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Depenalizzare l'omosessualità sarebbe discriminatorio...

No del Vaticano alla proposta della Francia all'Onu di depenalizzare l'omosessualità nel mondo

02 dicembre 2008

Nel mondo sono diversi i paesi dove l'omosessualità è vista come un reato da punire. In alcuni di questi paesi la punizione è una multa, in altri i lavori forzati, in altri ancora si viene frustati e in alcuni carcerati. Poi ci sono quei paesi, come ad esempio l'Iran, dove l'omossesualità si punisce con la pena di morte. Assurdo no? Proprio in virtù di una tale assurdità la Francia ha intenzione di presentare all'Onu una proposta di depenalizzazione universale dell'omosessualità. Come dire, un atto di essenziale civiltà.
Non è dello stesso avviso, però, il Vaticano che si è opposto alla proposta francese. L'osservatore permanente della Santa Sede presso le Nazioni Unite, monsignor Celestino Migliore, ha infatti spiegato che l'Onu non deve depenalizzare l'omosessualità perché ciò porterebbe a nuove discriminazioni, in quanto gli Stati che non riconoscono le unioni gay verranno "mesi alla gogna".

"Tutto ciò che va in favore del rispetto e della tutela delle persone - ha affermato l'arcivescovo Migliore - fa parte del nostro patrimonio umano e spirituale. Il Catechismo della Chiesa cattolica, dice, e non da oggi, che nei confronti delle persone omosessuali si deve evitare ogni marchio di ingiusta discriminazione". "Ma qui - ha aggiunto Migliore, in riferimento alla proposta francese da presentare all'Onu - la questione è un'altra. Con una dichiarazione di valore politico, sottoscritta da un gruppo di paesi, si chiede agli Stati ed ai meccanismi internazionali di attuazione e controllo dei diritti umani di aggiungere nuove categorie protette dalla discriminazione, senza tener conto che, se adottate, esse creeranno nuove e implacabili discriminazioni". "Per esempio - ha detto ancora l'arcivescovo - gli Stati che non riconoscono l'unione tra persone dello stesso sesso come "matrimonio" verranno messi alla gogna e fatti oggetto di pressioni".

Mons Migliore si è anche detto "indignato e rattristato" dal progetto di introdurre l'aborto tra i diritti umani promosso da alcune associazioni sempre all'Assemblea generale dell'Onu. L'iniziativa "rappresenta l'introduzione del principio homo homini lupus, l'uomo diventa un lupo per i suoi simili", ha affermato il presule. "Questa è la barbarie moderna che, dal di dentro, ci porta a smantellare le nostre società".

La replica dell'associazione Arcigay - "E' di una gravità inaudita che il Vaticano, e quindi, la Chiesa cattolica tutta, si adoperi affinché questa richiesta non passi e, si prefigura come un vero e proprio atto di condanna a morte contro i milioni di gay e di lesbiche che hanno la sfortuna di abitare in paesi sanguinari". L'Arcigay ha ricordato che in 91 Paesi del mondo sono previste sanzioni, torture, pene e persino l'esecuzione capitale (10 paesi islamici) contro le persone omosessuali. "La scusa per cui la richiesta francese non dovrebbe passare perché da quel momento gli stati che non riconoscono le unioni gay sarebbero messi all'indice, - conclude l'Arcigay - non solo non ha alcun senso, ma è una studiata e cinica bugia per nascondere ciò che realmente il Vaticano vuole: mantenere la pena di morte e il carcere per le persone omosessuali".

La mappa della discriminazione - Pena di morte. Carcere. Frustate. Lavori forzati. Multe. E' lunga la lista delle pene con cui alcuni paesi puniscono l'omosessualità. Nel mondo sono circa un'ottantina i paesi che hanno leggi che puniscono gli atti sessuali con persone del proprio sesso. La pena capitale è prevista in Mauritania, Arabia Saudita, Emirati Arabi, Yemen, Sudan, Iran, Afghanistan, Nigeria, Somalia. Il carcere a vita, invece, è previsto in India, Pakistan, Birmania, Guyana (l'unico Stato latinoamericano dove l'omosessualità è reato), Sierra Leone, Uganda, Tanzania, Bangladesh, Barbados.
Ma condanne e punizioni sono ampiamente diffuse in molte zone del mondo. E non solo il carcere ma anche i lavori forzati. In Guinea Bissau, per esempio. Oppure l'Angola e il Mozambico. Ed ancora multe e pene cosidette "più lievi" (come qualche anno di carcere). Si passa dai 14 del Malawi, ai 20 della Malesia, ai dieci della Maldive.
Altro aspetto da segnalare è che sono molti i paesi che considerano reato la sola prostituzione maschile: Kenia, Lesotho, Swaziland, Uganda, Zambia, Zimbabwe, Baharain, Maldive, Territori della Palestina, Turkmenistan, Uzbekistan, Grenada, Giamaica, Kiribati, Nauru, Palau, Papua Nuova Guinea, Tonga, Tuvalu, Guyana.

[Informazioni tratte da Repubblica.it, Corriere.it, ASCA]

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02 dicembre 2008
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