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Il magistrato "vilipeso" e la libertà d'espressione

C'è chi difende il pm Iacoviello e chi continua a stare dalla parte di Antonio Ingroia

15 marzo 2012

Francesco Iacoviello, il pm del processo Dell'Utri in Cassazione è stato oggetto di "vilipendio", proprio lui che è invece "uno dei migliori magistrati". Così il Pg della Cassazione Vitaliano Esposito ha difeso il collega, sottolineando anche di aver "pienamente condiviso" le sue tesi.
Esposito ha preso la parola in apertura del Plenum del Csm. E ha subito voluto precisare che "Iacoviello non ha mai detto che il concorso esterno non esiste; si è limitato ad esternare il profondo disagio per una fattispecie di reato dai contorni vaghi"; e lo ha fatto di fronte ad un capo di imputazione "assolutamente indeterminato".
Peraltro questo disagio, ha fatto presente il pg, "è notoriamente diffuso nella dottrina e nella giurisprudenza, tant'è che ci sono state ben cinque sentenze delle Sessioni unite ed è un disagio che io provo da 30 anni", ha aggiunto il Pg esprimendo il suo "incondizionato appoggio" alla requisitoria del collega. Collega che Esposito ha definito "un professionista non permeabile a qualsiasi pressione". "Mi chiedo se la libertà di espressione - ha detto ancora il pg - possa estendersi fino al vilipendio del magistrato e se sia possibile tentare di condizionare l'esercizio della giurisdizione".
Nell'appassionato intervento del pg, in cui non sono mancati momenti di emozione, c'è stato anche un riferimento a chi in questa vicenda ha chiamato in causa Giovanni Falcone: "Falcone lasciamolo riposare in pace - è stato l'invito del pg - semmai onoriamolo con un convegno sul concorso esterno. E allora scopriremo che lui è stato antesignano della sentenza Mannino", quella che ha posto dei paletti al concorso esterno.

"Solidarietà" a Francesco Iacoviello, e una bacchettata a chi tra i magistrati ha polemizzato con lui. Queste le reazioni espresse da alcuni consiglieri del Csm, in apertura del plenum di Palazzo dei marescialli.
Ad introdurre la discussione è stato il togato di Magistratura Indipendente Antonello Racanelli, che esprimendo "solidarietà" a Iacoviello, ha puntato l'indice contro le "accuse provenienti da più parti", mentre le "sentenze vanno sempre rispettate". Ed è stato "ancora più grave", ha evidenziato, che queste polemiche siano venute da "magistrati che direttamente o indirettamente hanno avuto un ruolo" nel processo Dell'Utri.
Quando criticano i provvedimenti giudiziari "i magistrati devono avere grande senso di responsabilità istituzionale" ha ammonito Riccardo Fuzio (Unità per la Costituzione), richiamando i colleghi a "non confondere il piano giuridico con quello politico". E di "vicenda bizzarra", anche perché stavolta "gli attacchi vengono da magistrati", ha parlato il laico del Pdl Bartolomeo Romano, secondo cui "il quadro che emerge non è positivo per la magistratura: divisioni interne così pesanti su argomenti così rilevanti meriterebbero di essere evitate".
"Preoccupazione" per il modo in cui si è sviluppato il dibattito su una vicenda che "appartiene alla fisiologia della giustizia" è stata espressa da Vittorio Borraccetti (Magistratura democratica) che ha ribadito come sia compito del Csm "tutelare l'indipendenza delle funzioni di tutti i giudici e pm", indipendentemente dal merito dei loro provvedimenti. "Tutte le critiche sono lecite tranne quella che insinua che dietro le posizioni espresse ci siano rapporti personali e fini diversi da quelli di giustizia", ha aggiunto il consigliere che ha comunque evidenziato come a causa dell'"ambiguità" della politica, che non ha mai circoscritto il reato di concorso esterno, i magistrati siano stati "costretti" a compiere uno "sforzo di supplenza".

Non ha alcuna intenzione di fare dietrofront Antonio Ingroia, procuratore aggiunto di Palermo, che rivendica la "libertà di espressione delle opinioni e il diritto di critica rispetto a qualunque sentenza, fermo restando che la critica non deve trasformarsi in attacchi personali e insulti ai magistrati".
Ingroia, che sostenne l'accusa al processo per concorso esterno in associazione mafiosa al senatore del Pdl Marcello Dell'Utri, nei giorni scorsi è stato protagonista di dure prese di posizione contro la requisitoria del pg della Cassazione che ha chiesto l'annullamento con rinvio della sentenza di condanna del politico.
"Non mi pare - ha detto Ingroia ribattendo alle parole del procuratore generale - che i magistrati in questo caso siano andati oltre al diritto di critica. Mi aspetterei, però, che come giustamente ha difeso Iacoviello da attacchi personali, Esposito faccia lo stesso per me e per gli altri magistrati in casi analoghi".
A sostegno del sostituto della Cassazione si sono espressi anche alcuni componenti del Csm intervenuti al Plenum, anche se le mailing-list delle varie correnti delle toghe non sono affatto unanimi nel difendere Iacoviello e le sue valutazioni sul concorso nell'associazione mafiosa.

Un dibattito in cui interviene anche il pm Nino Di Matteo, presidente della giunta distrettuale palermitana dell'Anm: "prendo atto di quanto dichiarato da Esposito - dice - e dal Csm, ma dopo avere letto la requisitoria di Iacoviello rimango dell'idea che le sue affermazioni sul fatto che il concorso esterno sarebbe un reato a cui non crede più nessuno, oltre a riportare indietro di 30 anni le lancette dell'orologio della lotta alla mafia, appaiono gravi perchè delegittimano in partenza numerosissime indagini e processi in tutta Italia e perfino sentenze passate in giudicato che condannati stanno scontando in carcere".
Sia Ingroia sia Di Matteo, nei giorni scorsi, avevano parlato di "tradimento dell'insegnamento di Falcone e Borsellino". Ieri il pg ha stigmatizzato l'evocazione dei due magistrati uccisi. Affermazione che non è piaciuta a Ingroia: "ogni tanto stabilire la verità dei fatti è utile. In questi anni troppo spesso gli insegnamenti di Falcone sono stati dimenticati".

[Informazioni tratte da Adnkronos/Ign, ANSA, Lasiciliaweb.it]

- "Berlusconi se la prenda con se stesso" (Guidasicilia.it, 14/03/12)

 

 

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15 marzo 2012
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