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Dalle Giornate dell'Economia del Mezzogiorno 2011

In Sicilia servono 15 mld per le infrastrutture, solo una giovane donna su 5 lavora, ci sono 325mila i disoccupati nascosti...

10 novembre 2011

Una regione con oltre 325mila disoccupati nascosti, dove solo una giovane donne su 5 lavora, e dove la crisi del 2008-2010 ha bruciato 40mila posti di lavoro, di cui 17mila nell'industria. Ma in cui il settore terziario dimostra una tenuta più forte dell'intero Sud e dove le potenzialità del settore geotermico e uno stanziamento di 15 miliardi di euro per completare il piano di grandi infrastrutture potrebbero contribuire in modo determinante al rilancio economico dell'isola.
E' quanto emerge da un'analisi SVIMEZ su dati Istat e del Rapporto SVIMEZ 2011, presentati oggi a Palermo dal Direttore Riccardo Padovani e dal Vice Direttore Luca Bianchi, nel seminario "Dopo il Rapporto SVIMEZ 2011: riflessioni su emergenze e potenzialità per la ripresa del Mezzogiorno" nell'ambito delle Giornate dell'Economia del Mezzogiorno, a Palazzo Steri.

IL PIL SICILIANO NELLA CRISI - In termini di prodotto, nel pieno della crisi, dal 2008 al 2010, la regione ha segnato in media - 1,1%, un segno negativo decisamente più contenuto del dato meridionale (-2,1%) e del Centro-Nord (-1,7%). Relativamente al 2010, la situazione è stazionaria (+0,1%), in linea con il dato meridionale (+0,2%), decisamente distante dalla media dei Paesi Ue (+1,8%).
E il 2011 non fa ben sperare: in base alle previsioni SVIMEZ-IRPET, il Pil nazionale crescerà dello 0,6%: in particolare, dello 0,8% al Centro-Nord e dello 0,1% nel Mezzogiorno. In Sicilia, situazione stagnante (+0%). Va però rilevato che in dieci anni, dal 2001 a 2010, il recupero del gap di sviluppo siciliano è stato il più forte tra le Regioni meridionali. Fatto pari a 100 il Pil del Centro-Nord, la Sicilia, che segnava nel 2001 il 54,7% è salita nel 2010 al 58,6%.
I SETTORI: LA SORPRESA DEL TERZIARIO - A livello settoriale, nel 2010 nella regione, si registra un sostanziale calo del valore aggiunto nell'industria (-1%, rispetto a -0,3% del Mezzogiorno), con un segno negativo molto forte nelle costruzioni (-6;6%, rispetto a -5% della media meridionale). Totalmente ferma in Sicilia l'agricoltura (0%), a fronte di una performance positiva per il Mezzogiorno (+1,4%), doppia rispetto alla media del Centro-Nord (0,7%). Tengono invece i servizi (+0,6%), rispetto a una media meridionale del +0,4%. Negli anni della crisi, dal 2008 al 2010, la Sicilia in questo settore dimostra una tenuta in controtendenza rispetto al Mezzogiorno (+0,6% rispetto a -2,9%) e al Centro-Nord (-1,7%), che contribuisce, si legge nella nota, "a compensare in significativa misura i risultati sfavorevoli in tutti i restanti settori di attività".

