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Il primo matrimonio di Sgarbi

Il Sindaco di Salemi, Vittorio Sgarbi, ha celebrato il suo primo sposalizio... a modo suo

18 luglio 2008

E' stato il primo matrimonio di Vittorio Sgarbi quello che si è celebrato ieri a Salemi. Il primo matrimonio da celebrante, ovviamente. Il neo sindaco della cittadina nella provincia Trapanese ha infatti unito in matrimonio Antonio ed Elena, lui camionista 30enne e lei 25enne impiegata in un caseificio.
"Sono molto emozionantissimo", ha detto lo sposo... Beh, e chi non lo sarebbe davanti a Sgarbi, e se come fotografo, più che ufficiale ufficioso, si ritrovasse Oliviero Toscani?

Iniziata la cerimonia, Sgarbi ha prima di tutto spiegato agli sposi che la fedeltà di cui parla il codice civile sarebbe bene che non fosse un obbligo, "ma una libera scelta". "Capisco che possa essere un obbligo - ha detto - per la Chiesa, ma non per lo Stato". Poi, rivolgendosi a una coppia di testimoni degli sposi, anche loro vicini al matrimonio, li ha invitati scherzosamente a fare presto, "così tra quattro o cinque anni potete divorziare".
Il primo cittadino si è infine soffermato su un passaggio dell'articolo 144 del codice civile, dove gli è sembrato di scorgere un refuso. Alla fine, col potere conferitogli dallo Stato, il sindaco Sgarbi ha dichiarato marito e moglie Antonio ed Elena con i quali si è fatto allegramente fotografare. "Abbiamo votato per Sgarbi - ha detto orgogliosamente lo sposo -, ha una ragione in più per non deluderci".

Ieri, inoltre, per il sindaco Sgarbi è stato pure il giorno in cui ha giurato davanti al Consiglio comunale. Alla fine ha propalato il suo discorso intrettenendo i i presenti con vari argomenti: "La mafia? Va combattuta mortificandola e sfottendola, senza paura, come fa Oliviero Toscani. A Salemi, dove sono nati due cugini mafiosi (il riferimento è agli esattori Nino e Ignazio Salvo, ndr), la nostra presenza vale più di vent'anni d'antimafia: siamo qui per sdoganare questo territorio dalla vera mafia, cioè da queste insopportabili pale eoliche che stuprano il territorio". Poi ha aggiunto che "come ha ben spiegato Giuseppe Alessi, primo presidente della Regione siciliana, la mafia non nasce come elemento negativo ma come reazione allo straniero, all'invasore. Non siamo calati dal Nord per guarire questa terra, come hanno fatto prima Garibaldi e poi Giancarlo Caselli, anche perché andando in giro non ho visto criminali né tracce dei cugini Salvo".
Quindi ha parlato di ciò che più gli dovrebbe stare caro, ossia la cultura: "Ho sentito il figlio di Salvatore Quasimodo, Alessandro, che mi ha proposto di ricordare qui a Salemi l'anniversario della morte di suo padre. Sono ben felice di farlo perché Quasimodo ha vinto il premio Nobel per la letteratura in quanto era un grande poeta e non come Dario Fo che l'ha ricevuto solo per motivazioni politiche".
Infine la parola è andata all'amico e oggi collega Oliviero Toscani, assessore alla Creatività: "Destra e sinistra sono due categorie che vengono tirate in ballo soltanto quando servono. In un altro tempo mi sarei detto di sinistra, ma anche negli anni '60 preferivo andare nei luoghi dove si usavano i jeans, negli Stati Uniti, piuttosto che come certi miei amici degli anni '60 che se ne andarono in Russia. Penso che sia a destra che a sinistra tutti quelli che hanno perso una volta debbano mettersi da parte e andare via. Sia Berlusconi che Veltroni hanno già perso almeno una volta, non capisco cosa ci stiano a fare ancora lì"

L'esordio da sindaco con Toscani per celebrare un matrimonio: è come l'ergastolo
CICLONE SGARBI A SALEMI, BOOM IMMOBILIARE E BIGLIETTI AMOROSI

di Felice Cavallaro (Corriere.it, 18 luglio 2008)

