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In uno studio della Cisl le trasformazioni del fenomeno migratorio

04 luglio 2002
Com'è cambiato il fenomeno migratorio dalla Sicilia verso il Nord e i paesi esteri?.

Semplice: da un Sud, disastrato e senza speranza, prima migravano verso il Nord, ricco e operoso, le braccia: oggi, invece, migrano i "cervelli".

O, più semplicemente ragazzi e ragazze appena laureati o diplomati, che non hanno mai più di trent'anni e che "scappano" da una terra che brucia speranze come i roghi di agosto.

Lo dice uno studio presentato qualche settimana fa dalla Cisl: solo nell'ultimo anno sono partiti dalla Sicilia in 40 mila tra laureati e diplomati per andare a lavorare altrove.

I siciliani che lasciano l'isola hanno mete tradizionali, quelle classiche dell'emigrazione operaia; lavorano a Milano, Torino, tanti nel NordEst, davvero pochi all'estero.

Gran parte di loro sono medici, docenti, ricercatori, ingegneri, tecnici specializzati.

Di loro si sa che il 35 per cento ha il diploma di scuola superiore, poco meno del 5 per cento la laurea.
Questi ultimi sono il pezzo pregiato che va, e che in molti casi non torna: i giovani che si laureano alla Bocconi di Milano o alla Luiss non tornano affatto.

È una fetta del popolo siciliano votato alla nuova migrazione che colpisce soprattutto Palermo (6 mila emigrati lo scorso anno) ma anche Agrigento, Caltanissetta ed Enna.

Ma dove vanno i "cervelli" in fuga e per far cosa.
L'argomento è ormai al centro di analisi e studi specializzati perché capirlo potrebbe servire a trovare i rimedi.
Oltre alla Cisl, se ne sta occupando l'Università di Palermo che ha avviato un monitoraggio per costruire la prima banca dati sull'offerta di lavoro postlaurea.

Una particolare concentrazione pare ci sia nelle grandi aeree metropolitane come Milano e Torino e in Emilia a Bologna.
Questo vale per chi trasferisce la proprio residenza. Sono ingegneri, ma anche medici e docenti.

Poi c'è la migrazione mordi e fuggi che interessa soprattutto gli edili e i tecnici specializzati, che si spostano soprattutto verso il NordEst per appalti e lavori temporanei.

Quindi ci sono - ma la percentuale è assai bassa - coloro che valicano i confini. Ingegneri e tecnici, soprattutto. Si spostano per costruire impianti, centrali, raffinerie e vanno in Olanda, Russia, Germania.
 
Chi fermerà ora i cervelli in fuga? 

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04 luglio 2002
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