OCCUPATI - Tra il 2008 e il 2010 l'Italia ha perso 532mila posti di lavoro. Di questi, la maggioranza, 280mila, nel Mezzogiorno, e ben 40mila nella sola Sicilia. In particolare, quasi 17mila nell'industria. In percentuale, in due anni la Sicilia ha perso il 12% dell'occupazione industriale (media meridionale, -13,8%).
Numeri ben più pesanti se osservati secondo un altro criterio: con il 6,3% di occupati in regione sul totale nazionale, la Sicilia ha subìto il 7,5% delle perdite, una dinamica in linea con la bilancia sfavorevole del Mezzogiorno (dove si concentrano il 30% degli occupati ma ben il 53% delle perdite).
Nel 2011 l'occupazione sembra recuperare. In base a dati SVIMEZ, nei primi sei mesi dell'anno gli occupati sono cresciuti di oltre 100mila unità in Italia. Di questi, 77mila al Centro-Nord e 24mila nel Mezzogiorno. In testa alla classifica Puglia (+23mila unità) e Abruzzo (+15mila unità), seguiti dalla Sicilia, con 9mila nuovi occupati. In termini percentuali, gli occupati in Sicilia crescono nel 2011 dello 0,6%, un dato superiore alla media meridionale (+0,4%)
OLTRE 325mila DISOCCUPATI NASCOSTI - Ma la realtà dell'occupazione è molto più complicata: nel 2010, se consideriamo anche coloro che "pur non facendo azioni dirette di ricerca di occupazione sono disponibili a lavorare", il tasso di disoccupazione corretto dell'isola sarebbe più che raddoppiato, passano dal 14,7% ufficiale al 28,9%. In altri termini, ai 248mila disoccupati ufficiali andrebbero aggiunti i 326mila "nascosti", non conteggiati nelle classifiche Istat. In questo modo in valori assoluti i disoccupati siciliani schizzerebbero a 582mila. Sempre a livello regionale, deve far riflettere che l'occupazione standard interessa soltanto poco più di una persona su 4 in età da lavoro (27,4%).
In questo contesto, la situazione giovanile e femminile assume connotati tragici: nel 2010 il tasso di occupazione di giovani (età 15-34 anni) è sceso nel Mezzogiorno al 39,9%, in Sicilia al 38,8% (contro una media nazionale del 52%). Dal 2008 al 2010 infatti le perdite di occupazione si sono concentrate nella componente giovanile, tenendo invece oltre i 35 anni (nel 2010 in Sicilia + 0,7%, più del doppio della media del Mezzogiorno, +0,3%). In più, solo una giovane donna su 5 in Sicilia lavora: qui il tasso nel 2010 si è inchiodato al 20,6%, tre punti più basso della media meridionale (23%), e 18 punti al di sotto della media nazionale, già di per se preoccupante (38%).

E STUDIARE PAGA? - Sembrerebbe proprio di no: nel 2010 un laureato su 3 al Sud e in Sicilia è stato fuori dal sistema formativo e dal mercato del lavoro, in un limbo in cui non si studia e non si lavora (Neet). In Sicilia oltre il 31% della popolazione laureta in età 15-34 si trova in questa situazione, circa 37mila giovani su 167mila dell'intero Sud, in crescita del +5,25 in due anni.
LO TSUNAMI SICILIANO - Secondo stime SVIMEZ, nel 2051 in regione cresceranno solo gli over 75 (+472mila), mentre le classi di under 29 perderanno 571mila unità e quelle dai 30 ai 74 ben 652mila. Da terra giovane e piena di braccia, per effetto di migrazioni, contrazioni delle nascite e scarsa immigrazione straniera, anche la Sicilia diventerà spopolata, anziana, economicamente dipendente da un Paese sempre più invecchiato.
PIANO SUD - "La SVIMEZ condivide le preoccupazioni delle regioni meridionali, secondo cui il Piano del Governo rischia di risolversi più che in un'opera di concentrazione delle risorse, in un'operazione di ulteriore contrazione delle risorse aggiuntive, mediante il taglio nazionale del co-finanziamento", ha dichiarato il Direttore della SVIMEZ Riccardo Padovani. Degli 8 miliardi di euro previsti, con il passaggio dal 50 al 25% del cofinanziamento, ha aggiunto Padovani, "occorrerà capire se il Governo intende riutilizzarli concentrandoli su investimenti strategici nelle regioni meridionali o piuttosto per finanziare obiettivi diversi per tipologie di intervento e di destinazione territoriale".

CHE FARE: 15 MILIARDI PER LE INFRASTRUTTURE SICILIANE - Serve una forte politica di rilancio infrastrutturale per far ripartire il Mezzogiorno e la Sicilia, a fronte di un investimento di 60 miliardi di euro, di cui 18 già disponibili. In particolare, in regione, la SVIMEZ ha individuato una serie di opere prioritarie su cui puntare: la autostrada Palermo-Agrigento, la Messina-Siracusa-Gela, Agrigento-Caltanissetta, Ragusa-Catania, il raddoppiamento della linea ferroviaria Messina-Catania, della Palermo-Messina e il nuovo collegamento Palermo-Catania; il Ponte sullo Stretto, per un costo totale di oltre 21 miliardi di euro, di cui 6 già stanziati e 15 ancora da reperire. Una parte di questi fondi potrebbe derivare dal nuovo Piano EuroSud.
CHE FARE: LA GEOTERMIA - Un altro settore su cui puntare per far ripartire la crescita a livello nazionale, meridionale e siciliano, è quello delle energie rinnovabili, in particolare della geotermia. Si tratta di un campo ancora poco esplorato in Italia, di un'energia continua, a differenza del solare e dell'eolico. Buona parte del territorio siciliano, in questo senso, soprattutto nell'area sud-orientale, ma non solo, rivela molte potenzialità inespresse.

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10 novembre 2011
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