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Cresce il numero dei bambini soldato

I numeri allarmanti dell'ultimo rapporto di ''Human Rights Watch''

16 maggio 2008

Cresce il numero dei bambini soldato. Secondo un nuovo rapporto di "Human Rights Watch", migliaia di bambini di età inferiore a 18 anni attualmente partecipano a conflitti armati in almeno 18 nazioni in tutto il mondo, come parte di eserciti governativi, paramilitari e gruppi armati di opposizione.
Dal 1994, si legge, "Human Rights Watch" ha denunciato l'uso e il reclutamento di bambini soldato in 15 Nazioni, sia maschi che femmine: i bambini vengono usati come facchini o cuochi, guardie, messaggeri o spie. Molti sono costretti a combattere, dove possono essere forzati in prima linea o mandati nei campi minati davanti alle truppe dei più anziani. Secondo il rapporto, intitolato "Coercion and intimidation of child soldiers to participate in violence", i bambini sono stati usati anche in missioni suicide. In alcuni conflitti, le ragazze vengono violentate o date come "mogli" ai comandanti militari.

Il rapporto evidenzia che "poiché i bambini sono spesso fisicamente vulnerabili, facili da intimidire e suscettibili alla manipolazione psicologica, essi sono spesso dei soldati obbedienti. Come parte della loro formazione alla violenza, i bambini reclutati sono di frequente soggetti a esercitazioni fisiche sfiancanti e a indottrinamenti ideologici".
I bambini accusati anche della minima infrazione possono essere sottoposti a punizioni fisiche estreme, compreso l'essere picchiati, frustati, bastonati o incatenati o legati ogni volta con una corda per giorni. In alcuni conflitti, i comandanti forniscono marijuana e oppio ai bambini per renderli "coraggiosi" e diminuire la paura del combattimento. "Inoltre - dice il rapporto - i comandanti possono addestrare i bambini reclute forzandoli a essere testimoni o a commettere abusi e uccisioni in modo da desensibilizzarli alla violenza. Alcuni bambini sono costretti a prendere parte ad atrocità contro le loro stesse famiglie e contro i vicini per stigmatizzali ed assicurarsi che non siano capaci di ritornare alle loro comunità".

Secondo il rapporto, molti bambini soldato sono costretti a seguire questi ordini sotto la minaccia di subire punizioni severe o la morte. Per indurre i bambini a partecipare al combattimento e commettere atrocità contro i civili, i comandanti non solo usano le minacce e la violenza contro le piccole reclute ma anche contro le loro famiglie così come minacciano la possibilità di torture e morte per mano del nemico. Le ricerche di "Human Rights Watch" hanno anche rilevato che i bambini recluta sono spesso costretti a punire fisicamente e uccidere altri soldati, compresi bambini, accusati di diserzione e di altri crimini: i bambini soldato che rifiutano di eseguire gli ordini possono essere duramente picchiati o minacciati di essere giustiziati.
Queste pratiche infondono paura e senso di colpa nei bambini e li ammoniscono sul loro destino nel caso in cui dovessero tentare di fuggire o fallire nell'eseguire gli ordini. L'uso o la minaccia di violenza per costringere i bambini recluta ad uccidere e torturare altri combattenti e a commettere violazioni dei diritti umani contro la popolazione civile è geograficamente diffuso e comune fra gli eserciti governativi, paramilitari e fra i gruppi di opposizione armata.
"Human Rights Watch" ha raccolto testimonianze in questo senso nelle varie indagini svolte in Africa, Asia e America. In Africa, l'organismo di tutela dei diritti ha svolto ricerche in Angola, Liberia, Sierra Leone e Uganda. In Angola, "Human Rights Watch" rileva che i bambini reclutati dalla "National Union for the Total Independence of Angola" (Unita) sono sottoposti a una rigida disciplina per le infrazioni e a pene particolarmente severe per i tentativi di fuga. Per dissuadere alla diserzione, i comandanti obbligano i bambini recluta a guardare e partecipare alle esecuzioni dei fuggitivi catturati. I bambini smobilitati dalle milizie dell'Unita nel 1996 hanno spiegato che quando un bambino fuggito veniva catturato, gli altri avrebbero dovuto assistere alla sua esecuzione anche se quella persona era un membro della famiglia.

In Liberia, molti bambini sono stati arruolati nei gruppi armati e nelle milizie governative durante il conflitto. Alcuni bambini hanno visto uccidere i loro genitori e hanno creduto di non avere altra scelta per salvarsi o sopravvivere se non quella di unirsi ai gruppi armati. Alcuni venivano costretti ad arruolarsi. Alcuni si arruolavano per fame in modo da ricevere cibo dal raggruppamento belligerante.
Infine, attraverso alcune testimonianze, "Human Rights Watch" è venuta a conoscenza del fatto che sia le milizie affiliate ribelli che quelle governative, inclusi il "National Patriotic Front of Liberia" (Npfl), "United Liberian Movement for Democracy" in Liberia (Ulimo), "Independent National Patriotic Front of Liberia" (Inpfl), e l'"Armed Forces of Liberia" (Afl) minacciavano, picchiavano e torturavano i bambini per costringerli ad essere testimoni e a partecipare alle atrocità contro i combattenti e la popolazione civile. [Agenzia internazionale stampa estero]

- Il rapporto di Human Rights Watch (in inglese - pdf)

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16 maggio 2008
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