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Egon Schiele (1890-1918)

A Palermo inaugurata l'importante mostra sul pittore austriaco, Maestro dell'espressionismo viennese

05 giugno 2004

E' una grande mostra quella inaugurata venerdì 4 giugno a Palazzo Ziino, a Palermo.
E' infatti sbarcata a Palermo la mostra intitolata "Egon Schiele (1890-1918)", su uno dei più importanti interpreti di quella realtà sociale che ha caratterizzato la Vienna a cavallo tra Ottocento e Novecento chiamata Secessione Viennese.
Del folgorante pittore, spentosi a soli 28 anni a causa dell'influenza spagnola, vengono ospitate a Palazzo Ziino 60 opere che comprendono oli, disegni, acquerelli, gouaches. Sarà, appunto, possibile conoscere in questa mostra, grazie alla vasta produzione cartacea, la particolare ed unica abilità grafica di Schiele, che del disegno può essere definito una dei più grandi maestri di inizio Novecento.

La pittura di Schiele inizia fortemente ispirata dall'opera del suo eccelso mentore Gustav Klimt, di cui raccoglie l'intera eredità artistica. La sua forte personalità viene comunque ben presto fuori, caratterizzata da una pittura che da decorativa e dorata si trasforma in una pittura che trasuda la crudezza carnale del sesso e della morte, la pittura di Schiele, infatti, viene ad inquadrarsi all'interno dell'analisi dicotomica dell'Eros e del Thanatos tanto cara agli espressionisti, e nella nella stessa Vienna nella quale Sigmund Freud impostava la sua ricerca psicanalitica.

La mostra, a cura di Vittorio Sgarbi e Romana Schuler, è organizzata dal Leopold Museum di Vienna in collaborazione con il Comune di Palermo e potrà essere visitata fino al primo agosto 2004.
L'allestimento segue un percorso cronologico a tema che contribuisce a mettere in risalto l'evoluzione artistica di Schiele. Si parte con i lavori giovanili realizzati negli anni trascorsi all'Accademia di Belle Arti di Vienna. In questa sezione trovano posto "Ritratto della madre con la pelliccia", "Autoritratto nudo con nastro in fronte", "Autoritratto con camicia a righe", "Autoritratto con tavolozza".
Nel 1909 e il giovane pittore decide di abbandonare l'Accademia. La mostra prosegue con l'evoluzione stilistica contaminata dal suo stretto rapporto di amicizia con Gustav Klimt, con i corpi presentati in una nudità che sembra scarnificare la figura. "Nel 1910 - spiega la curatrice Romana Schuler - Egon Schiele si distacca dallo stile floreale piatto e ornamentale dei secessionisti e giunge al suo inconfondibile linguaggio espressivo con al centro l'Uomo. Spesso nella sua pittura vengono trattati temi iconografici quali la nascita, la giovinezza, la passione, l'erotismo, la malattia, la morte".  Celebre e paradigmatica la sua frase «tutto ciò che sta vivendo è già morto» (1912).

In quel periodo l'artista dipinge "Albero d'autunno", uno dei suoi capolavori a tema non umano. Dice Vittorio Sgarbi: "Quando Schiele dipinge questa opera ha appena 22 anni. E' giovane, ma ciò che è più importante è che si sente tale: prima di allora nessun esponente della storia dell'arte occidentale sarebbe stato più coscientemente giovane di Schiele, se si escludono Parmigianino e Caravaggio. Ai tempi di Schiele, tempi che procedono Freud, la gioventù veniva ancora considerata un'età di passaggio, una fase di spensieratezza che doveva preludere al più presto all'ingresso nell'età adulta e all'accettazione delle sue convenzioni sociali, rigorosamente gerarchiche, materiali, perbeniste".
E' un periodo cupo per il pittore che si rifugia a Krumau, villaggio d'origine della madre, e la sua tristezza viene trasmessa all'arte con tonalità scure. I suoi paesaggi non sono una fedele riproduzione della natura bensì la rappresentazione di esperienze interiori.
E' il momento della serie "città morte". In cielo svolazzano corvi, le figure sempre magre e consunte, alberi spogli, case tetre, pali della corrente elettrica che hanno forma di croci. Indaga sul fenomeno dell'analisi dell'Io. Dipinge se stesso persino da morto.

Nella sezione "Nudità" vengono presentate opere che sono "una provocazione contro le convenzioni del vecchio mondo". In luce il nudo, in pose erotiche, non soltanto quello femminile ma anche quello maschile. Soprattutto fa scalpore il dipinto "Donna nuda incinta sdraiata".

Egon Schiele ha soltanto 28 anni e un immensa produzione artistica alle spalle, quando nell'ottobre 1918 è fulminato dall'influenza spagnola. Sei mesi prima era stato apprezzato dalla critica e dal pubblico alla quarantanovesima Esposizione della Secessione viennese. Una soddisfazione che non può dividere con il suo amico e maestro Gustav Klimt, morto lo stesso anno. La mostra si chiude con la tela "Coppia di donne accovacciate".

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05 giugno 2004
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