprio che ciò che noi oggi denunciamo riguardo alla Delibera CIPE di luglio - afferma il presidente di Wwf Italia, Stefano Leoni - possa interessare la Corte dei Conti. Non si capisce, infatti, quale vantaggio abbia il Governo a farsi legare le mani prima del tempo e a non procedere con prudenza nella realizzazione di un'opera così complessa come il ponte".

[Informazioni tratte da Ansa, La Siciliaweb.it, Repubblica.it]

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19 dicembre 2009
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