Se c'è una cosa che in Vittorio Sgarbi provoca una urticante allergia, si sa, è il «matrimonio». Eppure, l'estroso condottiero di tante battaglie, spesso perse, comincia la carriera di sindaco a Salemi celebrando le nozze di due giovani che si giurano fedeltà eterna. Come l'officiante non riuscirebbe mai a fare, mentre in un sussulto di orrore recita il codice ed evoca a malincuore «l'obbligo reciproco alla fedeltà». Gli occhiali incollati al ciuffo gli volano sul naso mentre storce ogni muscolo e si giustifica davanti alla coppia disorientata: «Cambierei il testo, ma non si può...».
Auguri e figli maschi, echeggiano tante voci nel chiostro di Sant'Agostino affollato anche dai neo assessori eccellenti, da Peter Glidewell a Oliviero Toscani. Auguri agli sposi e alla giunta di Sgarbi. Anche se, accennando al rischio di gravidanze più o meno volute, sussurri e vocii serpeggiano civettuoli nella piazza di questa roccaforte garibaldina dove il mattatore con la fascia tricolore diventa ambito oggetto di attenzioni per tante gentil signore. Proprio come succede fra i protagonisti brancatiani di quella letteratura che non solo sotto l'Etna sprigiona energie vulcaniche ed elettrizza l'atmosfera sonnolenta di una provincia dimenticata.

Arriva Sgarbi e si sveglia proprio tutto. Si va in prima pagina, si parla di «Salemi capitale», le telecamere zoomano sul centro storico e, dove i «vendesi» ammuffivano, arrivano clienti interessati al quartiere arabo e a quello ebraico. Arriva lui è s'accendono i riflettori con i big per le strade, il municipio come palcoscenico, la Parietti o Lucio Dalla a passeggio per piazza Castello. Con i ragazzi che attendono i nuovi arrivi, da Philippe Daverio a Alain Elkann, chiedendo autografi al resto della compagnia. Tutti invitati a pranzi e cene, con dame pronte a spalancare dimore e bagli, a sventagliare parmigiane e caponate, sformati e involtini, gelsi e fichi. Perché a mobilitarsi non è solo il codazzo di consiglieri comunali, assessori, intellettuali e consulenti. Ma anche ragazze e signore non sempre giovanissime, interessate alla prima fila, a sgomitare, a strappare uno sguardo, un ammiccamento, un'intesa.
E lui sta al gioco, senza strapparsi il cliché di viveur. Puntando a vista perfino la testimone della sposa, un'altra bella ragazza col fidanzato minacciato: «Sbrigati a sposarla, così fra tre anni, quando vi separate, la restituisci alla libertà». Poi torna agli sposi con un altro «orrore»: «L'obbligo alla coabitazione». Commento a chiosa: «Cercate almeno di avere molte case». E sconvolge il vescovo di Mazara, monsignor Mogavero, facendolo sorridere e rabbrividire: «Il matrimonio è un ergastolo». L'ironia non manca, ma senza negare abbracci e strette, non sempre innocenti. Anche davanti a mariti inquieti. In qualche caso, solo vaghi sospetti. Consolidati però dal cemento di inarrestabili chiacchiere paesane. Quelle che diventano leggenda e assurgono a verità assoluta anche se tutti hanno sentito dire e non visto direttamente.

L'hanno eletto col 61 per cento, candida Salemi a «città del dialogo tra le religioni», gioca con le parole, fonda l'associazione «Matti per Salemi» chiedendo a Cossiga di presiederla, giura di aver sdoganato la mafia e ieri sera ha partorito la «Commissione su racket e usura» affidandola a Paolo Bocedi, l'imprenditore di Saronno che nel 1991 fece arrestare e condannare i suoi estorsori.
Eppure, nonostante sto popò di roba, prevale quel cliché di cui il personaggio si bea, da compiaciuto narcisista. E allora cene, aperitivi, digestivi, meeting pre e post elettorali diventano occasioni per conoscersi sempre meglio. Fino al presunto spasimo della farmacista che si sarebbe invaghita, seppur separata e risposata. Insidiata però da altre concorrenti, stando al gossip sulla casalinga fulminata, sull'avvocatessa in carriera, sulla restauratrice affabile, sull'architetta che gli proporrebbe progetti, fino alla ben messa moglie del medico, incurante del consorte, quando nella villa di Fontana Bianca, fra cento ospiti impegnati in assaggini, vini, formaggi e leccornie, stava per scivolare un po' troppo vicino alla meta. Stoppata, tra fiaccole ormai tremanti, da un'altra signora sfacciata che avrebbe offerto al sindaco mattatore compagnia per la notte. Top secret sul resto e su piccanti missive che gli impiegati trovano al municipio firmate con l'impronta del rossetto.

 

 

 

 

 

 

 

 

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18 luglio 2008
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