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Disturbi e malesseri in auto? Qualche consiglio per non farsi rovinare le vacanze in corso

Il ''mal d'auto'' e ''i colpi di sonno'', come prevenire questi due disturbi automobilistici

03 agosto 2004

Periodo di ferie, quindi di riposo e di rilassatezza, ma di fastidi insinuosi che possono rovinarci i giorni dedicati al nostro relax ce ne sono sempre e sempre in agguato. Fra questi il "mal d'auto" e i pericolosi "colpi di sonno", due disturbi "classici" che non è difficile si manifestino proprio in questo periodo dove viaggi e viaggeti in macchina sono all'ordine del giorno.
Di seguito pubblichiamo dal sito www.sicurisullastrada.it alcuni preziosi consigli adatti a prevenire questi due "rappresentati della vacanza andata a male".
 

Mal d'auto: i consigli del medico
Che tortura, il mal d'auto. La cinetosi colpisce il sistema nervoso, provoca malessere generale, capogiro, sensazione di vomito (la manifestazione più appariscente). Non sono effetti esclusivamente psicologici, per quanto chi sa di soffrire aggravi inconsciamente la situazione, cedendo all'ansia prima ancora di mettersi in viaggio. Come difendersi? Il mal d'auto (o d'aereo, o di mare: identica l'origine) è determinato da problemi fisiologici, a livello di sistema nervoso; ma si può combattere con piccole contromisure e con opportune terapie mediche. In generale gli antistaminici e le fenotazine, in particolare la scopolamina (farmaco antivagale). Il problema coinvolge migliaia di automobilisti (1 su 10, dicono le statistiche), per i quali i consigli del medico risultano preziosi. Chi siede al volante generalmente non accusa questo tipo di malessere perché è concentrato sulla guida, guarda costantemente davanti, le immagini non gli scorrono intorno veloci come invece capita a chi osserva lateralmente; inoltre è aggrappato al volante, così limita al minimo scossoni e sballottamenti.

La cinetosi, lo dice il termine, è legata alla cinetica, al movimento. Due fattori determinano il mal d'auto: quello visivo e quello fisico delle vibrazioni o delle ondulazioni, che aumentano con le curve.
Primo rimedio: se può, il passeggero soggetto a malessere occupi il sedile anteriore e guardi davanti, mai di fianco, per limitare l'effetto ottico delle immagini in rapida sequenza, eviti di leggere durante il viaggio e si ancori alle cinture: per la sicurezza, ma anche per ridurre i suoi movimenti. Può mangiare, ma cibi esclusivamente solidi, senza creme (meglio biscotti secchi o cracker) e deve limitare tutti i tipi di liquidi. Quando non sono sufficienti questi piccoli accorgimenti (cioè nella maggioranza dei casi), interviene la medicina: si trovano in commercio pastiglie efficaci, a base di antistaminici, da ingerire 2 ore prima della partenza. Limitano decisamente gli effetti negativi, ma li eviti chi prevede di dover guidare, perché provocano sonnolenza, come i medicinali anti-allergie.

Nessuna controindicazione, invece, per chi deve imbarcarsi su navi o aerei. In commercio si trovano anche braccialettini da applicare al polso, ma funzionano soltanto su alcuni soggetti, perché non contengono farmaci, basandosi sulla pressione di punti specifici del sistema vegetativo e in questo caso il fattore-suggestione gioca un ruolo primario. Sono invece molto efficaci altri due antidoti: i cerotti e le apposite gomme da masticare vendute in farmacia. Le pastiglie e i chewing-gum, purché in dosi dimezzate, sono valide anche per i bambini, molto soggetti a queste sofferenze automobilistiche. I cerotti alla scopolamina, da applicare al lobo dell'orecchio, vengono usati pure in gara, dai navigatori dei rally: oggi sono probabilmente il rimedio più semplice ed efficace, non presentando controindicazioni (se non per pazienti con ipertrofia prostatica, sensibili alla scopolamina). Si possono applicare con buoni risultati anche quando la crisi di malessere è in atto e durano tre giorni, dispensando gradatamente gli effetti anticinetotici. Non sono tuttavia indicati per i bambini sotto i 12 anni.

I colpi di sonno: come difendersi
Troppi automobilisti (specie i giovanissimi) si considerano superman invulnerabili e sopravvalutano la propria resistenza fisica. Raro che qualcuno immagini di potersi addormentare al volante. Così la sonnolenza trascurata diventa uno dei nemici più infidi, perché più occulti. Un fenomeno allarmante che, a livello comunitario, è stato monitorato dal British Medical Journal.

Analizzando la dinamica di una serie di incidenti dall'origine apparentemente misteriosa, ha calcolato che il 20% ha come causa diretta o perlomeno come concausa la sonnolenza. Significa, per restare alla realtà italiana, che questa provoca ogni anno 1.700 vittime.
Antidoti? Esistono. In tutte le sedi provinciali dell'Aci e in molte farmacie ed ambulatori medici, è disponibile un opuscolo che contiene informazioni, consigli pratici e perfino un test di autodiagnosi per valutare i rischi individuali di sonnolenza al volante.
Fondamentale è prestare massima attenzione ai sintomi premonitori. La sonnolenza al volante spesso è caratterizzata da microsonni di alcuni secondi, durante i quali si percorrono decine di metri senza che la vettura abbia nessun tipo di controllo. Non è un caso che gli incidenti correlati a questo fattore presentino coefficienti di mortalità tre volte superiore agli altri. Il pericolo in agguato si moltiplica con un viaggio impegnativo dopo poche ore di sonno, se ci si mette al volante dopo pasti abbondanti e magari l'assunzione di alcoolici o farmaci.

Statisticamente, le ore più pericolose sono quelle notturne e del primissimo mattino, in particolare dall'1 alle 6, quando il nostro orologio biologico è naturalmente predisposto al sonno. Ma è considerato molto rischioso, per una pennichella fuori programma, anche il pomeriggio tra le 14 e le 17. I sintomi sono piuttosto chiari, basta saperli leggere. Attenti ai frequenti sbadigli, a una accentuata distraibilità, al bruciore degli occhi, al fatto di non ricordare l'ultimo tratto di strada percorso. Tutti questi elementi rappresentano l'anticamera evidente del colpo di sonno. E non c'è da illudersi che possano giovare i palliativi che tutti adottiamo in modo empirico, come aprire il finestrino per il ricambio d'aria, alzare il volume dell'autoradio, bere un caffè o concedersi una breve camminata. Si tratta di rimedi soltanto parziali, che danno una sensazione momentanea - quanto illusoria - di benessere e di ritrovata solidità.

L'ammonizione arriva dai medici: l'unico antidoto reale ed efficace è fermarsi e dormire. Basta un quarto d'ora, venti minuti di riposo in un'area di servizio o in qualsiasi piazzola e si evita l'inerzia da sonno al risveglio. Gli altri sistemi non funzionano, non bastano. Particolarmente predisposti al rischio di sonnolenza durante la guida, chi fa tardi la notte e si sveglia presto per andare al lavoro, chi effettua lunghi e monotoni viaggi in autostrada, i giovanissimi che dopo una notte in discoteca confidano, con eccessiva fiducia, nelle proprie risorse fisiologiche. Senza contare chi soffre di vere e proprie malattie come la narcolessia e disturbi del sonno, per non parlare di chi assume stupefacenti. Ma qui il discorso si complica.

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03 agosto 2004
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