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Il presidente Napolitano deporrà il 28 ottobre

Processo Trattativa Stato-mafia: i boss Riina e Bagarella vogliono partecipare alla deposizione del Capo dello Stato

02 ottobre 2014

Il processo Stato-mafia entra nel vivo. Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano deporrà sulla trattativa il 28 ottobre prossimo. Lo ha reso noto al termine dell’udienza di oggi il presidente della Corte d’Assise che ha comunicato di aver ricevuto una lettera dal Capo dello stato che ha confermato la disponibilità a testimoniare.

I capimafia Totò Riina e Leoluca Bagarella, intervenendo in videoconferenza al processo sulla trattativa Stato-mafia, hanno espresso la volontà di partecipare, sempre in video-collegamento, all’udienza del 28 ottobre, fissata, al Quirinale, per la deposizione del Capo dello Stato Giorgio Napolitano. L’Avvocatura dello Stato si è opposta. La Corte d'assise, che già si è pronunciata sull'argomento (stabilendo che gli imputati possano essere presenti solo tramite i propri avvocati) comunicherà la sua decisione finale giovedì prossimo.
Il difensore di Riina, l'avvocato Luca Cianferoni, ha preannunciato il deposito di una memoria al collegio di Palermo: "Secondo la Corte europea per i diritti dell'uomo - ha detto in aula - l'imputato ha sempre diritto a partecipare alle sue udienze".

Intanto, al processo sulla trattativa questa mattina ha deposto il pentito Vincenzo Sinacori, ex capomandamento di Mazara del Vallo. Il pentito ha raccontanto che "nel 1994 Matteo Messina Denaro ci disse di votare Forza Italia perché era il partito che più ci garantiva".
Sinacori ha anche raccontato del progetto, poi fallito, del boss Leoluca Bagarella di dare vita a un movimento politico che facesse capo a Cosanostra.
"Un giorno Matteo Messina Denaro mi mostrò un libro con alcuni monumenti. Il progetto era fare attentati fuori dalla Sicilia per colpire beni artistici. Anche Brusca era d’accordo", ha continuato Sinacori. Il collaboratore di giustizia ha aggiunto che il boss Bernardo Provenzano era contrario a fare attentati in Sicilia. Tra i motivi della strategia stragista di cosa nostra c'erano le lamentele dei detenuti al 41 bis che facevano sapere all’esterno delle sevizie subite dalla polizia penitenziaria in carcere.

- La Corte davanti al Presidente (Guidasicilia.it, 26/09/14)

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02 ottobre 2014
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