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Da Termini Imerese a Tychy, in Polonia

La Fiom Cgil scende in campo per difendere lo stabilimento Fiat siciliano: ''Difenderemo strenuamente la fabbrica''

17 novembre 2009

No alla chiusura dello stabilimento Fiat di Termini Imerese. La manifestazione di protesta della Cgil sabato scorso a Roma è stata anche l'occasione per i metalmeccanici della Fiom di contestare il piano Fiat, che prevede entro il 2011 la fine della produzione automobilistica nella fabbrica siciliana, senza alcuna garanzia per i dipendenti. Contro il piano si schierano a muso duro il segretario generale della Fiom Gianni Rinaldini e della Fiom di Termini Imerese, Roberto Mastrosimone. "Se lo scordano di chiudere Termini Imerese, la Fiat ha firmato un accordo per produrre qui la nuova Y" ha detto Rinaldini che ha espresso diffidenza anche sul "reale" aumento della produzione nel Paese prospettato dal Lingotto, che dovrebbe passare dagli attuali 600-650 mila a 850-900 mila pezzi l'anno. Mastrosimone ha annunciato invece "azioni forti e decisive" per difendere lo stabilimento Fiat siciliano.

Il "piano Fiat", che Sergio Marchionne dovrebbe presentare ai sindacati fra un paio di settimane, prevederebbe una maggiore produzione di automobili prodotte in Italia, in cambio di quello che l'ad chiama un "riequilibrio di una realtà non più accettabile" e sintetizzata in queste cifre: nei cinque stabilimenti italiani dell'auto (Mirafiori, Cassino, Pomigliano, Melfi, Termini Imerese) con 21 mila 900 addetti quest'anno si produrranno 645 mila vetture (15-20 mila in più del 2008); nello stesso periodo, in Polonia, 5 mila 800 addetti produrranno 600 mila vetture e in Brasile 8 mila 700 addetti ne produrranno 700 mila.
Una rivoluzione, che allarma i sindacati e che in Termini Imerese attualmente vede l'unica certezza. Il piano infatti prevede la fine della produzione automobilistica nel 2011 già annunciata da Marchionne. Da quel momento la nuova Y verrà trasferita in Polonia. Non c'è invece alcuna certezza sul futuro dei 1500 dipendenti della fabbrica siciliana. Il Lingotto ha sempre detto di essere in attesa di proposte da parte delle istituzioni.

"Assieme a Fim e Uilm – ha annunciato Roberto Mastrosimoneavvieremo subito un confronto con le forze sociali e produttive dell’intero territorio per mettere in campo iniziative importanti con l’obiettivo di far modificare il piano industriale a Fiat". Per la Fiom, "se il progetto è questo significa che dietro c’è la complicità del governo Berlusconi che ha ratificato gli accordi di Fiat in Cina e poi in Serbia, spendendo solo parole sul Mezzogiorno, mentre nei fatti sostiene la chiusura della Fiat a Termini Imprese, tra le fabbrica più importanti al Sud". "Complici sono tutti i siciliani che ricoprono ruoli nelle istituzioni – ha accusato inoltre il segretario Fiom di Termini Imerese -. Complice è il presidente del Senato Renato Schifani, complici sono i ministri Angelino Alfano e Stefania Prestigiacomo, complice è il sottosegretario Gianfranco Miccichè che è anche vice sindaco a Termini Imerese. Questi signori dovranno spiegare a 3.000 famiglie che non avranno più un lavoro".
Sulla possibilità di spostare la produzione della nuova Y in Polonia, Rinaldini dice: "Non esiste che loro si prendono gli eco-incentivi, ovvero i contributi dei lavoratori, e allo stesso tempo chiudono lo stabilimento di Termini Imerese". Infatti, secondo il segretario della Fiom, l'eventuale proroga degli incentivi auto deve essere legata alla "garanzia che vengano mantenuti gli stabilimenti nel nostro Paese, come del resto fanno gli altri Paesi europei". Anche perché, ha aggiunto, "i tre modelli incentivati finora sono stati la Grande Punto, la Panda e la 500, che sono prodotti in Polonia".

Sulla questione siciliana è sceso in campo anche il leader della Cgil, Guglielmo Epifani, che ha chiesto "l'intervento" del governo: "Non si possono dare risorse alla Fiat, soldi dei cittadini e poi chiudere gli stabilimenti nel Sud, come Termini Imerese".
Dal governo, il ministro del Welfare, Maurizio Sacconi si è limitato a dire: "Valuteremo a tempo debito. La questione è molto delicata, ma assicuro che l'esecutivo ha sempre voluto che tutti i processi di riorganizzazione produttiva fossero affrontati trasparentemente presso tavoli negoziali".

Intanto nello stabilimento di Termini Imerese, su iniziativa di Fiom, Fim e Uilm, gli operai hanno deciso per oggi di scioperare un'ora per ogni turno di lavoro. Nelle principali aziende dell'indotto (la Ergom, la Bienne Sud e la Lear) invece si sono tenute diverse assemblee.
"Si profila una chiusura, e non c'è nessuna garanzia sulle prospettive dei 2.100 lavoratori di Fiat e dell'indotto. Da domani continueremo il confronto con gli operai per decidere insieme le iniziative da attuare", ha spiegato Roberto Mastrosimone. E da domani, intanto, la catena di montaggio della Fiat di Termini tornerà a fermarsi per un nuovo periodo di cassa integrazione, già programmato da tempo. La fabbrica riaprirà il 30 novembre.
"La scelta della Fiat di sfidare la crisi, aprire ai mercati internazionali e allo stesso tempo di chiudere la produzione di automobili nello stabilimento di Termini Imerese è inspiegabile", ha dichiarato il senatore del PD Giuseppe Lumia, in sostegno allo sciopero in atto nello stabilimento siciliano. "Lo stabilimento di Termini Imerese – aggiunge Lumia – si trova al centro del Mediterraneo, là dove nascerà a breve l’area di libero scambio e dove si prevede un’espansione dei mercati grazie alla crescita dei Paesi in via di sviluppo”."Il problema del trasporto - continua il senatore del PD - è stato superato. Oggi, grazie al porto è possibile abbatterne i costi. Ci sono tutte le condizioni per rilanciare lo stabilimento di Termini Imerese. Bisogna puntare sulla produzione delle automobili ad energia pulita, instaurando relazioni con i centri di ricerca delle università siciliane". "In tutto il mondo i governi nazionali hanno vincolato gli aiuti al settore al mantenimento degli stabilimenti nei propri Paesi. Il governo italiano - conclude Lumia - faccia lo stesso per garantire una delle realtà industriali più importanti della Sicilia".

[Informazioni tratte da Repubblica.it, LiveSicilia.it, Adnkronos/Ing]

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17 novembre 2009
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