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ETNAFEST 2007

Un incontro fra le differenti espressioni della creatività, che diventano un solo, intenso ''respiro'' di cultura

22 dicembre 2006

Un incontro fra le differenti espressioni della creatività, in cui musica, arte e cinema s'intersecano creando un solo, intenso e profondo ''respiro'' di cultura.
Un incontro fra dimensioni culturali diverse, fra tradizioni e visioni del mondo talvolta lontane, ma accomunate dalla capacità di rinnovarsi, di reinventarsi, di contagiarsi vicendevolmente. Un incontro fra sonorità, immagini, forme, colori, emozioni, sensazioni, esperienze, conoscenze. Questa la forte identità che caratterizza anche la quarta edizione di EtnaFest, la rassegna internazionale di Musica, Cinema e Arte divenuta in questi anni la più importante manifestazione di cultura contemporanea del Mezzogiorno.
Con Etnafest 2007 Catania si propone quindi sullo scenario nazionale quale luogo di contaminazione d'eccellenza, offrendo un programma di caratura mondiale, ricco in quantità e in qualità. Tenendo fede alla formula sperimentata con successo nelle precedenti edizioni, l'Amministrazione Provinciale e l'Azienda Provinciale per il Turismo di Catania hanno predisposto per EtnaFest 2007 un denso calendario di eventi, articolati lungo gran parte dell'anno. Ne è nato così un suggestivo percorso fra generi e identità culturali differenti, finalizzato a conquistare l'attenzione del pubblico con un'offerta ampia, eterogenea e impreziosita da momenti di grande appeal. Un percorso che porta l'impronta netta dei suoi artefici, di un team di curatori composto da Sebastiano Gesù, direttore artistico della Sezione Cinema, Gianni Morelenbaum Gualberto, direttore artistico della Sezione Musica e Angelo Scandurra, direttore artistico della Sezione Arte.

Sezione Musica
Una parola può definire la mission di EtnaFest: contaminazione. Un termine spesso inflazionato, usato per definire qualsiasi tipo di coniugazione fra entità fuori dall'ordinario, anche quando improbabili, se non impossibili, ma che EtnaFest interpreta nella sua accezione più autentica.
La programmazione di EtnaFest 2007 conferma così il carattere cosmopolita di una manifestazione, espressione di un'area cruciale del Mediterraneo, un territorio testimone di molteplici civiltà, di ''incroci'' etnici, linguistici e culturali. Un luogo in cui permane l'interesse per le tradizioni musicali ''altre'', per il dialogo fra culture diverse (rappresentate a EtnaFest 2007, ad esempio, dalla musica brasiliana di Moreno Veloso, figlio del leggendario Caetano), per una realtà musicale storicamente ''meticciata'' come il jazz (rappresentata, fra gli altri, da artisti come Pharoah Sanders, Steve Coleman, Dave Holland, Willem Breuker, Bass Desires). Di particolare significato, a tal proposito, appare il progetto ideato dal sassofonista David Murray (uno fra i massimi esponenti del jazz contemporaneo, componente del World Saxophone Quartet): un'opera dedicata alla figura del poeta russo Aleksander Sergeyevich Pushkin, di origini africane, e interpretata da cantanti e strumentisti provenienti da Russia, Africa e Stati Uniti.

Rilevante poi l'incontro musicale progettato da Kristjan Järvi (direttore d'orchestra e leader di una fra le più innovative orchestre contemporanee, l'Absolute Ensemble) nel quale celebri esponenti della musica araba e mediorientale, come i liutisti Dhafer Youssef e Marcel Khalife, si misureranno con la nuova cultura musicale occidentale.
Il programma privilegia la diffusione e l'applicazione creativa di nuove tecnologie in ambito musicale: dalla performing arts di VisionIntoArt, capace di far convivere linguaggi diversi come cinema, danza, recitazione, poesia, elettronica, musica, alle formazioni orchestrali Alarm Will Sound (in prima esibizione italiana) e Zeutkratzer, fino ad artisti visionari e protagonisti della nuova scena contemporanea internazionale come Raz Mesinai, Ben Neill, Oval, Yuka Honda, David Toop, Eyvind Kang, che evidenzieranno i rapporti sempre più stretti fra creatività musicale e innovazione tecnologica. Allo stesso modo, complessi e compositori come Michael Gordon, Steve Martland (con un tributo a un grande innovatore linguistico del Novecento come il compositore Kurt Weill), Bang on a Can, Delta Saxophone Quartet, la rivoluzionaria compagnia di danza Diavolo Dance Theater, il surreale spettacolo punk-rock di Sleepytime Gorilla Museum, illustreranno la brulicante varietà di situazioni espressive oggi possibile.

