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Il giorno di Spatuzza

Il pentito Spatuzza, in aula, a Torino, per testimoniare al processo nei confronti di Marcello Dell'Utri

04 dicembre 2009

AGGIORNAMENTO
"Ho fatto parte dagli anni Ottanta al Duemila di un’associazione terroristico-mafiosa denominata Cosa nostra. Dico terroristica per quello che mi consta personalmente, perchè dopo gli attentati di via D’Amelio e Capaci, ci siamo spinti oltre, come l’attentato al dottor Costanzo (Maurizio ndr)".
Con queste parole il pentito Gaspare Spatuzza ha iniziato la sua deposizione davanti ai giudici di Torino. Poi il pentito ha citato il premier: "Graviano mi disse che avevamo ottenuto tutto quello e questo grazie alla serietà di quelle persone che avevano portato avanti questa storia, che non erano come quei quattro ’crasti' socialisti che avevano preso i voti dell’88 e ’89 e poi ci avevano fatto la guerra. Mi vengono fatti i nomi di due soggetti: di Berlusconi, Graviano mi disse che era quello del Canale 5". Oltre al presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, Spatuzza ha citato anche l’imputato, il senatore Marcello Dell’Utri. "C’è di mezzo un nostro compaesano, Dell’Utri", ha detto Spatuzza, citando Graviano. "Grazie alla serietà di queste persone - ha aggiunto - ci avevano messo praticamente il Paese nelle mani". Spatuzza, ha detto inoltre che "i timori di parlare del presidente del Consiglio Berlusconi erano e sono tanti". Rivolto ai giudici ha poi spiegato che: "La mia missione è restituire verità alla storia e non mi fermerò di fronte a niente. E' una mia missione per dare onore a tutti quei morti, a tutta quella tragedia. E' mio dovere". "Se io ho messo la mia vita nelle mani del male - ha aggiunto -, perchè non la devo perdere per il bene? Chiedo perdono per il male fatto". "Il mio pentimento - ha spiegato ancora - è la conclusione di un bellissimo percorso spirituale cominciato grazie al cappellano del carcere di Ascoli Piceno. Mi sono trovato ad un bivio: scegliere Dio o Cosa nostra... E ho scelto Dio".

Durante una pausa del processo d'appello a suo carico, Marcello Dell'Utri ha detto che "la mafia ha l'interesse a buttare giù un governo che sta lottando contro la mafia". Spatuzza, ha aggiunto il senatore, "è un pentito della mafia, non dell'antimafia". Cosa Nostra "ha tutto l'interesse a buttare giù un governo che sta lottando contro la mafia come mai nel passato. Sono dati oggettivi - ha detto il senatore - c'è stato il massimo dei latitanti catturati, il massimo dei beni sequestrati, il massimo delle pene severe contro i condannati" per reati mafiosi.
Ai giornalisti che gli hanno chiesto se nel 2001 Forza Italia, quando vinse le politiche in Sicilia con 61 seggi a 0, potesse essere stata votata pure dai boss, Dell'Utri ha risposto: "Ma che ne so? Può essere anche che la mafia ha votato nel 2001 per noi, purtroppo non gli hanno ancora tolto il diritto di voto. Ma, d'altronde, ha votato anche per Orlando". E ha sottolineato: "E' una cosa fuori dal mondo. Si rischia di impazzire".

E' iniziata molto presto la giornata del pentito Gaspare Spatuzza. Il killer di Brancaccio che adesso studia teologia, deve testimoniare al processo d'appello per concorso in associazione mafiosa nei confronti di Marcello Dell'Utri. Spatuzza ha trascorso la notte in una località segreta e oggi dovrà deporre davanti alla seconda sezione della Corte d'appello di Palermo, in trasferta a Torino per motivi di sicurezza, presieduta da Claudio Dall'Acqua, giudici a latere Salvatore Barresi e Sergio La Commare.
Il pentito, dietro un paravento bianco, è guardato a vista dalle forze dell'ordine dentro alla maxiaula 1 dove si tiene l'udienza: la stessa dei processi Cogne, Thyssenkrupp ed Eternit.

