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L'amore intenso di Zonin per la Sicilia, lo si può gustare nei suoi grandi vini insulari

L'azienda vicentina continua ad espandersi in territorio siciliano

13 gennaio 2004
La Zonin, nota azienda vinicola vicentina a carattere nazionale, ha deciso da diversi anni di puntare sulla Sicilia. L'azienda che possiede 2 mila ettari di vigneto in tutt'Italia, 140 dei quali acquistati sei anni fa in Sicilia  e precisamente sulle colline di Butera, in provincia di Caltanissetta, ha deciso di espandersi nell'isola. Il feudo "Principi di Butera" che è appartenuto, in passato, alla nobile famiglia dei Branciforti e dei Lanza di Scalea  sarà così incrementata di circa 50 ettari.

Comunque, stando quello che dice la famiglia Zonin, che produce vini da sette generazioni, ciò che interessa veramente è non tanto l'estensione delle tenute ma la filosofia del produrre il vino. Da qui, dal 1997, la decisione di affidare la supervisione tecnica delle cantine a Franco Giacosa, enologo di fama internazionale, di origini piemontesi ma ormai residente in Sicilia. Negli anni '80 Giacosa intuì le potenzialità del nero D'Avola, ai tempi  prodotto ed esportato come vino da taglio e introdusse l'uso della barrique, un contenitore in legno di rovere di 225 litri. Il tempo di stagionatura e la tostatura del legno influiscono sulla diversità di cessione di elementi aromatici.conferendo al vino un aroma particolare. ''Era il 1982 - racconta Giacosa - e alla Corvo immaginammo un grande vino. E così come era avvenuto per il barolo in Piemonte e per molti vini toscani come il Brunello di Montalcino, introducemmo la barrique. Nacque il ''Duca Enrico'', oggi forse uno dei migliori Nero d' Avola al mondo''. Il settore vinicolo siciliano non ha segreti per l'enologo e la sua attività oggi, è volta soprattutto a migliorare la qualità  e lo stile dei vini individuando una "ricetta internazionale" che possa essere utilizzata in tutte le regioni d'Italia.

Dai cosidetti vinetti degli anni '70, abbastanza piccoli, si è passati a vini esagerati molto colorati e forse un pò troppo impegnativi. Bisogna trovare un equilibrio dato che non piacciono più i vini di grande competizione. Per ottenere ciò il segreto consiste nel "curare bene la vigna equilibrando le uve, applicare una enologia semplice che rispetti in maniera maniacale l'uva ed estragga la parte buona dell'acino. E poi un garbato uso del legno...''.

Così nascono i vini di qualità, quelli che poi vengono apprezzati dal pubblico e magari premiati come è successo ai vini Triskelè vendemmia 2000, della Duca di Salaparuta, e Marsala Vergine Baglio Florio vendemmia 1990, della Florio.
L'associazione Italiana Sommelier, nella selezione per la nuova edizione della guida "Duemilavini" ha assegnato i Cinque Grappoli 2004, massimo riconoscimento ai due vini siciliani. Il premio viene assegnato ogni anno dall' associazione dei sommelier e rappresenta ''un indiscutibile successo per l'azienda che gestisce i tre marchi storici Corvo, Duca di Salaparuta e Florio, e che vede così gratificato l' impegno quotidiano per il miglioramento della qualità dei suoi prodotti''. Il Triskelè è un rosso di grande carattere, nato dall'accostamento di Nero d' Avola, cabernet sauvignon e merlot maturato per dodici mesi in barriques di rovere prima di essere affinato in vetro per almeno otto mesi. Il Marsala Vergine Baglio Florio invece, è un grande vino dal sapore intenso e persistente che deriva dal lungo invecchiamento che dura circa 13 anni in botti di rovere. Alla  sua produzione vengono destinate solo speciali annate.

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13 gennaio 2004
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