L'evoluzione contemporanea di tradizioni musicali extra-europee trova espressione nelle spettacolari esibizioni di Narcotango e di Bajofondo Tango Club, pionieri nella modernizzazione elettronica del tango argentino, resa nota in Europa dai Gotan Project. Analogamente, si esibiranno il batterista Jack DeJohnette, protagonista del jazz contemporaneo, che incontrerà alcuni musicisti ed interpreti sudafricani, la percussionista Susie Ibarra, rappresentante della nuova generazione di ''improvvisatori'' orientali, la cantante del Benin Angélique Kidjo, vedetta della world music, che affronterà un lavoro ''sicretico'' quale la Missa Luba, originale reinterpretazione africana della messa cristiana.
A fianco delle esibizioni concertistiche, il programma musicale ripropone anche quest'anno workshop, clinic e masterclass tenuti da alcuni degli artisti in cartellone, permettendo ai giovani di conservatori e università di usufruire, gratuitamente, di esperienze e insegnamenti altrimenti difficilmente reperibili. Ai corsi di composizione tenuti dal compositore inglese Steve Martland (dal prossimo anno affiancato, nel ruolo di composer-in-residence, da John Zorn) si assoceranno incontri e prolungati workshop (alcuni dei quali daranno vita a veri e propri spettacoli incorporati al cartellone) tenuti da VisionIntoArt, Delta Saxophone Quartet, Bang on a Can, Michael Gordon, David Toop. Da sottolineare come proprio dai corsi di Martland siano emersi due compositori catanesi, Joe Schittino e Daniele Anzalone, che hanno beneficiato, da parte del Delta Saxophone Quartet, di una commissione per creare due composizioni originali che verranno presentate dallo stesso quartetto sia a Catania, che a Londra. [Il calendario completo]

Sezione Cinema
Etnafest  Sezione Cinema si pone come intento di offrire a un  pubblico cittadino più vasto e variegato (cinefili, universitari, semplici appassionati) e ai turisti che vi soggiornano opportunità di visione e di approfondimento di una cinematografia di ampio respiro, che pur non trascurando la cultura e le tradizioni autoctone,  tende un sguardo altrove: al passato, come storia delle sperimentazioni delle avanguardie delle origini e alla contemporaneità del cinema europeo e mondiale.
Il programma del 2007 qui di seguito esposto, parte dalle considerazioni suddette:

Gennaio
Omaggio alla divina ''Greta Garbo, The Mysterious Lady''
- Proiezione de ''La carne e il diavolo'' (Flesh and the devil) di Clarence Brown, 1927, 116'. Accompagnamento musicale dal vivo dell'Ensemble Darshan
- Mostra espositiva e catalogo di immagini della Divina Garbo

''La carne e il diavolo'' è il terzo film americano della Garbo, il primo dei quattro con J. Gilbert e dei sette con la regia di C. Brown. Un melodramma fiammeggiante e datato, il primo vero grande successo popolare di Greta Garbo
Greta Garbo - Donna del desiderio, bellezza, esotismo, mistero, dolore, luce: Greta Garbo è stata il più grande mito del cinematografo. La più amata, la più adulata, ma anche la più sola. Il suo fulgore ha attraversato, intaccandolo, tutto il secolo scorso e ancora oggi è intramontabile. Greta, la divina amante dello schermo, dalla figura sottile e flessuosa,  dal passo lungo e stanco. Greta il volto del Novecento, pallido e trasognato, lontano, dominato dal magnetico e affascinante sguardo degli occhi azzurri, incorniciato  dai lunghi, morbidi capelli color biscuit, nell'acconciatura liscia alla paggio. Il viso più sublime e puro che lo schermo abbia mai offerto alla contemplazione degli spettatori. Greta dalla piega amara della bocca e col suo mezzo sorriso, provocante e mistico al contempo, come Monna Lisa. Greta, gelida e taciturna: la stella più luminosa e vicina alle stelle. L'unica. La sola. La diva numero uno che Hollywood abbia prodotto nell'intera sua storia.

