Dopo il vino e l'olio un marchio ''doc'' anche per gli spaghetti
Un'opportunità per l'Italia che è il primo produttore di pasta a livello mondiale
Dopo il vino, l'olio, i formaggi, l'ortofrutta, i salumi e i prosciutti, anche le paste tradizionali potranno dunque fregiarsi della prestigiosa registrazione comunitaria che, come tiene a sottolineare la Coldiretti, assicura la riserva nell'uso della denominazione ai prodotti che rispondono al disciplinare di produzione approvato e la protezione d'ufficio contro qualsiasi iniziativa che possa indurre in errore i consumatori sulla reale origine del prodotto.
Si tratta certamente di una opportunità per l'Italia che è il primo produttore di pasta a livello mondiale e il più ricco di specialità tradizionali legate al territorio che meritano di essere valorizzate a livello internazionale. ''Ma il nemico giurato è la pirateria agroalimentare - ricorda la Coldiretti - che utilizza impropriamente parole, colori, località, immagini, denominazioni e ricette che richiamano il nostro Paese''.
Dagli spaghetti alla bolognese, presenti nei ristoranti in tutto il mondo tranne che a Bologna, alle fettuccine Alfredo, un 'must'del falso made in Italy all'estero, si tratta di alimenti che non hanno nulla a che vedere con la realtà produttiva nazionale e che ingannano i consumatori e danneggiano le imprese. Sono centinaia i casi di pirateria che riguardano il piatto principe dell'alimentazione italiana e per scovare questi 'falsì non occorre recarsi all'estero, ma è sufficiente una breve navigata in internet su siti come san-remo.com.au per comprare la pasta al pollo e funghi.
In America Latina il sito messicano parmigiana.com vende pasta fresca e secca di vario tipo. Più a Nord, negli Stati Uniti, è possibile acquistare pasta nel sito italiafoods.com specializzato in tortellini e ravioli. Il consumo nazionale di pasta alimentare, secondo i dati diffusi dalla Coldiretti, è di quasi 1,6 milioni di tonnellate per un valore di oltre 2 miliardi di euro e un consumo annuale per persona di 28 kg, tre volte superiore a quello di uno statunitense, di un greco o di un francese, cinque volte superiore a quello di un tedesco o di uno spagnolo e sedici volte superiore a quello di un giapponese.
Tra le Regioni italiane leader nei consumi c'è la Basilicata, con 44,4 kg a testa, mentre fanalino di coda sono l'Emilia Romagna e il Trentino, con 25,1 kg. La produzione nazionale è di oltre 3 milioni di tonnellate, per un valore di circa 3,3 miliardi di euro e le esportazioni assorbono circa il 46% della produzione nazionale con quasi 1,4 milioni di tonnellate, per un valore di oltre 1,1 milioni di euro, destinate a Germania (19,6%), Usa (10,3%), Francia (14,3%), Regno Unito (12 %) e Giappone (5,2%).
Fonte: Ansa/Sicilia/Agricoltura