C'è grande attesa per le parole che verranno pronunciate dall'ex boss mafioso di Brancaccio, che da un anno e mezzo collabora con i magistrati di mezza Italia e che accusa, tra gli altri, il Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi e il senatore Dell'Utri.
Spatuzza, tra gli assassini del piccolo Giuseppe Di Matteo e del parroco antimafia Pino Puglisi, verrà interrogato dal sostituto procuratore generale Antonino Gatto, che rappresenta l'accusa nel dibattimento.
Nell'aula, quasi duecento giornalisti, provenienti da tutta Europa, che si sono accreditati per potere assistere al processo. La lista degli organi di informazione contiene nomi non solo italiani. Sono indicati giornali francesi, olandesi, spagnoli. Ci saranno le telecamere della Bbc, e un inviato del Wall Street Journal, centinaia di giornalisti italiani. I livelli di sicurezza per l'arrivo del pentito Spatuzza sono stati altissimi. E' stata bloccata la corsia sud di via Cavalli, cioè la strada che costeggia le aule sotterranee del Palazzo di giustizia di Torino.
Il procuratore generale Nino Gatto, prima dell'inizio dell'udienza, ha parlato di aspettattive eccessive. "Intorno alla deposizione di Spatuzza ci sono aspettative eccessive: si sta enfantizzando una cosa certamente importante ma che non ha il rilievo eccezionale che le è stato dato e tutto questo toglie serenità. Sono tranquillo - ha aggiunto - ho studiato molto".

Intanto il processo è cominciato con la richiesta di revoca dell'ammissione della deposizione del pentito. A sorpresa, prima che il collaboratore salisse sul banco dei testi, l'avvocato Alessandro Sammarco ha chiesto ai giudici di revocare l'ordinanza con cui avevano ammesso la testimonianza dell'ex boss. "Quello che sta accadendo in questo processo - ha spiegato - è del tutto anomalo. Il dibattimento era giunto al termine, quando è stato inondato da quintali di documenti relativi a temi diversi da quelli trattati in primo grado". "Ciò che è successo in questo processo - ha detto il legale - ha messo in evidenza una grave forma di incostituzionalità nello schema del procedimento così come previsto dalla legge. È palese che la norma che prevede la rinnovazione parziale del dibattimento violi l'articolo 111 della Costituzione sul giusto processo, l'art. 3 sul principio di uguaglianza e l'art. 24 sul diritto di difesa".

Dell'Utri: "Io come San Sebastiano. Santo non sono, ma infilzato sì" - Il senatore del Pdl Marcello Dell'Utri, è arrivato all'udienza torinese verso le 9:30.
"Mi sento come San Sebastiano. Santo non sono, ma infilzato sì" ha detto Dell'Utri all'inviato del 'Corriere della sera' prima di entrare. "Andrò a vedere questo teatrino offensivo tranquillo. E' tutto falso". Dell'Utri ha ribadito di non aver mai incontrato i personaggi indicati dai pentiti. Per il senatore la prima anomalia del processo è che la questione delle stragi del '93 "entra nel mio processo direttamente nel secondo grado. In primo non si era mai parlato di stragi". Quanto all'ipotesi che lui e il premier possano essere accusati di essere stati interlocutori della mafia, Dell'Utri non ha dubbi: "Assurdità kafkiane""La cosa angosciante - ha aggiunto - è che puoi solo dire che non è vero. Ma lui può inventarsi di tutto". Spatuzza, secondo Dell'Utri, è ritenuto attendibile "da più procure: da chi lo gestisce". "Questi Graviano, poi, non sono mai esistiti nella mia vita", ha affermato parlando dei due fratelli mafiosi. Sarebbe falso anche un incontro con Provenzano ipotizzato da Ciancimino jr sulla base di un 'pizzino' che parla di un senatore: "Un altro grosso equivoco - ha detto - A parte che non ero senatore nel 2000. Lo sono diventato nel 2002". "Mai avuto problemi con la malavita organizzata - ha inoltre affermato parlando dell'attività imprenditoriale in Sicilia - E quando Berlusconi è entrato in politica si occupava di tutto Micciché". L'istituto dei pentiti, invece, secondo Dell'Utri, "è sacrosanto ma va toccato con cautela. Il tempo limite di sei mesi per parlare è disatteso". Infine il senatore fa sapere di essersi sentito con il premier : "Era tranquillo. Sono altri i problemi che lo innervosiscono. Teme più la moglie che Spatuzza".

