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Dopo l'attentato kamikaze di ieri che ha ucciso l'ex leader Benazir Bhutto il Pakistan è nel caos!

28 dicembre 2007

Benazir Bhutto, ex primo ministro e ora leader dell'opposizione pachistana, è morta ieri a seguito di un attentato kamikaze che si è fatto esplodere a Rawalpindi, in Pakistan, alla fine di un suo comizio nella città, sita a circa 15 km dalla capitale Islamabad. Oltre alla Bhutto sono morte altre 19 persone.
Secondo quanto riportato dalla tv di stato pachistana, la Bhutto sarebbe stata prima colpita da un proiettile alla nuca, esploso dallo stesso kamikaze che solo dopo si sarebbe fatto esplodere. L'attentato è stato rivendicato da Al Qaeda. Secondo quanto ha dichiarato il principale portavoce dell'organizzazione terroristica Sheikh Saeed in un colloquio telefonico da una località sconosciuta, con AKI-Adnkronos International, è stato il numero due della rete terroristica, Ayman Al Zawahiri, a ordinare l'uccisione della Bhutto. "Abbiamo eliminato il più importante asset nelle mani degli americani", ha detto lo sceicco ad AKI.
L'annuncio, dato poi dall'emittente televisiva pakistana 'Ari', è stato però ridimensionato dal ministero dell'Interno di Islamabad. Il portavoce Javed Cheema ha puntualizzato che il suo governo “non è a conoscenza” della presunta rivendicazione, ma si è altresì affrettato a sottolineare come i responsabili siano probabilmente “gli stessi elementi estremistici che in passato hanno perpetrato atti di terrorismo nel Paese”, con riferimento all'organizzazione clandestina fondata da Osama bin Laden e ai Talebani afghani suoi alleati, cui sono imputati un'ondata di attacchi che soltanto quest'anno sono già costati oltre ottocento morti.

Oggi a Garhi Khuda Baksh, nella provincia meridionale di Sind, saranno celebrati i funerali dell'ex leader pachistana. La salma sarà tumulata nella tomba di famiglia accanto a quella del padre Zulfikar Ali Bhutto, il primo premier pachistano eletto con voto popolare nel 1973, deposto quattro anni dopo e impiccato nel 1979. La salma è stata accompagnata dal marito Asif Zardari, dai tre figli e da molti responsabili del Partito del popolo pachistano (Ppp).
La morte della Bhutto ha creato tensioni e disordini in tutto il Paese. Dopo l'uccisione di un poliziotto a Karachi, capitale della provincia meridionale del Sindh e roccaforte politico-elettorale dell'ex premier, è salito ad almeno undici il bilancio dei tumulti. E circa 4.000 sostenitori della leader dell'opposizione hanno manifestato nella città di Peshawar, nel nord-ovest del paese. Un centinaio di persone ha saccheggiato un ufficio di un partito filo-governativo, dando alle fiamme mobili e cartoleria. Disordini anche in altre città. Dati alle fiamme tre carceri del distretto di Thatta, liberati oltre 400 detenuti. Incendiati quattro posti di blocco istituiti dalla polizia; distrutti quasi 200 veicoli. Proclamato uno sciopero generale che viene osservato in diverse città del paese. Fermata ogni attività, mentre restano chiusi edifici governativi e scuole. Un tribunale, alcune banche e altre costruzioni sono state incendiate dalla folla inferocita a Jacobabad, nella provincia di Sindh. La gente ha preso d'assalto anche alcuni negozi, inclusi quelli appartenenti ai familiari del Primo ministro, Mohammedmian Soomro.

Una situazione caotica e di estrema tensione, dunque, a pochi giorni dalle elezioni dell'8 gennaio. Il governo pachistano ha confermato che il voto (a rischio, secondo molti) si terrà regolarmente. Ad assicurarlo è stato il primo ministro pachistano pro tempore Soomro. “Le elezioni si terranno per quando sono state annunciate” ha risposto il premier ai giornalisti che gli chiedevano se era stata presa una decisione sulla data delle elezioni politiche.
Nel frattempo il governo indiano ha deciso di innalzare lo stato di allerta al confine fra India e Pakistan. L'India ha accusato in passato Islamabad di non controllare i confini e di permettere a terroristi islamici di arrivare in India per compiere attentati.

