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IL 380° FESTINO DI SANTA ROSALIA

La peste dell'estate del 1624 a Palermo raccontata dal pittore fiammingo Antoine Van Dyck

12 luglio 2004
IL 380° FESTINO DI SANTA ROSALIA
- L'opera musicale
- La città teatro
- Van Dyck a Palermo
- Calendario degli spettacoli
- Il Festino di Santa Rosalia


Le manifestazioni in onore della Patrona si svolgono quest'anno dal 10 al 15 luglio e vedono, come di consueto, numerosi spettacoli musicali, triunfi e rappresentazioni teatrali negli angoli più pittoreschi del centro storico, oltre alle solenni cerimonie liturgiche.
Tutta l’attenzione sarà puntata sulla notte del 14 luglio e sullo spettacolo che rinnoverà le vicende di quel 1624, quando Palermo, piagata da un’epidemia di peste (che in meno di due anni farà circa 30 mila vittime), verrà liberata dal terribile morbo grazie all’intercessione di Santa Rosalia, nobile fanciulla normanna eremita, le cui ossa vennero ritrovate sul Monte Pellegrino.

Antoine Van Dyck, il grande pittore fiammingo che nel 1624 si trovava a Palermo.
Il viceré Emanuele Filiberto di Savoia, ucciso dalla peste.
Il cardinale Giannettino Doria, suo successore, sotto il quale avvenne il ritrovamento delle reliquie di Santa Rosalia.
Sono loro i personaggi centrali nella drammaturgia creata (anche quest’anno da Luca Masia) per la notte-spettacolo del 14 luglio, la cui principale caratteristica sarà quella di essere una vera e propria opera musicale.

L'opera musicale
In parte dal vivo e in parte su basi registrate, musiche, voci e cori originali accompagneranno il racconto, diventando protagonisti, a fianco dei tre personaggi storici. Il cast di attori e cantanti eseguirà in scena i brani recitati e musicali nei due palchi stabili del Palazzo Reale e della Cattedrale. Musica lirica ed etnica, fra Oriente e Occidente, melodie barocche e ritmi magrebini, strumenti antichi e moderni: sarà una colonna sonora che attingerà fondamentalmente dalla tradizione palermitana, dove confluiranno echi arabeggianti e mediterranei, di natura colta o popolaresca, e con inserimenti di carattere liturgico.

La città teatro
Nell’ottica del massimo coinvolgimento spettacolare dei luoghi, quest’anno le architetture del centro storico saranno particolarmente valorizzate grazie agli interventi di Giantito Burchiellaro che ne accentueranno la valenza barocca. Scenografo di fama (ha lavorato nel teatro lirico e nel cinema con importanti registi, come Fellini, Zeffirelli, Bellocchio), Burchiellaro ha svolto un’accurata ricerca sul Barocco siciliano, puntando sui giochi di luce e sulle trasparenze, esaltando gli aspetti contrapposti della città splendida e di quella poverissima.

Sarà Van Dyck (Anversa, 1599 - Londra, 1641) il narratore della vicenda, che avrà inizio, appunto, dallo sbarco a Palermo del pittore, allora già noto ritrattista (qui eseguirà, fra l’altro, una Santa Rosalia, oggi nel Museo di Palazzo Abatellis, e una splendida Madonna del Rosario, nell’oratorio di San Domenico).
E all’opera di Van Dyck s’ispireranno le citazioni figurative dello spettacolo.

Nei panni del viceré Emanuele Filiberto e del cardinale Giannettino Doria, ci saranno rispettivamente Flavio Bucci e Mariano Rigillo, famosi attori teatrali. Il giovane Van Dick sarà interpretato dall'attore Giorgio Lupano. La voce narrante, infine, sarà quella del palermitano Gigi Burruano.

Van Dyck a Palermo
Primavera del 1624: fonti storiografiche pressoché coeve all’artista lasciano intendere che alla base del viaggio di Van Dyck in Sicilia ci fosse uno specifico incarico del viceré Emanuele Filiberto di Savoia per l’esecuzione del suo ritratto, oggi concordemente identificato nello splendido dipinto della Dulwich Picture Gallery di Londra. Senza entrare nel merito della veridicità della notizia, non c’è dubbio che il soggiorno palermitano del pittore di Anversa dovette trovare appoggi e agevolazioni nel vasto giro di amicizie e conoscenze, dirette o mediate, della folta colonia di mercanti fiamminghi operosi in città; per non parlare delle referenze genovesi che a lui – proveniente da Genova – aprivano la strada nei confronti della ricca compagine ligure da tempo stanziata nel capoluogo isolano con sede nella prestigiosa chiesa "nazionale" di San Giorgio.