Le parole di Spatuzza - Gaspare Spatuzza dovrà ripetere in aula quanto ha riferito ai magistrati di tre procure - Firenze, Palermo e Caltanissetta - e cioè che dai boss mafiosi Graviano, in particolare da Giuseppe, seppe, tra la fine del '93 e l'inizio del '94, che Cosa nostra aveva in Marcello Dell'Utri e Silvio Berlusconi i suoi nuovi referenti politici. Negli interrogatori resi davanti ai magistrati delle Procure antimafia di Palermo, Firenze, Caltanissetta e Milano, Spatuzza ha parlato della strategia stragista di Cosa nostra, come nacque l'idea delle stragi e del presunto accordo politico stipulato con alcuni politici.
Il 18 giugno del 2009, Spatuzza parla, ad esempio, del fallito attentato allo stadio Olimpico di Roma: "Giuseppe Graviano - dice il pentito- mi ha detto che 'tutto si è chiuso bene, abbiamo ottenuto quello che cercavamo. Le persone che hanno portato avanti la cosa non sono come quei quattro crasti dei socialisti che prima ci hanno chiesto i voti e poi ci hanno venduti. Si tratta di persone affidabili'. A quel punto mi fa il nome di Berlusconi e mi conferma, a mia domanda, che si tratta di quello di Canale 5. Poi mi dice che c'è anche un 'paesano' nostro e mi fa il nome di Dell'Utri" . E' sempre il pentito Spatuzza a raccontare che "Giuseppe Graviano mi dice che comunque bisogna fare l'attentato all'Olimpico perche' serve a dare il colpo di grazia e dice 'Abbiamo il paese nelle mani'".
Ma non è solo Spatuzza a parlare di politici. C'è un altro pentito, le cui dichiarazioni sono state depositate al processo Dell'Utri. Sono quelle di Pietro Romeo, che il 30 settembre scorso, quindi appena due mesi fa dice ai pm: "La motivazione stragista di Cosa nostra era quella di fare togliere il 41 bis. Non ho mai saputo quali motivazioni ci fossero nella parte politica". E poi un altro pentito, l'assassino di don Pino Puglisi, Salvatore Grigoli, che il 5 novembre dice: "Dalle informazioni che mi sono state date... le stragi erano fatte per costringere lo Stato a patti...".
Il pentito Gaspare Spatuzza, nei mesi, è stato messo dai magistrati a confronto con due boss mafiosi: Filippo Graviano e Cosimo Lo Nigro. E' il 10 settembre scorso e Spatuzza, guardando dritto negli occhi Lo Nigro, ripercorre i preparativi per l'attacco allo stadio Olimpico. Lo Nigro non ribatte, lo guarda e solo alla fine gli dice: "Rispetto le tue scelte, ma ancora ti chiedo: sei sicuro di ciò che dici e delle tue scelte?".
Nell'altro confronto, quello con Filippo Graviano, del 20 agosto 2009, i magistrati vogliono capire se davvero Graviano abbia detto la frase 'se non arriva niente da dove deve arrivare è bene che anche noi cominciamo a parlare con i magistrati'. Secondo l'accusa era un messaggio per indicare che se la trattativa tra lo Stato e Cosa nostra non avesse avuto un esito positivo, il boss mafioso avrebbe potuto prendere in considerazione l'ipotesi di dissociarsi da Cosa nostra, un percorso che molti mafiosi, come si diceva nelle carceri, avevano intrapreso. Graviano, davanti a Spatuzza dice: "Io non ho mai parlato con ostilità nei tuoi riguardi". E ancora: "Mi dispiace contraddire Spatuzza, ma devo dire che non mi aspetto niente adesso e nemmeno nel passato".
Adesso spetta al pentito Gaspare Spatuzza raccontare in aula la sua verità... e sono in tanti in aula, e non solo, ad ascoltarlo.

[Informazioni tratte da Adnkronos/Ing, Ansa, La Siciliaweb.it, Rainews24]

 

 

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04 dicembre 2009
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