Chi era Benazir Bhutto - Amata in Occidente, beniamina degli americani, Benazir Bhutto, simbolo della democrazia, della modernità, della rivendicazione femminile, è morta in un attentato poco più di due mesi dopo il ritorno in patria, dopo otto anni di esilio volontario, segnata da una lunga battaglia contro accuse di una presunta corruzione e dal dubbio di compromessi poco onorevoli con il regime.
I Bhutto, come i Nehru-Ghandi in India, come i Kennedy negli Stati Uniti, sono una delle grandi dinastie politiche del mondo. Il padre Zulfiqar Ali Bhutto fu il primo civile eletto a dirigere un governo del Pakistan. Proprietari terrieri, ricchissimi in un Paese dove ancora oggi il 73 per cento dei 160 milioni di cittadini vive con meno di due dollari al giorno, i Bhutto hanno una storia tragica, di molte morti precoci.
Zulfiqar fu impiccato nel 1979, due anni dopo essere stato imprigionato in un colpo di Stato del suo generale Zia ul Haq. Benazir aveva 26 anni, era anche lei in prigione e vi rimase per cinque anni, per lo più in isolamento. Lo vide, con la madre, per mezz'ora, il giorno prima l'esecuzione non annunciata, senza neanche poterlo abbracciare, racconta nella sua autobiografia 'La figlia dell'Est'.
Il fratello, Murtaza, che sarebbe dovuto diventare leader del Partito popolare pachistano fondato dal padre, fuggì in Afghanistan dopo la morte di Zulfiqar. Dall'estero guidò una resistenza contro il regime militare e nel 1993 venne eletto deputato in esilio. Tre anni dopo, al ritorno in patria, fu ucciso in circostanze ancora misteriose a Karachi. L'altro fratello, Shahnawaz, venne trovato morto nel suo appartamento in Francia, a Cannes, nel 1985. La vedova di Murtaza, Ghinwa, guida una fazione del Ppp e si oppone al rientro della cognata definendola "un emissario del presidente Bush in Pakistan".

Erede politica di Zulfiqar, nel 1988, a 35 anni, bellissima, la Bhutto divenne la prima donna del mondo musulmano a dirigere un governo, eletta nelle consultazioni dopo la morte del generale Zia. Nel 1990 fu destituita, travolta da accuse di corruzione, più o meno fondate, che posero fine anche al suo secondo mandato, dal 1993 al 1996. In ambedue le occasioni, il ruolo del marito Asif Zardari è molto controverso. Mister 10%, lo chiamano in Pakistan, in riferimento alle presunte appropriazioni indebite di milioni di dollari dalle casse dello Stato. Dopo dieci anni, nessuna delle 18 incriminazioni contro Zardari hanno trovato conferma in tribunale, ma ha passato almeno otto anni in carcere. E' stato rilasciato nel 2004 con la condizionale.
Il presidente Pervez Musharraf ha firmato il 5 ottobre una controversa amnistia che cancella i reati della Bhutto e del marito, aprendo la strada a un accordo di spartizione del potere. Nel 1999, dopo essere stata incriminata - ma registrazioni proverebbero che i giudici erano sotto la pressione dell'allora governo di Nawaz Sharif - la Bhutto ha lasciato il Paese ed è vissuta a Dubai, con i tre figli.
Il 18 ottobre di quest'anno, Benazir Bhutto rientra a Karachi. Migliaia di sostenitori scendono per le strade per festeggiare il rientro. Intorno a mezzanotte, al passaggio del corteo, un kamikaze si fa esplodere tra le ali di folla. La Bhutto rimane illesa, ma nell'attacco almeno 139 restano uccise ed oltre 400 ferite. E' il peggior attentato della storia del Pakistan. La Bhutto accusa "elementi" dei servizi segreti pachistani e conferma di voler mantenere il proprio programma e guidare il Partito popolare pachistano (Ppp) nelle elezioni legislative previste a gennaio.
Stati Uniti e Gran Bretagna vedevano in lei un leader liberale che avrebbe potuto dare legittimità alla guerra contro il terrorismo del generale Musharraf.

- "Conosco i nomi dei miei assassini" di Benazir Bhutto

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28 dicembre 2007
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