Febbraio   
SERATA SURREALISTA
Entr'Acte
, di René Clair (1924, 22') - Le Ballet Mécanique, di Fernand Léger (1924, 15') - Un chien Andalou, di Luis Bunuel (1929, 16') - Le retour à la rasion, di Man Ray (1923, 3') - L'etoile de la mer, di Man Ray (1928, 11'). Accompagnamento musicale e concerto del gruppo catanese Bandamenano

Il cinema surrealista - Tra il 1924 e il 1930 si sviluppò in Francia un movimento di avanguardia cinematografica che partendo dal manifesto della settima arte redatto nel 1911 da R. Canuto (il cinema come sintesi di tutte le arti), sentì la necessità di mettersi al passo con le contemporanee avanguardie pittoriche e letterarie, come il futurismo, il dadaismo, il surrealismo. Lo scopo perseguito da intellettuali come G. Dulac, Bunuel, Clair, Leger, Ray ecc... fu quello di rinnovare il linguaggio cinematografico. Si voleva conferire al cinema una dignità d'arte, senza però ripercorrere la strada della ''Film D'Art'' di qualche anno prima, che si basava esclusivamente sulla necessità di adattare famosi testi letterari, ma creando un'arte autonoma, agendo soprattutto sulla creazione di nuovi codici visivi. Un Chien Andalou (Un cane Andaluso) è del 1928, è diretto da Luis Bunuel (1900 - 1983) e sceneggiato dallo stesso regista e Salvador Dalì. Max Ernst, pittore e scultore surrealista, partendo  da una frase del poeta Comte de Lautréamont: «bello come l'incontro casuale di una macchina da cucire e di un ombrello su un tavolo operatorio», spiegava che la bellezza proveniva dall'«accoppiamento di due realtà in apparenza inconciliabili su un piano che in apparenza non è conveniente per esse». Questa chiave di lettura sembra essere alla base di Un Chien Andalou, che è considerato, assieme ad Entr'acte, caposaldo del cinema d'avanguardia surrealista e dadaista. Quest'ultimo indubbiamente più vicino ai toni ironici dei dadaisti, il primo a quelli più esasperarti dei surrealisti, afflitti dal cosiddetto ''male de secolo'': il denaro, la civiltà, la ragione occidentale. Un Chein Andalou si apre con la famosa immagine dell'uomo che si taglia con una lametta un occhio, per molti chiara metafora che il film andava guardato con occhi diversi. Cosciente delle capacità del montaggio il pittore cubista Fernand Léger, mette insieme immagini di movimenti meccanici, sovrimpressioni caleidoscopiche e soggetti animati costruendo una sinfonia di ritmi per l'occhio. Anche Man Ray, conosciuto soprattutto come fotografo surrealista, fu anche autore di film d'avanguardia (Retour à la raison (1923), Anémic cinéma con Marcel Duchamp (1925), L'étoile de mer (1928), precursori del cinema surrealista).

La Band catanese Bandamenano - La musica dei Bandamenano, nasce dalle viscere calde della terra. Come appunto l'antico fiume Amenano che scorre e pulsa sotto la pelle di Catania. Trenta strumenti e otto musicisti, cioè Puccio Castrogiovanni, Gionni Allegra, Valerio Fassari, Daniele Zappalì, Alfio Di Bella, José Mobilia, Salvo Beffumo e naturalmente Catalfamo con sax e flauto, che la band l'ha costituita.

Marzo
OMAGGIO A LUCHINO VISCONTI
Uno dei padri del neorealismo italiano, a cent'anni dalla sua nascita e a sessanta dal primo ciak del suo capolavoro La terra trema, interamente girato, con i pescatori e la gente del luogo,  nel borgo marinaro di Aci Trezza a due passi da Catania. La manifestazione prevede:
-  la proiezione del film ''La terra trema'' (The Earth Trembles) alla presenza dei protagonisti ancora oggi viventi;
-  la presentazione di un volume, contenente i diari di lavorazione del film, redatti da Francesco Rosi, all'epoca assistente di Visconti.
-  mostra di foto di scena,  manifesti e locandine, la più completa finora allestita.
La realizzazione del film fu una straordinaria avventura produttiva e umana, puntualmente documentata minuto dopo minuto, in quattro corposi diari di lavorazione, da Francesco Rosi, assistente di Visconti, e che oggi, a quasi sessant’anni di distanza, vengono alla luce. La terra trema rappresenta il culmine del neorealismo e nello stesso tempo il suo superamento.

