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Dell'Utri ricoverato "per motivi umanitari"

Le condizioni dell'ex senatore, ancora agli arresti, non destano alcuna preoccupazione

17 aprile 2014

Ieri Marcello Dell'Utri ha lasciato la sede del Comando della polizia a Beirut, dove era detenuto da sabato, ed è stato ricoverato presso l'ospedale Al Hayat. Il trasferimento di Dell'Utri, che ha 73 anni e in passato è stato sottoposto a diversi interventi chirurgici al cuore, è stato disposto dal procuratore generale presso la Corte di Cassazione, che segue il suo caso.
L'alto magistrato, ha spiegato l'avvocato libanese Al Khalil, ha preso la decisione sulla base di un referto stilato da un cardiologo che ha visitato Dell'Utri nel centro di detenzione e ha ritenuto necessario un monitoraggio continuo, anche se le sue condizioni non destano preoccupazioni. L'ex senatore rimane comunque agli arresti: l'ospedale è stato scelto perché dotato di un piccolo padiglione sorvegliato dalla polizia riservato ai detenuti.
"Il ricovero è stato deciso solo per ragioni umanitarie che nulla hanno a che vedere con la procedura di estradizione richiesta dall'Italia", ha spiegato l'avvocato Al Khalil, aggiungendo che non ci sono novità sul piano giudiziario. "Che io sappia, la richiesta documentata di estradizione non è ancora arrivata dall'Italia".

Procedure di estradizione complicate - Secondo indiscrezioni, a corredo della richiesta, il ministero della Giustizia dovrebbe allegare tutti gli atti tradotti in arabo del processo per concorso esterno in associazione mafiosa definito l'anno scorso dalla corte d'appello di Palermo con la condanna dell'ex senatore a 7 anni. La Procura generale si è mobilitata per recuperare il materiale, che è vastissimo: non si tratterebbe infatti solo dell'ultima sentenza, che comunque è lunga circa 500 pagine, e di tutti i verbali delle udienze e delle deposizioni dei testi sentiti al processo di secondo grado, ma anche, secondo un'interpretazione del trattato di estradizione Italia-Libano, dei due verdetti precedenti (il primo del tribunale e la prima sentenza d'appello poi annullata dalla Cassazione). Una mole enorme di carte - si tratta di una vicenda giudiziaria di vent'anni - che verrà trasmessa in via Arenula e poi tradotta.

Intanto ieri, l'inviato di Repubblica Francesco Viviano e quello del Corriere della Sera Giuseppe Guastella, sono stati fermati per circa mezz'ora dalla polizia libanese quando hanno scattato fotografie di Marcello Dell'Utri al suo arrivo all'ospedale Al Hayat di Beirut, dove è stato trasferito.
Viviano e Guastella hanno raccontato ai siti dei loro giornali di avere cercato di parlare con Dell'Utri, che era ammanettato, con la barba lunga, visibilmente affaticato e circondato da quattro o cinque agenti di polizia armati. Ma il detenuto non ha voluto rispondere alle loro domande. Quando gli hanno scattato una foto con i loro cellulari, sono stati immediatamente bloccati e ammanettati dalle guardie, che li hanno rinchiusi in due stanze separate fino a quando sono stati compiuti controlli sulle loro identità. Successivamente sono stati rilasciati, ma gli agenti hanno cancellato le fotografie dai cellulari. Entrambi gli inviati hanno spiegato il comportamento dei poliziotti con il fatto che questi non sapevano che erano dei giornalisti.

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17 aprile 2014
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