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Eroi o mercenari?

Per il gip del Tribunale di Bari: ''Quattrocchi, Stefio, Cupertino e Agliana, mercenari in Iraq''

22 ottobre 2004

... I carcerieri presero di peso Fabrizio Quattrocchi, che come gli altri tre prigionieri stava in una stanza sguarnita di mobili e con una piccola finestra posta in alto sulla parete. Lo bendarono e lo portarono fuori dalla casa. Lo fecero inginocchiare davanti ad una larga buca e gli lessero la sentenza di morte. Colpevole di essere un infedele a servizio delle forze occupanti. Fabrizio Quattrocchi tentò di togliersi la benda e un momento prima che i suoi assassini gli sparassero in testa riuscì a dire "vi faccio vedere come muore un italiano".

Questa frase per molti divenne il simbolo del primo sequestro che l'Italia subiva dalla guerra in Iraq. Gli italiani eroi in terra irachena, impavidi nella guerra al terrorismo.
Salvatore Stefio, Umberto Cupertino e Maurizio Agliana, come sappiamo vennero poi liberati.
Si disse che la loro liberazione costò parecchi dollari al governo italiano, altri sostennero invece che di riscatto non se ne pagò, ma che la liberazione fu conseguenza di un blitz delle forze della coalizione. Furono mostrate delle foto che avrebbero dovuto convincere quanti continuavano a parlare di riscatto, e questi "quanti" parlarono allora di fotomontaggio, di vero e proprio teatrino organizzato per aumentare ancora di più l'aura di eroismo che aleggiava sulla storia dei quattro prigionieri italiani. Eroismo che una parte di osservatori esterni, nazionali ed esteri, non hanno mai riconosciuto, ai quattro ragazzoni italiani, in Iraq assoldati come mercenari.

Poi il ritorno a casa per i tre sopravvissuti, e la ripresa di una vita normale, lontani dai fragori della guerra, delle polemiche e della televisione.
Salvatore Stefio (parliamo di lui in quanto siciliano, ndr), ritornato in Sicilia, ricevette un riconoscimento dall'Assemblea regionale siciliana, un assegno come contributo per alleviare le conseguenze di mesi e mesi di disoccupazione e quindi di disagi. "Un tangibile segno di solidarietà e un concreto aiuto economico a un uomo che ha sofferto per il nostro Paese", come disse il presidente dell'Ars Guido Lo Porto.
Poi ha trovato lavoro sempre nell'ambito della sicurezza, ma dietro una scrivania, come coordinatore: "Fra le tantissime richieste che mi sono arrivate ho scelto quella più tranquilla - ha detto Stefio ad un giornalista -. Quello della sicurezza è un lavoro di cui ho grande competenza, ma da adesso non mi allontanerò più dalla mia famiglia".
Per ultimo (pochi giorni fa), l'investitura di  che ha fatto di Salvatore Stefio un Cavaliere Templare. "E' un momento molto significativo - ha affermato il neotemplare Salvatore Stefio - perché rappresenta un ricongiungimento con la sacralità del tempio e dell'ordine dei Templari a cui tengo molto. Per me che ho vissuto la prigionia in terra islamica i principi dei Templari sono molto sentiti. I cavalieri sono stati un elemento di congiunzione tra il cristianesimo e l'islam in un'ottica di missione di pace".

L'eroismo e non le accuse di essere un mercenario, ha dunque accompagnato Salvatore Stefio nella sua vita dopo il sequestro, fino a che il Giudice per le indagini preliminari (Gip) del Tribunale di Bari, Giuseppe De Benedictis, non si è così espresso riferendosi proprio agli ex ostaggi italiani sequestrati in Iraq per 56 giorni: "Erano veri e propri fiancheggiatori delle forze della coalizione e questo spiega, se non giustifica, l'atteggiamento dei sequestratori nei loro confronti".

Così ha scritto  il Giudice De Benedictis, nel provvedimento con cui, nelle scorse settimane, ha imposto il divieto di espatrio (poi annullato dal Tribunale del Riesame) a Giampiero Spinelli, il trentenne di Sammichele di Bari amico di Cupertino, indagato per arruolamenti o armamenti non autorizzati al servizio di uno Stato estero (articolo 288 codice penale).
Esaminando il ruolo della società Presiudim corporation con sede alle Seychelles, attraverso la quale - secondo l'accusa - Spinelli ha compiuto a Sammichele di Bari i reclutamenti degli italiani, il gip scrive che la Presidium è "un centro di addestramento ed arruolamento di mercenari (o peggio, come farebbe pensare la scelta della sede centrale in un paradiso fiscale e la relativa tranquillità che offre..."). Spinelli è accusato "in concorso con altre persone" di aver arruolato personalmente a Sammichele di Bari Cupertino, Agliana e Dridi Forese "affinché militassero in territorio iracheno in favore di forze armate straniere (anglo-americane, per la precisione) in concerto e in cooperazione con le medesime, in contrapposizione a gruppi armati stranieri".
Il Giudice ha informato che le indagini sinora compiute "hanno consentito di accertare che era effettivamente vero quanto ipotizzato, subito dopo il sequestro dei quattro italiani in Iraq, che essi erano sul territorio di quel Paese in veste di mercenari, o quantomeno, di guardie del corpo a protezione di uomini di affari in quel martoriato Paese".

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22 ottobre 2004
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