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Il ricordo di Giovanni Falcone continuerà a vivere anche nella fiction che andrà in onda su Rai Uno il primo e il 2 ottobre

26 settembre 2006

Sembra proprio non possa trovare pace il ricordo e la figura del giudice Giovanni Falcone. Così come venne ostacolato in vita, la forza immensa della sua figura continua a creare fastidi a chi non ha la coscienza pulita, e ancora oggi si tenta di ostacolare chi vuole mantenere vivo il suo ricordo.
Sembra proprio così, che il suo ricordo e quello del suo amico e collaboratore Paolo Borsellino sia ancora scomodo, ed è questa una ragione in più per difenderlo a tutti i costi.

E sono tanti i film, le fiction, i documentari che a loro sono stati dedicati e che puntualmente hanno fatto nascere malumori sospetti. L'ultimo il film per la tv in due puntate, prodotto dalla Palomar per Raifiction, intitolato e dedicato alla vita di magistrato e di uomo di Giovanni Falcone, che dovrebbe andare in onda il 1°e il 2 ottobre su Rai Uno, con Massimo Dapporto ed Elena Sofia Ricci protagonisti, per la regia dei fratelli Antonio e Andrea Frazzi. Dovrebbe, appunto, ma il condizionale è d'obbligo: c'è infatti una causa in corso e la fiction potrebbe non essere mai trasmessa.
All'origine della disputa legale c'è il ricorso presentato una decina di giorni fa con procedura d'urgenza (art.700) da un magistrato, Vincenzo Geraci, ex collega a Palermo di Giovanni Falcone e da molti anni residente a Roma. Vincenzo Geraci ha chiesto il blocco del film, a suo avviso denigratorio nei suoi confronti: si sente infatti diffamato da un personaggio, il giudice Rosario Lo Monaco (figura inventata ed interpretata da Carlo Cartier) antagonista di Falcone nella fiction, in cui egli si riconoscerebbe. Nel suo ricorso, Geraci sottolinea come nella fiction questo Lo Monaco risulti in rapporti ''di intimità col caudatario della mafia on. Salvo Lima''; ''viene ritenuto da Falcone (che ciò rivela a Borsellino) colui che, dall'interno del palazzo di giustizia, ha informato i famigerati Salvo delle intenzioni investigative coltivate nei loro confronti da Chinnici''; ''suscita la costante diffidenza di Falcone'' e via di questo passo. ''Come è facile comprendere - si legge più avanti nel ricorso - la fiction in questione disegna del Cons. Geraci un profilo criminale la cui gravità è pari soltanto alla temerarietà dell'invenzione su cui poggia''.

Il produttore della fiction, Carlo Degli Esposti, ha prontamente replicato alle affermazioni di Geraci: 
''Aspetto con fiducia la decisione del Tribunale. La correttezza della mia casa di produzione Palomar è fuori discussione, basta ricordare le nostre precedenti fiction su Perlasca, Cefalonia, Bartali, Montalbano, solo per citarne alcune. Spero vivamente che la sentenza non blocchi questo lavoro, in cui abbiamo voluto ricostruire la vera avventura umana di un grande uomo, soprattutto un uomo scomodo e pericoloso per la criminalità''.
Il film realizzato in dieci settimane di riprese tra Palermo, Roma e New York, aveva già sollevato polemiche nei mesi scorsi quando, in occasione dell'anniversario della strage di Capaci (13 maggio 1992), era stato presentato in anteprima nell'aula bunker di Palermo. Spiegano i responsabili della produzione: ''E' stato allora che qualcuno, presente alla proiezione, avrebbe riferito al giudice Geraci che Lo Monaco, personaggio di fantasia che sintetizza tutti gli antagonisti di Falcone, lo riguarderebbe da vicino, in qualche modo gli somiglierebbe. In base a ciò, Geraci si è mosso legalmente col suo avvocato, Claudio di Pietropaolo, chiedendo che il personaggio venisse tagliato dalla fiction oppure che venisse bloccata la fiction medesima''.
Sempre in quei giorni, mentre la Rai stava decidendo la data di messa in onda del tv-movie, si parlò anche di un rinvio motivato dal fatto che la sorella del giudice Borsellino, altro personaggio fondamentale per la storia di Falcone, era candidata alle elezioni in Sicilia. In seguito al ricorso di Geraci, il tribunale di Roma - nella persona del giudice Franca Mangano - ha disposto una visione privata del film per verificare l'esistenza o meno di elementi diffamatori nei confronti dell'interessato. Venerdì scorso si è svolta l'udienza in cui la Rai e la Palomar hanno controbattuto alle accuse, affermando tra l'altro che ''non si può negare libertà di invenzione agli sceneggiatori ed ai registi, e che comunque non sussistono elementi che possano collegare Geraci al personaggio di Lo Monaco''.
La sentenza, attesa per sabato mattina, è stata depositata ieri: la fiction ''Giovanni Falcone'' andrà regolarmente in onda su Raiuno domenica 1 ottobre e lunedì 2 ottobre. Il giudice del tribunale di Roma ha infatti respinto la domanda cautelare di sospensione della messa in onda che era stata avanzata dal magistrato Vincenzo Geraci.
A dare notizia del ''no'' del tribunale di Roma a Geraci è stato il direttore di Rai Fiction, Agostino Saccà, mentre era in corso la conferenza stampa di presentazione del programma. ''Mi pare - ha detto Saccà - che la straordinaria verità del nostro racconto ha avuto una ulteriore conferma''. In precedenza lo stesso Saccà, in attesa di avere notizie dal tribunale, aveva auspicato che il ricorso venisse respinto perché diversamente ''Falcone rischierebbe di essere ucciso una seconda volta''.

La fiction ''Giovanni Falcone'' è il primo sceneggiato interamente dedicato al giudice palermitano. Ispirata al libro ''Storia di Giovanni Falcone'' di Francesco La Licata (Feltrinelli) la sceneggiatura firmata da Pietro Calderoni e Gualtiero Rosella, è un'epopea del magistrato dal suo arrivo a Palermo al tragico epilogo. Nel cast anche Emilio Solfrizzi nel ruolo di Borsellino. Il racconto parte con un flashback nel 1980 quando, in seguito all'omicidio del capitano Emanuele Basile, il giudice Chinnici (Domenico Chiaramida) convoca Falcone per affidargli le indagini sul traffico di droga tra Sicilia e Usa. Da qui inizia il difficile percorso del magistrato e, parallelamente, la sua storia d'amore con Francesca Morvillo (interpretata da Elena Sofia Ricci), che morirà accanto a lui nel maggio 1992. Un percorso di successi contro la criminalità organizzata, ma anche di ansie e di paure per sé, che si sentiva ormai condannato a morte e per i suoi affetti più cari.

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26 settembre 2006
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