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Il Ministero dell'Ambiente boccia Vega B di Edison ed Eni

Stop a 8 nuovi pozzi petroliferi di fronte alla costa della provincia di Ragusa

26 febbraio 2018
Il Ministero dell'Ambiente boccia Vega B di Edison ed Eni

"È una vittoria della ragionevolezza di chi ha a cuore l'ambiente, la salute dei cittadini e il futuro dell'economia della costa siciliana, fondato sul patrimonio culturale e sul turismo, contro l'arroganza insopportabile di Edison ed Eni. La cura, l'attenzione e la meticolosità con cui Legambiente ha presentato le proprie osservazioni alle nuove trivellazioni in mare nel canale di Sicilia hanno prodotto ancora una volta effetti concreti. Dopo aver contribuito a far bocciare le ricerche della Schlumberger, ora tocca al progetto di ampliamento della concessione Vega. Auspichiamo a questo punto che si abbandoni del tutto l'ipotesi di realizzare la nuova piattaforma Vega B. Il Paese avvii una decisa strategia di uscita dalle trivellazioni a terra e a mare di idrocarburi che rispondono solo agli interessi delle compagnie petrolifere e compromettono un futuro territoriale libero dalla dittatura delle fossili".

È questo il commento di Stefano Ciafani, direttore generale di Legambiente, e Gianfranco Zanna, presidente di Legambiente Sicilia, alla notizia della bocciatura del progetto di 8 nuovi pozzi petroliferi di fronte alla costa della provincia di Ragusa, da parte delle due compagnie petrolifere che auspicavano un parere positivo anche senza la presentazione dei monitoraggi richiesti dal Ministero dell'Ambiente, e nonostante l'evidente situazione di rischio sismico rappresentato dalla faglia di Scicli.
Invece, con parere della Commissione VIA del Ministero dell'Ambiente, qualche giorno fa il progetto presentato da Edison ed Eni non ha avuto il via libera per motivi sismici e di impatto ambientale, danni alla componente faunistica marina e ai cetacei e per la vicinanza al sito SIC Fondali Foce del fiume Irminio.

Proprio la Sicilia è una delle principali regioni sotto attacco delle compagnie petrolifere: essa infatti contribuisce con il 18% della produzione di olio greggio (rispettivamente 506mila tonnellate sulla terra ferma e 229mila tonnellate in mare), a fronte di 4,1 milioni di tonnellate nazionali, e con il 3,6% della produzione di gas.
Sul fronte del petrolio, dal 2010 al 2017 sono state otto (3 a mare e 5 sulla terraferma per un totale di 904 chilometri quadrati) le concessioni produttive che solo in questa regione hanno estratto in totale 7, 9 milioni di tonnellate di greggio, di cui 1,8 milioni, pari a circa il 23%, esenti dal pagamento delle royalties. Nel 2017 addirittura il 30% della produzione siciliana (223.905 tonnellate). Non solo, nonostante il Governo, in occasione del referendum, avesse garantito che non ci sarebbero stati ulteriori permessi a quelli già rilasciati, in questi mesi sono state presentate ulteriori 10 istanze di permesso di ricerca su terraferma da diverse compagnie petrolifere.
La situazione non cambia con le estrazioni di gas: dal 2010 al 2017, le 12 concessioni produttive in Sicilia hanno estratto in totale 2,2 miliardi di metri cubi di cui 1,4 miliardi, ovvero il 62%, esenti dal pagamento delle royalties. Negli ultimi 3 anni addirittura le percentuali di esenzione sono salite rispettivamente al 73%, 75% e 76% della produzione totale siciliana.

"Nel nostro Paese, purtroppo, a fronte di esenzioni e sconti, denunciati per anni da Legambiente, ancora conviene estrarre fonti fossili - dichiara Katiuscia Eroe, responsabile Energia di Legambiente - Eni, infatti, su quasi 3 miliardi e mezzo di metri cubi di gas estratti in mare, non paga royalties per circa il 50%, su quelli estratti sulla terraferma l'esenzione arriva quasi al 10%.  Edison, addirittura, su un totale di più di 6 milioni di metri cubi, sia in mare che a terra, estrae gratuitamente. Questo è solo uno dei tanti regali al settore delle fonti fossili nel nostro Paese, senza considerare che oltre il 62% di gas che arriva in Sicilia viene utilizzato per la produzione di energia elettrica. Con questi dati appare chiaro che l'Italia avrebbe tutto l'interesse ad avviare un processo di transizione finalizzato ad un futuro 100% rinnovabile. E questo dobbiamo fare liberandoci una volta per tutte dalla morsa inquinante delle lobby petrolifere".

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26 febbraio 2018
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