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E se i vulcani dormienti o sottomarini ritornassero in attività?

Niente allarmismi, gli studiosi affermano che la situazione è sotto controllo

14 gennaio 2003
"Ci siamo resi conto che un vulcano è come un'enorme bestia cieca, il cui comportamento va al di là della comprensione degli uomini, per quanti sforzi facciamo". Così Katia e Maurice Kraft definirono cos'è un vulcano. Di vulcani i due coniugi, nella loro vita, ne studiarono e ne osservarono a decine, prima di morire sotto l'eruzione dell'Unzen, in Giappone, nel 1991.

Quello che sta accadendo in questi giorni ci dà l'impressione di trovarci a piedi nudi su di una enorme pentola a pressione pronta ad esplodere da un momento all'altro. Dopo l'eruzione improvvisa dello Stromboli e il conseguente tsunami, l'onda anomala che per fortuna ha travolto solo le barche che si trovavano nel piccolo porto, lo sguardo attento dei vulcanologi è fissato, oltre che sul vulcano dell'omonima isola, anche su quei vulcani che sono identificati con il termine di dormienti o in sonno.

Da ciò si intuisce che i vulcani potenzialmente attivi sono di numero maggiore rispetto a quelli più noti e attivi.

Qualcuno, erroneamente, considera questi vulcani dormienti spenti ma gli studiosi frenano: un vulcano si può considerare estinto solo quando non esistono indizi o testimonianze di una sua attività in tempi storici recenti, vale a dire 500 o 600 anni.  In caso contrario si preferisce parlare di sonno o meglio quiescenza. Un vulcano si può considerare "spento" quando la camera magmatica sottostante è vuota o si è ridotta tanto da non poter più fornire magma ai condotti che si trovano ai livelli superiori.

Se la Sicilia nel passato è stata identificata come la Terra del fuoco un motivo ci deve pur essere: la nostra Isola è circondata da vulcani sommersi e i fenomeni vulcanici nel mare che la circonda sono noti sin dai tempi di Aristotele.

Le isole Eolie ospitano vulcani in parte attivi in parte in "sonno": il più famoso è ovviamente lo Stromboli che si trova sull'omonima isola. L'isola di Vulcano ospita quello che ha avuto l'onore di aver dato il nome a tutti gli altri: la sua ultima eruzione risale al 1890 e oggi si trova nel cosiddetto stato di riposo. A nord dell'isola, quasi separato dall'isola "madre" si trova quello che possiamo definire uno scoglio e che prende il nome di Vulcanello. Attualmente non dà segni di attività vulcanica. Anche a Lipari l'onore di avere un suo vulcano ma esso non è più attivo dall'epoca romana.

Le sette isolette che costituiscono l'arcipelago delle Eolie - Alicudi, Filicudi, Salina, Vulcano, Panarea e Stromboli - possono essere considerate solo la parte emersa di ciò che poi prosegue nei fondali circostanti con quelli che possono essere definiti delle vere e proprie montagne sottomarine e che in termine scientifico sono detti seamounts.

Fra le isole di origine vulcanica ricordiamo anche Pantelleria: centinaia di migliaia di anni fa, una grande esplosione nel cuore del Mar Mediterraneo, fa emergere la sommità di un vecchio vulcano sottomarino. Ma oggi possiamo considerare spento il vulcano Pantelleria? I vulcanologi affermano che le ultime eruzioni, risalgono al 1831 e al 1891 e hanno determinato quello che può essere considerato l'aspetto attuale dell'isola. L'isola è ricca di colline e montagne formatesi da crateri minori detti "cuddie" e che, talvolta, conservano l'aspetto di bocche vulcaniche come il Monte Gibele, cuddia Mida, cuddia Rossa, cuddia Bruciata. Ancora oggi il vulcano fa sentire la sua presenza con le fumarole, i getti di vapore acqueo che raggiungono temperature elevatissime, visibili sulle rive del Lago di Venere.

L'attività vulcanica dei nostri fondali è evidenziata anche dalla nascita di piccole isole formatesi dalla fuoriuscita e dal conseguente raffreddamento di cenere e lava. Basti ricordare la contesa isola Ferdinandea - chiamata così in onore del Re Ferdinando di Borbone - o per gli inglesi Graham.
L'isola comparve quasi improvvisamente nel 1831 nel tratto di mare di fronte a Sciacca e, in poco tempo, raggiunse l'altezza di 70 metri sul livello del mare con una circonferenza di cinque chilometri. Così come era comparsa l'isola scomparve, inghiottita dalle acque, poco tempo dopo.

Ma non è finita qui, la lista dei vulcani in "sonno" continua con quelli che si trovano a notevole profondità nel Canale di Sicilia e di cui non si sa quasi nulla perché occorrerebbero costosi e fantascientifici macchinari per effettuare degli studi appropriati.

In realtà, i vulcani italiani "dormienti" sono molti di più di quelli che abbiamo citato, e non si sa quanto pericolosi possano essere. A conferma di tutto ciò, la recente scoperta fatta da ricercatori del CNR italiano a proposito del vulcano gigante Marsili, che si trova a 70 chilometri a sud di Salerno ma 540 metri sotto la superficie del mare. I vulcanologi sapevano già della sua esistenza, ma non ne sospettavano le dimensioni: ha un diametro di 40-50 chilometri e la sua bocca s'innalza fino a 3.265 metri dal fondo marino.

Qualche anno fa, durante dei rilevamenti, condotti percorrendo il Mar Tirreno per ben 35 mila chilometri al fine di fotografare con un radar l'andamento del fondo marino, è stato studiato anche un altro vulcano, situato tra la Sardegna e il Lazio chiamato Vavilov.

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14 gennaio 2003
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