Maggio
Il Cinema secondo Gianni Amelio. Diario di un regista italiano
- Incontro con l'autore
- Pubblicazione di un volume.
Gianni Amelio, nasce a San Pietro Magisano, in provincia di Catanzaro nel 1945. Suo padre lascia la famiglia poco dopo la sua nascita per trasferirsi in Argentina in cerca del proprio padre che non ha dato più notizie di sé. Cresce con la nonna materna che insiste per farlo studiare fino alla Laurea in Filosofia ottenuta all'Università di Messina. Nel suo mondo poetico centrale è la figura del Padre, con il quale nei suoi film i rapporti sono sempre conflittuali, oppure è assente o lontano mentre le figure di donna sono opache e sfumate. Si forma negli anni '60 lavorando come operatore e poi come aiuto regista in numerose produzioni. L'esordio alla regia è nel 1970 con un film sperimentale ''La Fine del Gioco'' per la RAI. Nel 1973 realizza ''La Città del Sole'' sulla vita e l'opera di Tommaso Campanella, ottenendo il gran premio al Festival di Thonon. Nel 1978 con il giallo ''La morte al lavoro'' ottiene il premio FIPRESCI al Festival di Locarno, il premio speciale della giuria e quello della critica al Festival di Hyères. Con ''Colpire al Cuore'', presentato a Venezia nel 1982, realizza uno dei più interessanti film italiani degli anni Ottanta. Benché si parli di terrorismo, il tema del film è il difficile rapporto tra padre e figlio, tra giovane e adulto. Dal 1989 in poi inizia per Amelio il periodo più interessante. Nel 1990 con Porte aperte ottiene la candidatura all'oscar. Nel 1992 con ''Il Ladro di Bambini'', che è anche il suo maggior successo, ottiene un premio speciale al Festival di Cannes. Di ambizione maggiore sono i successivi ''Lamerica'' (1994), premiato con il Nastro d'argento, e ''Così Ridevano'' (1998) Leone d'oro a Venezia. Grande successo ottiene con ''Le chiavi di casa''. Il suo ultimo film ''La stella che non c'è'' è stato presentato al Festival di Venezia nel 2006. Amelio, autore maturo e completo,  è uno dei maggiori cineasti italiani contemporanei, forse l'unico della sua generazione abbastanza testardo e abbastanza ispirato da essere riuscito ad affermarsi senza tradire se stesso.

Novembre
LETTERATI SICILIANI E IL CINEMA

Martoglio, Pirandello, Verga, Capuana, De Roberto, Vittorini, Brancati, Patti, Lampedusa, Sciascia, Bufalino... e la decima Musa.
- Mostra di manifesti cinematografici dei film tratti da opere letterarie
- Realizzazione di un volume
- Convegno di studio in collaborazione con Circuiti Culturali dell'Università di Catania

Il cinema divenuto ''racconto'' comprese che alla letteratura era legato il suo destino. L'arte moderna cominciò ad attingere al patrimonio letterario e allettandoli con fama e ricchezza attirò quegli scrittori che inizialmente si dimostrarono recalcitranti considerandola un'arte plebea. Fra i letterati siciliani per primo fu Verga a stabilire commerci con il cinematografo, poi Martoglio e Pirandello, seguiti con minor fortuna da Capuana. Da quel momento in poi, risalendo tutto il secolo, non ci sarà uno scrittore siciliano che non instaurerà rapporti con la Decima Musa: da Borgese, a San Secondo, da Vittorini a Brancati, a Patti, fino a Sciascia, Bufalino e Fava. Rapporti non sempre facili, in un alternarsi di odi et amo ma a volte di passione sincera. Resta un fulgido esempio di neorealismo poetico-politico ''La terra trema'' di L.Visconti tratto da I Malavoglia. Fin dai tempi del muto a oggi numerosi capolavori pirandelliani sono diventati altrettanti capolavori cinematografici. Tra cui ''Il fu Mattia Pascal'' di L'Herbier e ''Kaos'' dei fratelli Taviani. Vittorini, amò Chaplin, Clair, Pabst, Dreyer, fu anche attore e dai suoi romanzi sono stati tratti numerosi film, tra cui Sicilia! di Straub-Huillet. Brancati fu contestualmente letterato, critico cinematografico, commediografo e sceneggiatore. Sceneggiò molti film, principalmente con scenario la Sicilia e il Meridione. Collaborò con Chiarini in La bella addormentata, con Poggioli in Gelosia, con Rossellini, fu sceneggiatore unico di Viaggio in Italia, film di grande innovazione. Ma l'incontro con Zampa costituì un vero e proprio sodalizio. La trilogia di Anni difficili (1948), Anni facili (1953), L'arte di arrangiarsi (1955), ricca di acute annotazioni e denunce, toni ironici e caricaturali, fu anticipatrice della commedia di costume all’italiana. Sciascia e Bufalino amarono il cinema incondizionatamente, che fu per loro «una finestra sull'universo umano e letterario», alimento per i loro sogni e per la loro sete di giustizia. Entrambi  segnavano in un taccuino i film visti annotando a fianco i propri giudizi. In Gli zii di Sicilia una delle più belle pagine di Sciascia sul cinema, rimanda alle atmosfere tornatoriane di Nuovo Cinema Paradiso. Dagli anni Settanta il cinema italiano d’impegno civile troverà linfa vitale nell’intera opera sciasciana.

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22 dicembre 2006
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