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Finanziaria 2007. Tutti, e ribadiamo tutti, preoccupati per i tagli iscritti all'interno della manovra economica

10 novembre 2006

Richiederanno la fiducia per approvare la finanziaria 2007? Meglio il consenso, dice il presidente della Camera, Fausto Bertinotti. Certo, sarebbe meglio il consenso, ma le preoccupazioni per i tagli che il progetto di Padoa-Schioppa sembra contenere, preoccupano in primo luogo diversi ministri della maggioranza di governo. Evitiamo, dunque, di parlare di ciò che pensa l'opposizione.
 
Rispettando solo il recente ordine cronologico, il primo a bacchettare la maggioranza sui tagli è stato il vicepremier e ministro degli Esteri, Massimo D'Alema, che il due novembre scorso, presentandosi a sorpresa nella sede della Margherita alla Camera, dove si stava tenendo un vertice di maggioranza sulla manovra, è andato a protestare in prima persona contro i pochi fondi previsti, a suo giudizio, per la Farnesina.
''State tagliando troppi fondi alla Farnesina'', ha protestato D'Alema, preoccupato, probabilmente, per il fatto che il suo dicastero si ritrovi - in un periodo delicato come questo, sul fronte internazionale - senza i mezzi che lui reputa necessari. Il vicepremier, in particolare, avrebbe invitato a fare attenzione agli effetti dell'articolo 53 della manovra, che prevede una riduzione ''orizzontale'' per le spese dei ministeri e, dunque, può riguardare anche ''spese vive'' difficilmente comprimibili.

E non si è certo trattato di un caso isolato. A turno, tutti i membri del governo sono stati più o meno preoccupati per l'eccesso di tagli.
Ha dato voce alla preoccupazione per il proprio ministero anche Giuliano Amato, a capo del Viminale. Il Viminale è infatti tra i ministeri che dovranno tagliare del 13% le proprie risorse. ''E' difficile - ha commentato Amato - ottemperare alla giusta richiesta di assicurare più sicurezza, non solo a Napoli ma all'interno Paese e soprattutto al Mezzogiorno se poi le risorse diminuiscono''.
Per venire incontro alle richieste arrivate dai diversi gruppi di maggioranza alla Camera, di maggiori risorse sulla sicurezza (alla quale doveva andare 90 milioni di euro), il governo ha quindi pensato di stanziare 600 milioni in più.
Una notizia questa, data dal sottosegretario all'Economia, Alfiero Grandi, durante la riunione con i gruppi della maggioranza. Il sottosegretario Nicola Sartor ha però subito ridimensionato dicendo: ''Dubito sia facile trovare altre risorse - ha detto - i primi 100 milioni si trovano facilmente ma più si va avanti più è difficile''.

Ultima levata - in ordine di tempo - contro i tagli della Finanziaria, è arrivata dai rettori delle Università di tutto il Paese. Secondo questi, infatti, la gran parte degli atenei italiani rischiano la chiusura tra pochi anni per mancanza di fondi.
È stato il presidente della Conferenza dei Rettori (Crui), Guido Trombetti, nella relazione annuale sullo stato degli Atenei italiani, a lanciare l'allarme sulla scorta di ''dati drammatici''. ''Il Fondo di Finanziamento Ordinario (Ffo) - ha sottolineato Trombetti - che dovrebbe assicurare all'Università la possibilità di svolgere nel quotidiano la funzione di istituzione pubblica (sottolineo pubblica) per l'alta formazione è quasi interamente assorbito dagli stipendi del personale. Fatto 100 il Ffo del 2001, il rapporto tra il 2001 ed il 2006 è salito a 112,4. Nello stesso periodo il livello degli emolumenti fissi del personale universitario (che ammonta a poco più di 100.000 unità compreso il personale tecnico-amministrativo) è passato da 100 a 124. Il dislivello - fa notare Trombetti - è a carico totale ed esclusivo degli Atenei. Come dire: un bacino che si impoverisce di anno in anno perché il flusso dell'acqua che esce è maggiore di quello che lo rifornisce''.

Per colmare il gap, e tornare al punto di partenza del 2001, ''manca un miliardo di euro''. Altrimenti, ha ribadito Trombetti, il rischio è ''previsto e inevitabile a questo ritmo: il prosciugamento in pochissimi anni, il blocco degli atenei, dei servizi, la cancellazione del futuro per i nostri giovani''.
E come se non bastasse, c'è da ricordare che l'Italia si colloca decisamente ''in bassa classifica'' anche per la ricerca, alla quale è destinato l'1,1% del Pil contro il 3% fissato dall'Agenda di Lisbona, risalente ormai a sei anni fa. Su questo, ha ammesso Trombetti, ''la scelta contenuta in Finanziaria di aumentare gli stanziamenti per la ricerca scientifica è certamente significativa. Resta aperto il problema di capire in che direzione andranno effettivamente tali risorse. E con quali criteri saranno ripartite [...] Un simile progetto, andrebbe certamente sostenuto con risorse più cospicue di quelle oggi iscritte in Finanziaria''.

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10 novembre 2006
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