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I ''veri'' numeri del provvedimento d'indulto secondo il ministro della Giustizia Clemente Mastella

23 novembre 2006

''Ad oggi il numero complessivo è di 17.455 ma nel corso del tempo tutti i condannati dovranno uscire con 3 anni di anticipo. Ma non quelli condannati per pedofilia ed altri 21 tipi di reato. Non ha senso quindi, continuare a sommarli nel corso del tempo''.
Il dato sui detenuti usciti dal carcere a seguito dell'approvazione dell'indulto lo ha fornito nei giorni scorsi il ministro della Giustizia, Clemente Mastella, nel corso dell'audizione svolta in Senato. Mastella ha ricordato che nell'agosto scorso, per effetto dell'indulto ''sono state scarcerate 16.568 persone, sostanzialmente tante quante ne indicavano le ultime proiezioni del Dap. Lo scarto in eccesso rispetto alla previsione di 15.470 soggetti è dovuto al fatto che la stima era stata effettuata il 29 luglio, sulla base del numero dei condannati in espiazione di pena alla fine di luglio''.
''Un discorso diverso
- ha aggiunto Mastella - va fatto con riferimento a quanti sono stati scarcerati essendo in custodia cautelare nei mesi di applicazione dell'indulto. Erano esclusi dalla stima che si riferiva alle applicazioni immediate e dirette del beneficio. Tra costoro, dal 1 agosto al 14 novembre, ci sono 7.178 persone, 4.456 delle quali erano detenute anche per un titolo di reato definitivo, venuto meno con l'indulto, ed altre 2.722 erano sottoposte unicamente alla misura cautelare della custodia in carcere''. ''Per tali posizioni - ha spiegato il Guardiasigilli - la scelta di revocare la custodia cautelare, ed il conseguente riacquisto della libertà, sono dunque il frutto di una discrezionale valutazione dell'autorità giudiziaria''. Non è stato, quindi , l'indulto la causa, ma tutto il sistema penale, che si affida solo al carcere, e investe poco sulle possibilità alternative previste, ha sottolineato ancora Mastella.

''Fino al 15 novembre 2006 sono rientrate in carcere soltanto 1.715 persone tra quelle scarcerate a seguito del provvedimento di clemenza'', ha detto ancora il ministro. ''Mi sembra che si tratti di una percentuale non rilevante - ha detto Mastella - ancor più se si pensa che il numero di coloro che risultano arrestati in flagranza di reato, in realtà, è pari a 1.421. Gli altri soggetti - ha spiegato - sono rientrati in carcere per provvedimento dell'Autorità giudiziaria, in molti casi sulla base di ordinanze cautelari, riguardanti fatti commessi prima della concessione dell'indulto, che non attestano dunque una recidiva rispetto alla data di concessione dell'atto di clemenza''.

Rimane però il problema dell'elevato numero di processi (l'80% circa secondo il Csm, per una durata di 3/4 anni) che per effetto dell'indulto risulterebbero assolutamente inutili, e anzi, di intralcio per la normale attività delle magistrature, che si troverebbero a dover far fronte ad una mole considerevole di lavoro assolutamente controproducente.
A questo riguardo, sempre il ministro Mastella, in un'intervista pubblicata sul free press mensile 'Pocket', ha detto di essere d'accordo con la proposta di amnistia avanzata nelle scorse settimane dal Consiglio Superiore della Magistratura. L'amnistia, infatti, così come recita l'art. 151 del Codice Penale, ''...estingue il reato e, se vi è stata condanna fa cessare l'esecuzione della condanna e le pene accessorie...'', insomma la tabula rasa che sempre si è adottata insieme ai precedenti provvedimenti d'indulto fatti in Italia.
''Ho accolto i rilievi del Csm e personalmente sono favorevole ad un provvedimento di amnistia. Ma ribadisco che sull'amnistia, proprio come sull'indulto, non sono io a decidere, ma Camera e Senato''. ''Non è stato il ministro Mastella a varare il provvedimento di indulto - ha ribadito - ma l'80% dei parlamentari, di maggioranza e opposizione. Non prendo le distanze, anzi, confermo che si trattava di una misura necessaria viste le condizioni delle carceri. Ma a votare è stato tutto il Parlamento''.

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23 novembre 2006
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