In Sicilia sbagliate migliaia di domande per il buono scuola
Pagamenti dal 21 novembre. Una parte delle richieste errate potrà essere ''sanata''
Ma va detto che in entrambi i casi le domande che otterranno il finanziamento non sono più del venti per cento, tutte le altre sono incappate in errori che ne hanno bloccato l’approvazione.
I primi contributi. "Entro il prossimo 21 novembre - spiega Costanza Di Carlo, direttrice dell’Ufficio per il buono scuola - emetteremo i primi mandati di pagamento per le famiglie delle sei province minori, che poi riceveranno i soldi entro un paio di settimane. Dobbiamo solo stabilire se inviare per posta l’assegno o la comunicazione dell’attribuzione dei fondi con cui poi ci si potrà recare in banca e ottenere i soldi".
Il nuovo rinvio. Il pagamento era previsto per fine settembre ma le 90 mila domande pervenute hanno reso difficile la redazione delle graduatorie. Problemi che non è stato possibile risolvere del tutto per le province di Palermo, Messina e Catania. "Per queste tre - prosegue la Di Carlo - c’è ancora del lavoro da fare, non so se riusciremo ad assegnare i soldi entro il 21 novembre. Altrimenti si dovrà necessariamente attendere il prossimo mese di gennaio". Il 21 novembre è infatti l’ultimo giorno utile per impegnare somme del bilancio del 2003.
Decine di migliaia di domande bocciate. Ciò che emerso fino ad ora è che la maggior parte delle domande pervenute non è stata compilata correttamente. "Alcuni errori sono davvero grossolani - spiega la Di Carlo - e non si è potuto far altro che bocciare la pratica. In altri casi sono state commesse imprecisioni o si è dimenticato qualcosa, e allora si è deciso di consentire l’integrazione delle pratiche. Direi che il 20 per cento delle domande non è recuperabile. Per un 40 per cento invece si può rimediare, ma dovremo scrivere alle famiglie e invitarle a inviarci i documenti mancanti: ciò significa che in questi casi il pagamento slitta almeno a gennaio".
Gli errori più comuni. Un buon venti per cento delle famiglie non ha allegato né la dichiarazione dei redditi (730, 740 o Cud) nè i certificati delle spese sostenute per l’iscrizione dei figli nelle scuole private, oppure ha indicato un reddito incredibilmente elevato: "In tutti questi casi la domanda è stata rigettata" precisa la Di Carlo. Ci sono poi varie dimenticanze: "Molte domande - conclude la Di Carlo - non erano firmate dagli interessati, in altre non erano allegati i documenti che certificano l’iscrizione e la frequenza dei figli a scuola. Oppure c’è chi ha allegato al posto della dichiarazione dei redditi il modello Isee, che era invece necessario per un altro tipo di contributo, l’una tantum, da richiedere a un altro ufficio. In questi casi però consentiremo la correzione".
Fonte: GdS