All’arrivo, come testimoniano i numerosi schizzi e annotazioni nel suo Taccuino italiano (oggi al British Museum di Londra), Palermo dovette aprirglisi in tutta la sua vivacità meridionale, con i suoi odori, i suoi suoni, le sue voci: scene di strada, attori della Commedia dell’arte con un suonatore di liuto, una strega condotta a giudizio; una città resa davvero cosmopolita dalla presenza di mercanti genovesi, fiamminghi, fiorentini, alemanni, catalani, affannati ed indaffarati nel quartiere della Loggia, a ridosso della Cala, che, da forestiero tra forestieri, dovette tornargli subito familiare se fin dall’inizio trova ospitalità presso l’amico (o parente?) Hendrick Dich, nella casa da lui abitata accanto alla chiesa di Santa Maria di Portosalvo al Cassaro.

Solo di recente, grazie alle attente ricerche archivistiche di Giovanni Mendola, il soggiorno di Van Dyck a Palermo si è arricchito di una messe notevole di notizie e documenti che ne protraggono la presenza in città almeno sino al 3 settembre 1625. Di conseguenza, viene stravolta ed annullata l’opinione diffusa di una comparsa davvero fugace in quanto immediatamente interrotta dal dilagare della peste in piena estate 1624, di cui rimase vittima illustre il giovane viceré che, nel breve tempo di reggenza (si era insediato nel febbraio 1622), aveva dato mirabili prove di saggezza e buon governo, nonché stimoli nuovi alla vita culturale e intellettuale della capitale.

Alla luce delle prove documentarie e dei recenti studi condotti sul collezionismo palermitano, un dato appare inconfutabile: Van Dyck arriva a Palermo da Genova con fama consolidata di provetto ritrattista, venendovi in prima istanza coinvolto. Oltre a quello ricordato dal viceré, almeno altri tre ritratti vengono eseguiti durante la permanenza in città: quello della pittrice Sofonisba Anguissola, ormai vecchissima e ormai definitivamente qui stabilitasi dopo le seconde nozze col mercante genovese Orazio Lomellino; quello di Simone Sitaiolo, utriusque iuris doctor, e quello di Desiderio Segno, nel ’24 console della nazione genovese, identificabile con ritratto oggi nelle collezioni museali di Vaduz (Liechtenstein).

Ma in virtù del suo prolungato soggiorno, Van Dyck assiste in toto ai Trionfi di Santa Rosalia, dall’invenzione delle Sacre Ossa sul Monte Pellegrino (12 luglio 1624), al riconoscimento ufficiale dei resti (22 febbraio 1625), al solenne grande Festino del primo anniversario; contribuisce, anzi, in prima persona alla nuova definizione dell’iconografia della Santuzza, rappresentata ora in gloria trasportata dagli angeli (quadro del Metropolitan Museum di New York, già a Palermo nella collezione di Desiderio Segno, poi a Messina, quadreria Ruffo), ora nell’atto di intercedere a favore della sua città, raffigurata in basso (quadri di Houston, The Menil Collection, e di Ponce, Portorico), e di cui il saio francescano, il teschio, allusivo non solo della penitenza, ma anche della peste, la corona di rose e gigli di evidente riferimento al nome (rosa - lilia) costituiranno per sempre gli attributi inconfondibili.

Al 22 agosto 1625, come si rileva dal documento, risale l’incarico per la pala d’altare della Madonna del Rosario, destinata all’oratorio dell’omonima Venerabile Compagnia in San Domenico, senza dubbio la più importante commissione pubblica dell’intero periodo italiano, conclusosi nel 1627. La tela arrivava da Genova nell’aprile 1628 per sostituire sull’altare un dipinto di analogo soggetto realizzato appena pochi anni prima dal caravaggesco Mario Minniti e già fuori moda per un semplice motivo: l’assenza, tra le sante e i santi protettori palermitani, della Vergine romita Rosalia, ormai, invece, indiscussa patrona della città, patriae servatrix. Senza dire poi che la pala di Van Dick, così densa di luminosità neo-venete, proiettava verso una nuova concezione figurativa che di lì a poco avrebbe aperto alla grande stagione barocca.

Vincenzo Abbate - Direttore della Galleria regionale della Sicilia Palazzo Abbatellis

Testi tratti dal sito ufficiale del Comune di Palermo (www.comune.palermo.it)

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12 luglio 2004
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