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Gli abusivi siciliani boicottano in massa la sanatoria, che fallisce ancora una volta

Solo 3 persone a Catania, 41 ad Agrigento, 450 a Palermo sono disposte a pagare gli oneri dovuti

30 gennaio 2004
Gli abusivi siciliani non raccolgono il salvagente lanciato dall'Assemblea Regionale Siciliana con la Finanziaria del marzo scorso. Dopo il fallimento della sanatoria di luglio 2003 sembra infatti, che neanche la proroga a dicembre abbia raggiunto i risultati sperati. La stragrande maggioranza dei 400 mila siciliani che avevano presentato istanza di condono edilizio nell' 85 e nel '94 ha deciso infatti, di non pagare gli oneri dovuti per mettersi finalmente in regola. Un’altra dimostrazione di quella «presunzione di impunità» che apartiene oggi a chi ha costruito illegalmente nell’isola.
A Catania, per esempio i cittadini che hanno chiesto di sistemare le proprie pendenze, "si possono contare sulle punta delle dita", come sottolinea il capo del Servizio Urbanistica del Comune di Catania, Alfio Monastra. A luglio, alla scadenza del primo termine fissato dalla Finanziaria 2003, soltanto nove persone avevano presentato l’autocertificazione, una perizia giurata redatta da un professionista che attesti l’entità della violazione commessa. Da luglio a dicembre il numero si è addirittura ridotto a tre. La situazione è gravissima soprattutto se si considera che le pratiche di sanatoria giacenti negli archivi del Comune di Catania sono circa 25 mila.

Le cose non vanno certo meglio nelle altre province siciliane. Ad Agrigento sono state tre le domande presentate a luglio, mentre 41 quelle di dicembre contro i 12 mila casi di abusivismo accertato in base alle domande di sanatoria presentate prima della legge regionale dell’85 e di quella nazionale del ’94. Un pò meglio va a Palermo: 545 istanze erano giunte sino alla prima scadenza del 16 luglio, circa 450 sono arrivate nei mesi successivi, fino al 31 dicembre. Evidentemente si tratta di un vero e proprio fallimento della cosidetta «sanatoria delle sanatorie». "La reazione negativa da parte degli abusivi cui è stato lanciato un salvagente, equivale quasi a una rivolta, a un’insurrezione popolare. Se tutti si rifiutano di rispettare una legge...", aveva commentato lo scorso settembre l’ex dirigente regionale dell’Urbanistica, Nino Scimemi, dopo il primo flop della sanatoria,  facendo presagire misure coercitive nei confronti degli abusivi. Son passati quattro mesi e gli abusivi, incuranti delle minacce, hanno continuato a disertare in massa l’appello della Regione e Scimemi per di più è andato in pensione.

La sanatoria aveva due obiettivi principali. Si voleva porre fine all'eterna vicenda dei condoni edilizi: circa 400mila  richieste di condono infatti, hanno ingolfato gli uffici tecnici dei Comuni dell'isola per circa venti anni. Gli enti locali non sono riusciti a smaltirli malgrado il grande dispiego di forze che negli anni '80, Rino Nicolosi l'allora Presidente della Regione Sicilia aveva approntato. 1324  ingegneri, architetti e geometri assunti per chiudere una volta per tutte le pratiche delle sanatorie, ma senza alcun risultato positivo concreto. I tecnici sono stati impiegati successivamente nello svolgimento di altri lavori d’ufficio finora  costati alle casse pubbliche oltre 600 milioni di euro. L’altro obiettivo era proprio quello di rimpinguare le casse dei Comuni e della Regione che già da tempo ha grosse difficolta nel trovare i fondi da destinare agli enti locali.
La manovra economica avrebbe fruttato, se fosse andata in porto, solo per il 2003, incassi per 70 milioni di euro mentre gli introiti complessivi dovevano aggirarsi intorno a 700 milioni di euro. Viste però, le proporzioni fra abusivi e richieste l'incasso sarà almeno cinquanta volte inferiore alle previsioni.

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30 gennaio 2004
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