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Il nostro paziente zero

Il medico catanese di Emergency, primo italiano contagiato dall'Ebola, sarà curato con farmaci sperimentali

26 novembre 2014

Il "paziente zero" italiano per il virus Ebola, il medico catanese di Emergency, verrà curato con farmaci sperimentali, gli unici al momento disponibili ma che hanno già dato buoni risultati in altri casi. Proprio il trattamento tempestivo è infatti cruciale per la ripresa del paziente, giunto ieri mattina in Italia dalla Sierra Leone su un Boeing dell'Aeronautica militare e immediatamente ricoverato in isolamento all'Istituto Spallanzani.
Secondo il primo bollettino medico, reso noto dai sanitari durante un'affollata conferenza stampa all'istituto, le condizioni del paziente sono al momento "stabili" e, pur presentando febbre a 39 gradi, "non è disidratato ed è vigile, collaborante, deambulante ed autonomo". Giunto all'istituto, hanno reso noto i sanitari, il paziente "ha iniziato un trattamento antivirale specifico con farmaco non registrato, autorizzato con ordinanza dall'Agenzia italiana del farmaco (Aifa), su indicazione del ministro della Salute".

Il trattamento "è stato già utilizzato con successo in pazienti in Usa e Spagna", ha detto il direttore scientifico dell'istituto Giuseppe Ippolito, precisando che il nome del farmaco non verrà reso noto fino a quando non saranno definiti i protocolli terapeutici. In effetti, ha precisato il direttore dell'Aifa Luca Pani, "sono cinque i farmaci sperimentali autorizzati in procedura di emergenza per il paziente. I farmaci potranno essere utilizzati solo da quel paziente e solo all'interno della struttura. Il provvedimento - ha detto - è stato approvato in poche ore, di concerto con il ministero della Salute".
Il "paziente zero" sarà seguito da una task force di 30 specialisti, 15 medici e 15 infermieri, organizzati su diversi turni. Quanto alla modalità del contagio, "non è stato possibile ricostruire come questo sia avvenuto", ha affermato la presidente di Emergency, Cecilia Strada, durante la conferenza stampa.
"Un episodio drammatico quanto prevedibile. È importante che il Ministero segua passo passo il caso, anche per testare l'efficacia dei protocolli di sicurezza e di cura", ha commentato la presidente della Commissione Igiene e Sanità del Senato, Emilia Grazie De Biasi: "Mi auguro che il medico guarisca - ha detto - e, comunque, ritengo importante che il Ministro della Salute relazioni sull'andamento del caso".

Il medico di Emergency, intanto, è in contatto con la famiglia solo via sms. E dalla Sicilia è giunto uno sfogo della moglie: "Non si specula così sulle persone; basta a questo circo mediatico. A noi interessa soltanto la salute di mio marito. Siamo rimasti a casa a Enna con le mie figlie - ha concluso - perché non è possibile incontrare mio marito e per evitare i giornalisti e null'altro".
La donna ha soltanto l'obiettivo di "avere notizie certe sulla salute" del paziente e "proteggere la privacy" della sua famiglia. Per questo ha deciso di "non partire ancora per Roma". "Comunica con noi con sms, messaggia con mia figlia, ma non abbiamo ancora sentito la sua voce", ha detto ieri con uno stato d'animo a metà strada tra chi ha avuto notizie, ma non ancora tutte. E teme di averne di cattive. Il particolare di non poterci parlare direttamente crea delle ansie perché, osserva, "potrebbe significare che ancora non sta bene". Un motivo in più, quindi, per lei e le loro due figlie, di "sperare di poterlo vedere al più presto" e cancellare così "la preoccupazione che ancora c'è", mettendo anche in conto "l'ignoranza della gente sulla malattia e su come si trasmette". "Siamo in contatto con la Farnesina e il ministero della Salute - ha aggiunto infine la donna - e appena sarà possibile andremo a Roma a trovarlo".

Secondo una notizia di Repubblica, il medico siciliano, avendo potuto parlare con un suo amico collega, avrebbe chiesto notizie sui suoi pazienti. "Allora, voi come state? E i miei pazienti? Come stanno oggi?". Sarebbero state queste le sue parole.
Un articolo del Messaggero riporta il racconto del viaggio dalla Sierra Leone a Roma: "Per tutto il tempo, come vuole la procedura, sono rimasto nella barella ad alto contenimento. Immobile. Prima ci sono state lunghe ore in ambulanza per raggiungere l'aeroporto dall'ospedale in Sierra Leone. Poi altre sei sul Boeing dell'Aeronautica. Ora finalmente sono qua".
"State tranquilli, ce la farò" e "sono in buone mani. Mi cureranno. Ci vediamo presto", sono le parole dell'uomo pubblicate da Qn.

Gino Strada: "Lo rivoglio qui subito" - "Lo rivoglio qui, rapidamente. È uno tosto, un medico molto rigoroso e preparato. Sono tanti, tra quelli che lui ha curato, ad avermi chiesto notizie in queste ore. Capaci di riconoscerlo nonostante tuta e scafandro, pronti ad aiutare. Concretamente, con il loro sangue". Così Gino Strada, fondatore di Emergency, che si trova in Sierra Leone, ha parlato - a Repubblica e al Corriere della Sera - del medico catanese di Emergency contagiato dall'Ebola.
"In tanti, sopravvissuti al virus, sono venuti in ospedale a donare il loro sangue. È ricco di anticorpi. L'abbiamo spedito sullo stesso volo che ha riportato il nostro medico a Roma, servirà a curarlo", spiega.

Al medico siciliano Strada ha detto "di non pensare neppure un momento di essere in vacanza. Gli spedirò il lavoro, i dati via computer, in reparto a Roma perché metta in ordine le statistiche".
Aggiunge anche di non aver capito come sia stato possibile il contagio: "Prima che partisse ci siamo parlati lungamente, abbiamo ricostruito giorni, ore: non siamo riusciti a capire quando sia potuto succedere, anche se in una situazione così è possibile. Anzi, contando le 7 volte al giorno in cui ogni medico entra nella 'zona rossa', e qui ci entrano 125 persone al giorno tra sanitari e non, un solo malato è già un buon risultato".
Nel colloquio con il Corriere, Strada sottolinea anche di aver valutato insieme con il paziente la possibilità di curarlo in Sierra Leone, poi "lui ha chiesto di essere evacuato allo Spallanzani", con cui Emergency ha "una collaborazione continua, anche prima di questo caso ci sentivamo 4 o 5 volte al giorno: un loro team sta per venire giù a lavorare al laboratorio".

[Informazioni tratte da ANSA, Adnkronos/Ign, Lasiciliaweb.it, GdS.it]

- Il primo italiano contagiato dall'Ebola (Guidasicilia.it, 25/11/14)

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26 novembre 2014
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