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I Ricchi e i Poveri...

Gli evasori? Per Briatore una categoria da giustificare. Anche quando un gioielliere dichiara quanto un maestro di scuola?

16 ottobre 2006

L'intervista di Lucia Annunziata a Flavio Briatore, ospite ieri della trasmissione 'in 1/2 h' in onda su Raitre, per certi versi è stata, a dir poco, illuminante.
Il ricco manager italiano, fattosi da solo, lavorando 28 ore al giorno e andando contro quelli che lui chiama ''problemi logistici'' (ossia il fatto di essere nato a Cuneo), ha spiegato perché la Finanziaria che il governo aspetta di varare è da criticare senza mezzi termini: questa ''criminalizza i ricchi'', e i ricchi come lui sono un esempio per i giovani. Con questa manovra economica ora ''si vuole criminalizzarli. I ricchi e cioè chi ce l'ha fatta. E chi ce l'ha fatta dovrebbe essere considerato un esempio per i giovani''. Inoltre, ha aggiunto Briatore, ''Questa finanziaria colpisce i poveri che non hanno la struttura del ricco'', e qui noi sospendiamo ogni giudizio, incapaci di aggiungere altro.
Ha aggiunto altro, invece, il brizzolato Billionaire, un'altra chicca esplicativa che ci farà comprendere ancora meglio quello che andremo a leggere dopo: a proposito di evasione fiscale, il manager piemontese ha infatti spiegato di comprendere gli italiani che non riescono a pagare le tasse: ''Se io fossi un italiano che paga il 50% e non ce la facessi a pagare entrerei nell'illegalità. Chi ha successo non deve essere illegale. Si può avere successo assolutamente nella legalità. Si diventa ricchi con il lavoro. È il mercato che decide chi diventa ricco e chi diventa povero''. Quindi, e questa la si era sentita anche qualche anno fa da una persona che stava seduto sopra uno degli scranni più alti della politica, guai a chiamare ''ladri'' gli italiani che non pagano le tasse, come si è azzardato a dire nei giorni scorsi quel tecnocrate senza cuore che risponde al nome di Tommaso Padoa-Schioppa, ma bensì sono da giustificare e comprendere perché sono dei poveretti che non c'è la fanno.

Detto questo, adesso possiamo affrontare il tema principale di quest'articolo, che illustrerà quello che è venuto fuori dalle dichiarazioni dei redditi del 2005 e che l'Ansa ha diffuso.
Ci si poterebbe meravigliare, ma dopo la prefazione ''briatoriana'' potremo leggere il tutto con maggior cognizione di causa...
E potremmo iniziare con una formula spesso usata dalle riviste enigmistiche, ovvero: Lo sapevate che?
Lo sapevate che... in Italia, secondo quanto riferisce l'Ansa, nel 2005 i maestri elementari al primo incarico hanno guadagnato di più dei gioiellieri e dei titolari di bar?
Ebbene, questi ultimi hanno infatti dichiarato redditi inferiori ai 21mila e 500 euro.
E ancora, sempre prendendo per buone le dichiarazioni del 2005... Lo sapevate che i tassisti hanno guadagnato meno dei metalmeccanici mentre i proprietari di saloni per la vendita di autovetture di Piemonte, Lazio e Campania hanno denunciato un reddito inferiore a 16.000 euro, cioè a quello del loro concittadino che varca da 15 anni con la tuta blu il portone di Mirafiori, Cassino e Pomigliano d'Arco?
E non è finita qui. Lo sapevate che in Campania un dentista dichiara meno dei 25.000 euro di un poliziotto, mentre nel Lazio arriva a malapena a un impiegato di banca (28.000)?

Insomma, la geografia tributaria del popolo delle partite Iva riserva non poche sorprese.
L'evasione è un fenomeno tanto imponente e sfacciato che i numeri pubblicati dall'Ansa vanno, veramente, oltre la fantasia: un pensionato sociale guadagna 500 euro al mese, ma - tirando le somme - a dichiarare un reddito analogo, o inferiore, sono i tassisti del Molise (in media 6.175 euro l' anno), i sarti in Puglia (4.048 euro annui), i parrucchieri in Campania (6.332 euro), i pescivendoli del Trentino (3.742 euro l' anno), i ceramisti dell'Emilia Romagna (2.744 euro), i titolari di autosaloni di Bolzano (1.073), i rivenditori di ricambi auto in Lombardia (5.556 euro).

