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Il vademecum del Corpo Foreste dello Stato per fermare lo scempio di Abeti

L'albero deve provenire da un vivaio e avere un certificato di provenienza che ne specifichi il luogo d'origine

12 dicembre 2003
Il Natale è alle porte ed è  tempo che gli italiani preparino l'albero. Un Natale senza non è neppure degno di essere chiamato tale. Escludendo subito l' alberello sintetico ci si orienta invece, per un albero vero e non ci si accontenta di un Corbezzolo, un Leccio o un Agrifoglio, ottime alternative consigliate dal Corpo Foreste dello Stato, ma si punta al tanto ambito Abete. Il problema è che la corsa all'Abete fa molto male all'ambiente e ogni anno si producono danni incalcolabili alle foreste nazionali. Il Corpo Foreste dello Stato, per evitare l'ennesimo scempio, ha diffuso una sorta di vademecum per l'acquisto, la conservazione e l'eventuale recupero della pianta.

Poche, ma preziose regole d'oro che eviteranno il disboscamento di intere aree. Gli alberi dovranno avere il certificato di provenienza dal vivaio autorizzato. L' invito è quello di comprare l'albero in un vivaio, perchè solo così si può essere sicuri di utilizzare piante provenienti da una normale attività agricola di tipo vivaistico, che occupa stagionalmente oltre mille aziende agricole per oltre 10.000 addetti. Il certificato di provenienza degli abeti inoltre, eviterà l'inquinamento genetico dei boschi con specie 'aliene' come la Normandiana, dai rami che sembrano ricoperti di neve. L'effetto decorativo è ottimo ma la pianta non ha nulla a che vedere con le nostre varietà nostrane. Il Corpo Foreste dello Stato, da anni, contrasta il fenomeno degli abeti abusivi con attenti controlli. Le piante che provengono dai vivai, sono sicure perché sono piante con zolla e radici.

Per quanto riguarda i 'cimali', gli abeti senza radici sostenuti dalla classica croce di legno, attenzione al fatto che siano il frutto di diradamenti forestali autorizzati. Ma se la presenza del certificato di provenienza rilasciato dal vivaio consente di lasciare intatte le piante selvatiche, non riesce a salvaguardarle dallo stress degli addobbi natalizi. Temperature elevate, terricci inadatti e aria secca a causa della presenza dei termosifoni possono rovinare definitivamente una pianta. Quindi meglio evitare, per gli addobbi, sostanze che intaccano la superficie dei rami e delle foglie come la neve artificiale e le bombolette d'oro e d' argento e le radici della pianta devono essere costantemente umide durante il periodo di permanenza in casa.  Nel vademecum del Corpo Foreste dello Stato ci sono regole anche per il dopo Natale. Bisogna far attenzione a come si ripiantano gli alberi nei nostri giardini. Bisogna prima di tutto individuare con precisione la specie della pianta visto che molti abeti, soprattutto i più economici, vengono importati dal nord e dall'est dell'Europa. In ogni caso ripiantarli è sempre un'operazione a rischio di fallimento.

Il 90% degli alberi di Natale infatti, non riesce a sopravvivere dopo le feste a causa di condizioni climatiche inappropriate per la specie. Gli abeti hanno bisogno di una determinata altitudine, oltre i 1000 metri e di zone fitoclimatiche particolari: piantarli nel giardino di casa o sul terrazzo potrebbe provocare un'inutile sofferenza a queste piante già stressate dal caldo, dagli addobbi e dalla mancanza di luce. Inoltre l'operazione potrebbe provocare una sorta di inquinamento genetico danneggiando le specie autoctone. Sarebbe meglio scegliere specie che si adattano più facilmente  al clima cittadino e a quello delle pianure. Si potrebbe optare per gli agrumi, i lecci, i corbezzoli e gli agrifogli. In molti comuni, del nord o delle aree montuose, dopo le feste si organizza il recupero delle piante ma l'effettivo recupero è molto difficile, in quanto le piante molto spesso muoiono durante le feste per le condizioni di disagio nelle quali versano. Difficile anche l'individuazione delle aree idonee per la forestazione che i comuni mettono a disposizione. Degli alberi ormai morti viene utilizzato il legno, mentre le piante sopravvissute vengono trasportate in luoghi idonei al loro attecchimento.

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12 dicembre 2003
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