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L'anno in cui chiudevano i negozi...

Il 2009 è stato un vero e proprio 'anno horribilus' per negozi, bar, ristoranti, supermercati, etc.

31 dicembre 2009

Il 2009 sarà ricordato come un anno terribile per le piccole imprese italiane. "Nei primi nove mesi del 2009 più di 50mila esercizi al dettaglio hanno chiuso i battenti a causa della crisi. E a fine anno si prevede un saldo negativo tra aperture e chiusure di circa 20mila unità". Questo l'allarme lanciato nel mese di novembre da Confcommercio.
Tra i motivi della crisi - spiegava l'associazione dei commercianti - l’aumento dei costi a carico delle imprese e la debolezza di lungo periodo dei consumi delle famiglie. Si tratta di un fenomeno iniziato nel 2005, con un saldo negativo di circa 3.300 imprese, e poi letteralmente "esploso" negli anni seguenti (-11.456 nel 2006, -20.157 nel 2007, -22.343 nel 2008).
"Tra il 2000 ed il 2008, i consumi pro-capite sono cresciuti in media di appena lo 0,5% all'anno, mentre ormai le spese obbligate - affitti, luce, gas, acqua e quant'altro - assorbono quasi il 40% della spesa complessiva. Il tutto con una pressione fiscale complessiva inchiodata intorno al 43%" spiegava il presidente di Confcommercio, Carlo Sangalli. "Non solo, tra il 2002 ed il 2008, gli esercizi alimentari specializzati si sono ridotti di 13 mila punti vendita, ma oggi le vendite dei prodotti alimentari soffrono anche nella grande distribuzione".

Il record siciliano - In questo anno ormai concluso la Sicilia è riuscita ad ottenere un primo posto in una graduatoria. Purtroppo non è delle più onorevoli. L'Isola è la regione italiana che nel 2009 ha perso più negozi. Sono 2401 le attività che mancano all'appello, quasi a voler sottolineare, una volta di più, la crisi imperante degli ultimi dodici mesi. Il particolare podio è completato da Lombardia (-1773 negozi) e Puglia (-1248).

Anno horribilus anche per i pubblici esercizi: per la prima volta, infatti, il numero di imprese cessate nei 12 mesi supererà quello delle iscritte. Da gennaio a settembre, il saldo negativo è stato di 634 tra bar e ristoranti "e questo trend non solo verrà confermato, ma probabilmente con numeri ancora più negativi". Questa la previsione fatta lo scorso novembre da Edi Sommariva, direttore generale di Fipe-Confcommercio, la Federazione dei pubblici esercizi, dopo aver tracciato il bilancio dei primi nove mesi dell'anno tra natalità e mortalità delle imprese, segno di una crisi che non accenna certo ad allentare.
"E' un dato 'storico' per i pubblici esercizi - segnalava Sommariva - perché mai si era registrato un bilancio con il segno meno su un arco temporale di quasi un anno, il che dimostra come i deboli segnali di ripresa non trovino riscontro nella realtà delle imprese che vivono di consumi interni".
Da gennaio a settembre sono state iscritte 15.738 imprese, mentre ne sono cessate 16.372. A chiudere sono soprattutto i 'piccoli' con meno di 5 addetti e le realtà a conduzione familiare nei piccoli centri italiani, mentre il 40% delle nuove aperture è dovuto agli immigrati nelle grandi città.
I dati peggiori si sono registrati al Nord, e in particolare in Emilia Romagna (-189). Al Centro è andato male soprattutto il Lazio (-158), mentre al Sud la Sicilia (-216). Soltanto in sei delle 20 Regioni, in prevalenza meridionali, il dato è positivo, in particolare in Molise (+10), Campania (+266), Puglia (+3), Basilicata (+4), Calabria (+88) e Sardegna (+14).
La maggior parte dei locali che hanno chiuso i battenti sono quelli di fascia media che rappresentano il 70% delle imprese del settore, 175 mila circa su un totale di 250 mila.

[Informazioni tratte da Adnkronos/Ing, Repubblica.it, Ansa.it]

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31 dicembre 2009
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