In Calabria (la regione dove la maggior parte delle categorie dichiara, in media, gli importi più bassi), sulle 50 categorie censite, sono ben 12 (dai pasticceri ai pastai, dai sarti ai lavandai, dai fotografi agli ambulanti dalle mercerie ai tassisti) quelle che denunciano ai fini Irpef guadagni inferiori ai 6.700 euro l' anno, come o meno di pensionato sociale.
I contribuenti autonomi con i redditi più alti sono invece a Bolzano e Trento. Un esempio? Nel trentino i notai, che sono gli autonomi che dichiarano di più in tutta Italia, denunciano un reddito medio di 922.345 euro. La stessa categoria in Lombardia - dove i prezzi degli immobili sono quel che sono e le operazioni societarie numerose - dichiara sempre un'enormità, ma il valore è un terzo più basso e si ferma a 629.406 euro. A saltare agli occhi sono i redditi dichiarati dai gioiellieri: la provincia con la media più alta è la Lombardia, dove gli orefici dichiarano 21.533 euro l'anno, come un maestro elementare. In tutte le altre regioni si scende, fino agli 11.990 euro della Calabria e passando per i 14.652 euro (meno di un metalmeccanico) del Lazio.
Al confronto appaiono più ricchi gli imbianchini che dichiarano 21.241 euro nel veneto e 28.455 euro a Bolzano.

Insomma, è sempre lo stesso riconosciuto e devastante circolo vizioso: affamato del gettito che l'evasione gli fa mancare, il fisco aumenta le aliquote, rafforzando gli evasori nella scelta di evadere ed esasperando i contribuenti corretti.
Sulla carta la pressione fiscale italiana è allineata sulla media europea, ma ''le dimensioni dell'evasione sono tali per cui la pressione sulla parte di economia non sommersa è di circa 7 punti superiore'' ossia vicina al 50%, riconosce il ministro dell'Economia Padoa-Schioppa e il suo vice, Vincenzo Visco, che giovedì scorso ha detto in Parlamento che ''vi sono province e settori in cui i tassi di irregolarità superano il 50%, situazioni che chiaramente richiedono un'attenzione particolare e la definizione di un ordine di priorità per le iniziative di verifica''.

Ed ecco che, mentre professionisti autonomi, ceto medio (?) o giù di lì si preparano ad altre manifestazioni accanto a Berlusconi, dal ministero dell'Economia, Visco si annuncia una strategia in 55 mosse per ''pagare le tasse tutti e pagare meno''.
Un progetto che, con la lotta all'evasione e all'elusione fiscale, mira a portare tredici miliardi di euro nelle casse dello Stato: 5 miliardi con il decreto di luglio e 8 con la Finanziaria 2007.
Tra le novità, che verranno introdotte con la manovra economica, c'è la procedura semplificata per la distruzione di merce contraffatta, ma anche la possibilità di detrarre le spese mediche a patto, però, che si disponga di uno scontrino o fattura fiscale e sia chiaramente indicato il codice fiscale di chi spende e poi usufruisce della detrazione. E, ancora: revisione triennale, e non più quadriennale, degli studi di settore e sanzioni per chi fornisce dati non veritieri, indicazione nella dichiarazione dei reddito del codice fiscale del coniuge che riceve assegni e detrazione del canone di affitto per l'alloggio degli studenti universitari fuori sede.
Ma non finisce qui. Il piano del vice-ministro Visco prevede anche una gigantesca banca dati dei conti correnti alla quale potranno accedere i cacciatori di evasori, la chiusura dei negozi, fino ad un mese, per chi non emette scontrino per tre volte di seguito, misure per contrastare il fenomeno delle frodi sull'Iva e per scoraggiare il ricorso ai paradisi fiscali.

Un ultimo appunto...
Il segretario della Cgia di Mestre, Giuseppe Bortolussi, polemizzando sui dati dell'Agenzia delle entrate secondo cui in alcune regioni i gioiellieri dichiarano meno dei maestri elementari, ha detto: ''Si tratta di un vero e proprio caso di analfabetismo fiscale. Non si possono mettere a confronto i redditi di alcune categorie di autonomi con quelle dei lavoratori dipendenti. Non ha nessun senso e non è nemmeno corretto da un punto di vista statistico''. ''La comparazione ha un senso solo quando si mettono a confronto i redditi dell'artigiano o del commerciante con quelli del suo lavoratore dipendente. Ebbene, se si fa questa operazione si potrà constatare che i primi guadagnano circa il 30% in più dei secondi. Fare qualsiasi altro tipo di comparazione è scorretto e fuorviante'', ha affermato Bortolussi.

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16 ottobre 2006
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